Pro memoria di un anziano leader

Pubblicato il 24 marzo 2018, da Politica Italiana

Giorgio Napolitano è un uomo ormai molto anziano, che ha attraversato la storia politica della seconda metà del novecento. Ma ancora molto lucido ed abbiamo molto da imparare dal suo pensiero. Il saluto di apertura per la prima seduta del Senato è molto più di un saluto di circostanza, ma una lettura profonda del voto e delle sue implicazioni. Da leggere, di fronte anche all’ormai evidente accordo tra Lega e M5S che del resto avevo previsto fin dalle prime ore dopo il voto…

*PRESIDENTE. (Si leva in piedi). Onorevoli senatrici e senatori, il mio più cordiale saluto e augurio a voi tutti che sedete in quest’Aula, con speciale, affettuosa attenzione a quanti vi entrano per la prima volta; a tutti voi che sedete qui, grazie al consenso e alla fiducia dei cittadini elettori, qualunque sia la forza politica che ciascuno è stato chiamato a rappresentare.

Questa XVIII legislatura nasce da un’ampia e appassionata partecipazione elettorale e il nostro punto di riferimento non possono dunque essere oggi che le espressioni della volontà popolare che ne sono chiaramente scaturite.

Il voto del 4 marzo ha rispecchiato un forte mutamento nei rapporti tra gli italiani e la politica, quale si era venuta caratterizzando da non pochi anni a questa parte. Si è trattato di un voto che non solo ha travolto certezze e aspettative di forze politiche radicate da tempo nell’assetto istituzionale e di Governo del Paese. Esso ha messo in questione tradizioni, visioni e sensibilità che erano a lungo prevalse. Gli elettori hanno premiato straordinariamente le formazioni politiche che hanno espresso le posizioni di più radicale contestazione, di vera e propria rottura rispetto al passato.

La contestazione è scaturita da forti motivi sociali: disuguaglianze, ingiustizie, impoverimenti e arretramenti nella condizione di vasti ceti comprendenti famiglie del popolo e della classe media. In modo particolare, ha pesato il senso di un cronico, intollerabile squilibrio tra Nord e Sud, tale da generare una dilagante ribellione nelle Regioni meridionali, così come si è espressa nel voto.

Sono stati condannati in blocco, anche per i troppi esempi da essi dati di clientelismo e corruzione, i circoli dirigenti e i gruppi da tempo stancamente governanti in quelle Regioni. Queste reazioni hanno mostrato quanto poco avesse convinto l’autoesaltazione dei risultati ottenuti negli ultimi anni da Governi e da partiti di maggioranza.

In termini politici generali, ha contato molto nelle scelte degli elettori il fatto che i cittadini abbiano sentito i vecchi partiti, i partiti tradizionali, lontani e chiusi rispetto alle sofferte vicende personali di tanti e a diffusi sentimenti di insicurezza e di allarme.

Tutto ciò va messo in relazione con il tempo che stiamo vivendo: è il tempo della globalizzazione, dell’instabilità e della crisi generale della politica nei Paesi dell’Occidente; è il tempo di incessanti, sconvolgenti cambiamenti negli equilibri mondiali; cambiamenti sempre più difficili da padroneggiare. Da qui, l’inquietudine che è dilagata tra gli italiani.

Sulla scena politica nazionale il voto del 4 marzo ha determinato un netto spartiacque a inequivocabile vantaggio dei movimenti e delle coalizioni che hanno compiuto un balzo in avanti clamoroso nel consenso degli elettori e che quindi, di fatto, sono oggi candidati a governare il Paese. In pari tempo, il partito che nella scorsa legislatura aveva guidato tre esecutivi ha subìto una drastica sconfitta ed è stato respinto all’opposizione. Difficoltà peraltro nascono dal dato obiettivo che nessuna delle forze premiate dagli elettori ha conquistato la maggioranza assoluta dei seggi nelle due Camere.

Occorre comunque corrispondere alle scelte del corpo elettorale e delineare la strada per il prossimo futuro del Paese. Alcuni elementi possono concorrere ad allargare l’orizzonte. Si tratta in sostanza di far leva sull’interesse generale dell’Italia. Esso poggia innanzitutto sul senso, che non può mancare, di un comune destino italiano ed europeo. Per quanto, anche a questo proposito, nulla può più darsi per irreversibile o scontato. Infatti, per una larga parte degli elettori, l’Europa è apparsa più come un insieme di costrizioni che come un insieme di idealità e di opportunità. È apparsa segnata da divisioni e incertezze dinanzi all’ondata dei richiedenti asilo e al tema dell’immigrazione, ma tutto ciò non toglie che l’Europa resti il solo ancoraggio per un’Italia che voglia contare nel mondo globale. Con le Istituzioni europee, le nuove forze di Governo e di opposizione italiane avranno da discutere e far valere le loro proposte circa gli indirizzi da seguire, già fra breve in Europa. Ma nel quadro imprescindibile di rapporti anche giuridici e di interessi internazionali rispetto a cui nessuno può pensare di ripartire da zero, anche perché all’integrazione europea si debbono conquiste che nel nostro sentimento più profondo ci appartengono e che nessuno di noi può, a cuor leggero, lasciare che si dissolvano. Conquiste di pace, di sviluppo economico e qualità sociale, di diritti civili; conquiste oggi purtroppo esposte a rischi estremi, non esclusa la stessa basilare conquista della pace.

Fare i conti con queste incognite e complessità è indubbiamente interesse generale dell’Italia, condivisibile da quanti rappresentano, pur da opposte sponde, l’Italia nel nuovo Parlamento.

Aggiungo che, nell’ulteriore sviluppo del confronto politico istituzionale sulla base del voto del 4 marzo, bene comune da garantire al Paese – chiunque sia chiamato a governare – è la non violenza. Occorre scongiurare la violenza in tutte le sue motivazioni e le sue forme. Sappiamo dove possono condurre le spirali di violenza. Non dimentichiamo gli anni Settanta. Abbiamo appena ricordato l’anniversario della strage di via Fani e quindi del rapimento e della tormentosa prigionia di Aldo Moro, fino alla sua barbara uccisione. Ci resta e ci è caro il lascito prezioso della sua riflessione autocritica, del suo messaggio di libertà e di dialogo.

Il confronto politico va egualmente liberato anche da qualsiasi nostalgia o indulgenza verso il regime della violenza che con il fascismo ha dominato per vent’anni l’Italia.

Infine è da considerarsi meritorio e importante il fatto che le forze pronte a governare il Paese sulla base del consenso degli elettori abbiano dichiarato di volersi assumere le proprie responsabilità, nel senso di evitare qualsiasi deriva distruttiva per il Paese. Di certo per aprire, nell’attuale scenario, nuove prospettive al Paese sono insieme essenziali il rispetto della volontà popolare e il rispetto delle prerogative del Presidente della Repubblica al quale rivolgo, a nome di voi tutti, l’espressione calorosa della nostra stima e fiducia. (Generali applausi).

Onorevoli senatrici e senatori, all’ordine del giorno in questa legislatura si pone, impegnativamente per tutti, il tema del rendere più partecipata ed efficiente, attraverso tutti i canali di riforma percorribili, la nostra democrazia.

La prima riforma ormai acquisita è quella, davvero rilevante, del Regolamento del nostro stesso Senato perché la nostra, non possiamo dimenticarlo, è una democrazia rappresentativa nei suoi fondamenti ideali e funzionali, cui corrisponde una forma parlamentare di Governo. Questa fu, e rimane, la scelta meditata dell’Assemblea costituente. Nostro dovere è irrobustire quella scelta che non presenta nessuna sostenibile alternativa.

Nel solco ideale della Costituzione repubblicana, cari onorevoli senatrici e senatori, ogni evoluzione e trasformazione sollecitata dalla più ampia espressione della volontà popolare, può essere messa validamente alla prova.

Grazie per l’attenzione. (Generali applausi).

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