Contratto nuovo, stile vecchio, chiacchiere sulle nuvole

Pubblicato il 18 maggio 2018, da Politica Italiana

Mi sono letto il “contratto” che dovrebbe far partire il nuovo Governo. Con Presidente Di Maio, mi sembra. O possiamo credere davvero che Vito Crimi possa essere tra i papabili? O un “tecnico” che dovrebbe tenere insieme una complicata maggioranza politica?

Non entro nel merito dei contenuti. Ci sarà tempo di farlo, lo faranno i nostri parlamentari, una volta che, si spera, sarà presentato il testo definitivo al Parlamento. Mi limito ad alcuni aspetti formali, che come si sa sono però in democrazia importanti e possono fornire dei criteri di giudizio generali.

Che si tratti di “contratto” redatto secondo le regole del diritto privato, con tanto di firme autenticate dal notaio dei contraenti, potrebbe essere solo un vezzo comunicativo. Che sfiora anche il ridicolo con il notaio che autentica le firme di due notissime personalità pubbliche, l’avellinese Gigino Di Maio e il milanese Matteo Salvini, a norma dell’articolo 21, comma 2, del d.P.R. 28 dicembre 2000, n. 4445.Ma è qualche cosa di più. È una privatizzazione della dimensione istituzionale. Che fa di un fatto pubblico, regolato dalle regole della Costituzione, un fatto privato. Di due parti che reciprocamente diffidano. Come gli sposi che al momento di sposarsi definiscono le regole per il divorzio…

Non mi scandalizzo del fatto che di fronte a difficoltà politiche della maggioranza ci sia una sede, costituita dai capi politici, dai capigruppo, dai ministri interessati, per dirimerle. Così è avvenuto sempre. Anch’io, nella mia attività di relatore delle leggi finanziarie, ho partecipato a riunioni di questo tipo. Che sia una camera di conciliazione regolata da un contratto privato però è un’altra cosa: il privato che si sovrappone alle sedi istituzionali pubbliche.

Uno legge il contratto e si può domandare al di là dei contenuti specifici: c’è una visione complessiva del sistema paese? C’è una sintesi complessiva della missione del governo? O c’è piuttosto in maggior parte un manifesto propagandistico. Che ancora serve per la propaganda di parte, per soddisfare le “marchette” di qualcuno dei componenti la commissione che l’ha redatta?

Faccio qualche esempio. So bene che il tema dei migranti è una dei cavalli di battaglia della Lega, che non dispiace neppure ai cinque stelle (e molti di sinistra li hanno votati, facendo finta di non vedere questa contraddizione) ma a questo tema, a parte la realizzabilità delle cose previste, nel capitolo elegantemente intitolato IMMIGRAZIONE: RIMPATRI E STOP AL BUSINESS si dedicano più di 90 righe. Alla politica estera, che dovrebbe stare a cuore ad un governo che opera in un contesto molto instabile, si dedicano la bellezza di 15 righe, di cui 8 dedicate a compiacere la Russia di Putin.

Le società sportive dilettantistiche sono una bella realtà del paese. Una realtà importante. Che però si dedichino ad esse una trentina di righe, contro le 16 righe dedicate alle politiche per la famiglia fa capire che al tavolo c’era uno che aveva a cuore le società sportive dilettantesche (bene) e forse non c’era nessuno esperto di politiche familiari…

Abbiamo due pagine e mezzo dedicate alla sanità. Problema che deve stare al centro dell’iniziativa pubblica. È un po’ singolare però che la Lega federalista si dimentichi che la Sanità è materia di in cui la legislazione spetta alle Regioni ed allo Stato solo la determinazione di principi generali.

Nel contratto ci sono anche molte cose condivisibili. Sono affermazioni di carattere generale. Contenute in pressoché tutti i programmi dei governi che si sono succeduti, Chi non può condividere che “È necessario partire da un principio chiaro: la cultura è un motore di crescita di inestimabile valore e certamente non un costo inutile” oppure che “è fondamentale consolidare e rinnovare le politiche di protezione e inclusione dedicate alle persone con disabilità e finalizzate a garantirne un concreto ed efficace sostegno durante tutte le fasi della vita”. Ci sono anche proposte più concrete che quando e se saranno tradotte in provvedimenti certamente potranno essere votate.

Il problema è che queste affermazioni di principio non sono accompagnate da alcun numero, da alcun impegno finanziario. Per dare l’idea della serietà rimando alle dichiarazioni della pentastellata Castelli (l’unica donna al tavolo delle trattative): all’obiezione che secondo tutti i più qualificati esperti reddito di cittadinanza, falsa flat tax su due aliquote, correzione della Fornero costano oltre 100 miliardi risponde che potranno  costare tra 60 o 70, “esattamente i conti col taccuino non li abbiamo fatti”.

Così si può chiamarlo contratto ma il testo contiene tutte le espressioni ottative proprie dei tradizionali documenti politici della disprezzata prima repubblica: occorre prevedere, bisogna garantire, vogliamo assicurare…Buoni sentimenti, spesso condivisibili, ma la politica è definire le priorità, le compatibilità economiche, ecc. Se si vuole fare la Storia si doveva essere capaci di avere progetti più ambiziosi e credibili. A prescindere dal merito delle cose proposte.

P.S. Si facciano tradurre l’accordo di governo tedesco citato ha sproposito:177 pagine irte di cifre e di date.

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