La parte difficile

Pubblicato il 26 aprile 2018, da Politica Italiana

Fino ad adesso c’è stata la parte facile. I due autoproclamatisi vincitori gonfiavano il petto, si spartivano i posti al Senato e alla Camera. Al PD nulla veniva chiesto e giustamente non poteva che dire: “Proclamate di aver vinto, governate”. Poi i vincitori hanno dovuto scoprire che con il sistema proporzionale per vincere politicamente bisogna saper allestire una maggioranza politica in parlamento. Non sono riusciti a combinare nulla.

La DC 70 anni fa 18 aprile 1948 prese il 48,5% dei voti e conquistò la maggioranza assoluta alla Camera ed al Senato. Famoso il commento di De Gasperi: “credevo che piovesse, non che grandinasse”. Aveva vinto davvero, ma scelse di fare una alleanza con gli altri partiti di centro, pensando al dopo.

Adesso il gioco per il PD si fa molto più difficile. Governare con i Cinque stelle? Tante, tantissime le differenze programmatiche. E prima che programmatiche di cultura politica, di sistema di valori democratici. Gli insulti su Napolitano apparsi sul blog 5 stelle senza alcuna presa di distanza dai dirigenti dimostrano che tipo di cultura è stata coltivata.

Ho provato a leggere il documento partorito dalla commissione insediata dai 5 stelle e presieduta dal prof. Giacinto della Cananea, con un nome da film fantozziano. Già l’idea che il cuore politico di un patto di governo venga delegato alla stesura tecnica di scrivani è abbastanza orribile, segno di una cultura politica che manca. senza alcuna competenza politica, Del resto la srl che guida il movimento è normale che si rivolga ad un notaio se deve stendere un contratto…

Se poi si guarda al contenuto appare il trasformismo fatto sostanza, il vuoto dei contenuti ammantato di belle parole, un insieme di luoghi comuni che non sciolgono alcun nodo programmatico. Una finzione. È il paradosso di un movimento che voleva cambiare il mondo, l’ha fatto credere ad un bel po’ di elettori e poi si ritrova con i peggiori riti della disprezzata prima repubblica (avercela!): nascondere le differenze con parole ambigue, nuvole di concetti inconsistenti. E colmo dei colmi si affida a dei tecnici, loro che aborrivano i governi tecnici.

E tuttavia: può il PD non porsi il problema della torsione che può avere il sistema democratico italiano? Non pensare al dopo? Perché il dopo non è il governo di tutti che non esiste. È o la ripresa di amorosi sensi tra Salvini e Di Maio (può darsi che dopo il Friuli Salvini prenda coraggio) o il voto. Mattarella farà quel che potrà, ma i voti se in parlamento non ci sono non può metterli lui.

Un voto in cui il confronto sarebbe tra i due populismi: quello di Salvini che pensa all’Europa di Visograd, ai regimi autoritari alla Putin e quello grillino, che per farsi perdonare il trasformismo di questi mesi accentuerebbe ogni forma di irresponsabilità.

Il PD potrebbe tornare ad essere una alternativa? Per il momento non è che si vadano tanti segnali. In Molise abbiamo ulteriormente dimezzato i voti. Per essere una alternativa bisogna essere capaci di una profonda innovazione. Superare questa paralisi tra renziani, non renziani, antirenziani. Capire cosa è successo tra il 4 dicembre ed il 4 marzo, far capire agli italiani che abbiamo capito e proporre un progetto adeguato e comprensibile.

Decisione difficile. Ci sono comunque tante ragioni contrarie all’una o all’altra decisione. Si richiederebbe un approfondito e generoso dibattito tra di noi. Un ascolto attento delle opinioni contrarie alla nostra. Ma quando mai? Ognuno sta fermo sul suo, insultando chi la pensa diversamente. Agitando la bandiera. Lo vedo anche sui social, sulle chat. #mai in mio nome e puttanate del genere, proclamate da parlamentari che siedono in parlamento solo perché nominati dall’alto. O le accuse di chi sostiene che occorre fare un serio tentativo con i 5 stelle di essere un poltronaro o, viceversa, l’accusa a Renzi di cercare solo una vendetta contro tutti

È questo che mi preoccupa. La perdita della capacità di un confronto serio, di essere una comunità che si riconosce in un destino comune. Che sa che si può sbagliare, ma che nessuno da solo possiede la verità. E che ad argomenti sa affiancare argomenti non scomuniche. E’ il male che si è già manifestato provocando i danni gravissimi che vediamo: una leadership renziana fatta di decisioni autoritarie, appoggiate al plebiscito delle primarie che dovevano esaurire ogni diritto al dibattito ed al confronto e l’incapacità di altri di organizzare una seria alternativa, con un lavoro capillare, coraggioso, determinato.

Uso le parole di Mario Calabresi: “Il Pd da parte sua non deve farsi paralizzare dalla paura del voto o dalla possibilità di stare all’opposizione, cosa che sarebbe sana e naturale. Ma per stare all’opposizione ci vogliono idee, forza e la voglia di rimettersi in discussione. Ci vuole un bel bagno di umiltà e il recupero della capacità di ascolto. Per questo si siedano al tavolo a testa alta, pronti però ad alzarsi non appena si renderanno conto che non esistono le condizioni per trovare un credibile e accettabile accordo di governo.

Dovremmo stare attenti. Questa vicenda, se non guidata con lungimiranza, capacità di ascolto e di incontro, preparerebbe un’altra scissione, ben più dolorosa, che segnerebbe la fine del PD. In cambio di niente.

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1 commento

  1. Ivo morosinotto
    28 aprile 2018

    Mi era difficile pensare che un giorno potessi essere sulle stesse posizioni di un DC,ma ora posso dire che il percorso politico per unire nel PD ex DC ed ex PCI,non è stato ancora ultimato. Pochi hanno maturato il cambiamento e le vicende odierne lo stanno a dimostrare. Il PD,aveva bisogno di un leader e lo aveva trovato in renzi,che potrà esserlo ancora se in questa fase lascerà camminare con le proprie gambe quei dirigenti che hanno resistito finora alla scissione perchè convinti democratici. Come calabresi,anch’io vò dicendo da tempo,agli amici,che il PD ha nel DNA il ruolo di partito di governo e quindi non può dedicarsi da questa situazione difficile ma,dico io,importante per ľitalia ed il POssesso.Non possiamo temere il 5*,se lo incontriamo,lo ascoltiamo,contrattiamo sapremo decidere se è il caso di fare sto contratto di governo. Non siamo nè porcellini,nè poltronari o sbaglio???


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