Quel che resta della democrazia

Pubblicato il 23 marzo 2018, da Politica Italiana

Mentre i due “vincitori” si stanno dedicando all’impresa finora molto disprezzata a parole di spartirsi i posti di vertice delle assemblee parlamentari dimostrando tutta la fragilità e gli equivoci di presunti vincitori e noi del PD aspettiamo leccandoci le ferite, mi auguro con qualche costrutto, si potrebbe fare qualche riflessione sui molti sintomi della crisi dei processi democratici come li abbiamo fin qui conosciuti.

Non è solo il diffondersi di regimi autoritari che trovano comunque la loro base di consenso su elezioni, non proprio libere ma neppure interamente manipolate. Dopo la Turchia la Russia con un impressionante plebiscito a Putin che non si può spiegare solo con il totale controllo dei mezzi di comunicazione e la repressione attenta del dissenso.

Vi sono tuttavia segnali di cui dovremmo occuparci e preoccuparci, a cui invece anche noi della sinistra, gli intellettuali che dissertano sui media, i più autorevoli giornalisti dedicano pochissima attenzione.

Dice con molta presunzione Casaleggio che i partiti sono moribondi. Che i partiti novecenteschi siano in crisi è vero, discutibile e molto è che il rimedio sia affidarsi all’infrastrutturazione “democratica” fornita da una impresa privata, senza alcuna possibilità di partecipazione e di controllo, che viene trasmessa per via ereditaria, in un sistema in cui la pur bassissima partecipazione attiva (voti con clic) può venire a proprio piacimento manipolata e non rispettata, con una commistione opaca tra l’attività politica della Casaleggio ed i suoi affari privati come azienda che opera sul mercato. I partiti sono moribondi e comunque il grande successo dei pentastellati è interamente concentrato negli eccezionali risultati in Sicilia e Campania, in cui alligna ancora il tradizionale voto di scambio…

Gli scandali internazionali, dal Russiagate a Cambridge analytica hanno fatto giustizia una volta per tutte, anche per i superficiali, sull’affermazione che la rete sia neutrale, in cui uno vale uno, ecc. La rete incorpora meccanismi che consentono nel più oscuro dei modi, di influenzare la psicologia collettiva e le opinioni dei singoli. È una vera e propria manipolazione, di cui la politica finora molto poco si è occupata. Specialmente a sinistra, da un lato in ritardo nel percepire le novità strutturali in questo campo, contentandosi dei like e dei tweet. Se si spendono pacchi di dollaroni per acquisire in modo irregolare milioni di profilazioni di utenti Facebook è perché per questa via è possibile manipolare l’opinione pubblica.

Il risultato è quello che ci conferma una recente analisi di IPSOS di una distanza enorme tra la realtà e le opinioni che si fanno i cittadini, con grave responsabilità del sistema dei media, che in un regime democratico avrebbero proprio il dovere di rendere questo servizio, i fatti separati dalle opinioni. Ad esempio rileva IPSOS gli italiani in media pensano che in Italia vi sia il 30% di immigrati, mentre sono il 7%, che i disoccupati siano il 48% mentre sono l’11%, che i mussulmani siano il 20%, mentre sono il 3%. O che gli over 65 (l’Italia un paese per vecchi) siano il 48% mentre sono meno della metà, il 21%).

Questa divaricazione registra una grave malattia della democrazia, una crisi non solo del sistema dei media ma anche delle grandi agenzie educative, dalla scuola ai mediatori della democrazia, come partiti e sindacati. Nella solitudine il cittadino si forma opinioni che influenzano il proprio voto che non hanno riscontro nella realtà. È una realtà percepita, per i più anziani costruita su trasmissioni televisive ansiogene, per i più giovani con una enorme difficoltà a distinguere tra la realtà e le fake news della Rete.

TV locali venete: tutte senza eccezione nei format televisivi danno espressione a una narrazione della società fatta di rancori, di disprezzo della sinistra in qualunque forma si presenti, di paure, di atteggiamenti quantomeno confinati con il razzismo. Se si invita un rappresentante del PD il più delle volte è per sommergerlo di critiche e di servizi preconfezionati. Per molti cittadini queste sono le finestre sul mondo. Ci meravigliamo dei risultati?

Anche per questo si doveva avere più cura dell’infrastruttura democratica offerta dal PD. Con tutti sui limiti era (è?) un buon servizio alla democrazia. È stato trascurato sia ai tempi della “ditta” pensando a modelli ormai fuori dalla società come è fatta, sia ai tempi del renzismo rampante, in cui si è creduto che Renzi bastasse a tutto. Ripartiamo anche da questi aspetti.

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2 commenti

  1. Giorgio Nardari
    23 marzo 2018

    Condivido.


  2. Elio Ciaccia
    23 marzo 2018

    Condivido ed invito a guardare su http://www.articolo99.it o su http://www.mybes.it le slide e la presentazione di Nando Pagnoncelli di Ipsos-Flair 2018 tenuta il 20 marzo al Cnel


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