C’era una volta…il partito di massa

Pubblicato il 16 aprile 2018, da Politica Italiana,Relazioni e interventi

Mentre aspettiamo l’esito di giornate probabilmente decisive per il futuro politico del nostro paese riporto qui il testo di una conferenza tenuta ad una bella iniziativa del PD padovano con i Giovani Democratici. Una mattinata di formazione dedicato al tema dei partiti. A me è toccato di parlare un po’ del passato, come erano i partiti di massa. Ho fatto un piccolo racconto che riguarda il Veneto ed il maggiore partito di massa che vi era nella storia della prima Repubblica, la Democrazia Cristiana. Altra società, altre forme di rappresentanza e di organizzazione sociale.

Bisogna sempre rimarcare le differenze per non seguire strade sbagliate od illusioni di ritorni indietro. Le “ditte” hanno funzionato in un ben preciso momento storico. Noi possiamo solo essere all’altezza di quegli “inventori”, non pensare di replicare gli stessi strumenti.

Però possiamo aver presenti alcuni materiali che allora furono usati per costruire la partecipazione democratica, materiali che sarebbero utili e necessari anche oggi.

Il radicamento sociale: stare dentro gli interessi materiali e spirituali delle persone;

Il lavoro organizzativo e di studio: niente è regalato, l’organizzazione assume forme diverse ma studio e lavoro sono sempre necessari. Non basta un tweet ma semmai uno studio approfondito sulle modalità di uso dei social, non basta una email, ma un uso accurato della comunicazione sui nuovi mezzi;

La formazione e selezione dei quadri dirigenti: non si improvvisa. Uno vale uno è la grande finzione per assicurare il comando del capo. Il partito conta quando è una comunità con persone che hanno competenze, credibilità personale conquistata con il saper fare.

La visione e capacità interpretativa: se un partito non sa condurre un popolo, guardando oltre il buon senso comune, convincendo e rassicurando non serve a nulla. Solo una visione anticipatrice è capace di vincere le paure.

Del resto Cappellini su Repubblica ricorda che sembrano tornare parole del passato: “Esploratori, pontieri, traghettatori. Governi di scopo minoranza, di transizione. Lo stallo ha già riportato in vita un repertorio di metodi e figure che pareva seppellito da anni”.

Con molti limiti ricorda Cappellini ma anche con qualche virtù: “la virtù di una politica che non concepiva l’esercizio del potere e la rappresentanza degli interessi come un continuo giro di roulette al termine del quale c’è sempre un vincitore o un vinto. Una politica che aveva nel Parlamento il suo tempio, e che ne tollerava le lungaggini sapendo che ne avrebbe avuto in cambio una legittimazione più solida che una messe di “mi piace” su Facebook…I tempi cambiano. Indietro non si torna mai, ed è un bene, ma chissà che un bagno di vecchi metodi non aiuti anche i nuovi leader a riscoprire una politica meno effimera. Una politica nella quale, per esempio, non sia naturale pensare di governare 5 anni un Paese mettendosi indifferentemente al fianco la sinistra o la destra”.

Intanto chi ha voglia qui trova un po’ di racconto sulla politica veneta della Prima repubblica, in attesa di vedere cosa combinerà la probabile Terza.

Ventotene2018.04

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