Senatore Paolo Giaretta
Paolo Giaretta in Senato

Discussione delle mozioni nn. 140 e 214 sulla partecipazione dell'Italia alla Convenzione sull'aiuto alimentare - approvazione delle mozioni nn. 140 (testo 2) e 214 (testo 2)

intervento di Paolo Giaretta in aula - 10 dicembre 2009

Signora Presidente, il dibattito che oggi svolgiamo avviene all'immediato indomani del Vertice della FAO a Roma e durante il Vertice sul clima a Copenhagen: sede, Roma, di impegni solenni, la cui concretezza purtroppo dovremo verificare (e speriamo sede di impegni anche Copenaghen).
Mentre parliamo, nell'ora scarsa che dedicheremo a questo dibattito, muoiono per fame più di 300 bambini. Alla fine di questa giornata ne saranno morti più di 17.000: 6.000.000 di persone ogni anno ancora muoiono per fame nel nostro pianeta.
Sono passati nove anni dai solenni impegni assunti dal Vertice del Millennio, come ci ha ricordato il senatore Bosone: l'obiettivo così ambizioso di dimezzare il numero delle persone che soffrono la fame. Un obiettivo che resta lontanissimo; anzi, il numero delle persone che nel mondo sono condannate alla fame ha ricominciato a crescere.
Posso usare qui le parole con cui il nostro Presidente del Consiglio ha aperto il mese scorso il Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare a Roma. Succede così raramente che posso essere d'accordo con il Presidente del Consiglio che voglio utilizzare l'occasione. Ha detto il Presidente del Consiglio: "Negli ultimi due anni le conseguenze della crisi (finanziaria, economica e sociale) sui poveri del pianeta sono state pesantissime. Ogni mese si sono aggiunti sette milioni di poveri agli 850 milioni tra uomini, donne e bambini che già si trovano in una condizione di denutrizione. Si è raggiunto così il massimo storico di oltre un miliardo di persone affamate (...)". Perché? Perché la recessione economica globale si è aggiunta alla crisi alimentare ed energetica, limitando i redditi e le opportunità di lavoro per i poveri del mondo e perciò le opportunità di accesso al cibo. Questa è naturalmente una mia considerazione.
Dobbiamo avere consapevolezza delle cause, lo hanno ricordato i colleghi. Il problema non è quello di una scarsa offerta alimentare mondiale (il senatore Di Giovan Paolo ci ha ricordato che anche il 2009 vi è stata una produzione agricola sui livelli record del 2008): il problema è la forte speculazione sui prezzi delle derrate alimentari. Comunque, a fine 2008 i prodotti alimentari domestici costavano il 25 per cento in più di due anni prima e questo significa per centinaia di migliaia di persone passare da uno stato di sopravvivenza all'assoluta impossibilità di sopravvivere.
Una fonte non sospetta, "L'Osservatore Romano", ci segnala che il 70 per cento delle transazioni, causa dell'aumento dei prezzi dei generi alimentari, sono di natura finanziaria, cioè speculazione sulle commodity alimentari. Vi è poi il problema di una globalità della crisi che ha colpito contemporaneamente vaste aree del globo. Vi è il problema di una riduzione degli investimenti esteri (si calcola circa un terzo). Vi è una riduzione soprattutto delle rimesse degli emigrati. Attenzione: noi discutiamo tanto dal punto di vista nostro interno, ma come è stato per la storia del nostro Paese (prima abbiamo parlato dei nostri consolati all'estero a sostegno della vita dei cittadini italiani), anche per quei Paesi le rimesse degli emigrati sono una risorsa essenziale: circa il 6 per cento del PIL dei Paesi sottosviluppati è dato dalle rimesse degli emigrati, che naturalmente stanno diminuendo. Diminuisce - si stima - di circa un quarto l'assistenza allo sviluppo per i 71 Paesi più poveri.
Allora, noi prendiamo molti, moltissimi impegni diciamo, belle parole nei Vertici internazionali: resta il fatto che, a due terzi del percorso dell'impegno così rilevante di diminuire della metà la fame nel mondo, essa aumenta e purtroppo non è diminuita.
C'è una divaricazione tra gli impegni assunti nei Vertici e l'azione dei Governi e - lo dico con dispiacere - in modo particolare dell'Italia negli ultimi due anni. L'organizzazione non profit DAHRA (Designers against human rights abuse) elabora annualmente un indice delle risposte umanitarie e misura l'entità e l'efficacia dell'azione dei Paesi donatori: ebbene, l'Italia si colloca purtroppo al 21° posto su 23 Stati e abbiamo perso due posizioni negli ultimi due anni. Dietro di noi restano solo il Portogallo e la Grecia. E tra gli elementi che ci fanno collocare così indietro nella graduatoria vi è proprio la divaricazione tra gli impegni che assumiamo e l'incapacità di mantenerli.
Io naturalmente voterò a favore anche di questo aumento del contingente italiano in Afghanistan, però è intollerabile che quando si tratta di mandare soldati rispondiamo in tre giorni e quando si tratta di onorare gli impegni di una cooperazione internazionale più capace di cambiare le cose non bastano gli anni per adempiere agli impegni. (Applausi dal Gruppo PD).
Ricordiamo qui la situazione della Convenzione sulla sicurezza alimentare. Siamo inadempienti dal 2003 e per questa parte c'è una responsabilità condivisa dei Governi che si sono succeduti. Con quale credibilità, chiedo al Governo e a noi stessi, sottoscriviamo nuovi impegni se non onoriamo quelli che abbiamo già sottoscritto? Abbiamo già, infatti, un arretrato di 200 milioni di euro.
Abbiamo, come ricordava il senatore Di Giovan Paolo, più che dimezzato la cooperazione internazionale. Questa è una responsabilità dell'attuale Governo, perché nei due anni di Governo di centrosinistra i fondi, sia pure lentamente, erano aumentati. Abbiamo sottoscritto impegni per fondi aggiuntivi per la lotta all'AIDS, alla tubercolosi e alla malaria, ma come facciamo a sostenere questi fondi se non ce ne sono di nuovi e più che dimezziamo quelli che erano disponibili? 321 milioni di euro significa il 56 per cento in meno di quelli - già pochi - esistenti nell'anno precedente, il minimo dal 2000. Ormai la cooperazione raccoglie più soldi dalle fonti private (400 milioni di euro) di quanto dia lo Stato (321 milioni di euro).
Nel 2008 eravamo arrivati allo 0,19 per cento del PIL, meno della metà della media OCSE e lontanissimi dagli impegni assunti, che fissavano per il 2010 lo 0,51 per cento. Faremo, sottosegretario Mantica, anche una figuraccia in Europa, perché l'Europa non riuscirà a raggiungere iltarget dello 0,56 per cento proprio perché l'Italia non onora i suoi impegni.
Credo che manchi, come osservano le associazioni che rappresentano le ONG italiane che agiscono nel campo della cooperazione internazionale, la disponibilità nel fondo speciale del Ministero dell'economia e delle finanze per finanziare i fondi delle banche regionali di sviluppo, rendendo perciò impossibile l'erogazione dei contributi che fanno capo a impegni pregressi; tanto meno riusciremo a onorare i nuovi impegni che abbiamo assunto.
Questi sono, purtroppo, dei fatti. È difficile per tutti, naturalmente, rimediare a queste situazioni, però penso che le belle immagini che abbiamo visto e le belle promesse pronunciate al vertice del G8 e che abbiamo sentito anche nella sede dell'ultima Conferenza della FAO siano cose che non servono più. Occorre il coraggio dei fatti e sapere che anche gli interessi nazionali si difendono meglio se abbiamo il coraggio di cambiare questo stato di cose. (Applausi dal Gruppo PD).

P214 (testo 2) (Approvata)
BOSONE, ADAMO, ANDRIA, ANTEZZA, ARMATO, BAIO, BASSOLI, BIANCHI, BLAZINA, BUBBICO, CHITI, DEL VECCHIO, DE SENA, DI GIOVAN PAOLO, DI GIROLAMO Leopoldo, FOSSON, GARAVAGLIA Mariapia, GHEDINI, GIARETTA, GUSTAVINO, ICHINO, LIVI BACCI, MARINO Ignazio, MAZZUCONI, MERCATALI, PIGNEDOLI, ROSSI Paolo, RUTELLI, SBARBATI, SCANU, SERRA, SOLIANI, STRADIOTTO, THALER AUSSERHOFER, TREU

Il Senato,
premesso che:
- quasi un miliardo di persone soffrono ancora la fame nel mondo;
- durante il vertice del G8 che si è tenuto a luglio 2009 a L'Aquila particolare attenzione è stata riservata ai temi della malnutrizione e dell'accesso al cibo;
- la Convenzione sull'aiuto alimentare, firmata a Londra il 13 aprile 1999, si propone come finalità il conseguimento della sicurezza alimentare nel mondo e il miglioramento della capacità della comunità internazionale di poter far fronte a situazioni di emergenza alimentare e di sopperire al fabbisogno alimentare dei Paesi in via di sviluppo;
- l'impegno annuo per l'Unione europea e i suoi Stati membri consta di 1.320.000 tonnellate di equivalente grano per un valore indicativo di 422 milioni di euro, incluse le spese di trasporto e altri costi operativi. Il nostro Paese si è impegnato a fornire una quota di tali aiuti, per 87.000 tonnellate annue di cereali pari a 36,2 milioni di euro;
- l'Italia ha aderito e dato esecuzione alla suddetta Convenzione con la legge 29 dicembre 2000, n. 413, attraverso la quale sono stati stanziati 36,2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2000, 2001 e 2002 ed è stato affidato all'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) l'incarico di provvedere all'attuazione del programma di aiuto alimentare dell'Unione europea a favore dei Paesi in via di sviluppo mediante la fornitura a questi ultimi della quota di partecipazione italiana;
- successivamente il Comitato per l'aiuto alimentare - organo istituito dalla Convenzione sull'aiuto alimentare dell'accordo internazionale sui cereali del 1967 composto da tutte le parti della Convenzione di Londra e responsabile della sua applicazione - ha più volte prorogato, ai sensi dell'articolo XXV della Convenzione, la Convenzione medesima;
- la legge 17 giugno 2004, n. 155, ha autorizzato la spesa di 36,2 milioni di euro per l'anno 2003, accumulando un primo ritardo di oltre un anno rispetto agli impegni assunti, mentre l'articolo 5-bis del decreto-legge n. 182 del 2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2005, n. 231, ha stabilito che fossero stanziati 18,1 milioni di euro (invece dei 36,2 previsti per l'anno di competenza), dunque per il solo primo semestre del 2004;
- l'Italia è pertanto inadempiente dal dicembre 2003 per un totale di 199,1 milioni di euro e corre il rischio di essere esclusa dalla Convenzione sull'aiuto alimentare;
considerato che:
- l'adesione dell'Italia alla Convenzione, e i relativi impegni finanziari per ottemperare a quanto in essa stabilito, danno modo al nostro Paese di giocare un ruolo molto importante nella politica di sicurezza alimentare in favore dei Paesi in via di sviluppo, assicurandogli un ruolo attivo al fianco delle maggiori potenze industrializzate del mondo;
- tutti gli altri Stati membri della Convenzione sono in regola con i pagamenti, in linea con gli impegni concordati al momento della loro adesione alla Convenzione medesima e, pertanto, l'Italia, in evidente ritardo per le quote di propria competenza, si trova in una situazione di inadempienza e difficoltà;
- nel settembre 2000 l'Assemblea generale dell'ONU, allora composta da 189 membri, ha adottato la "Dichiarazione del millennio delle Nazioni unite", risoluzione il cui primo degli otto obiettivi strategici da raggiungere entro il 2015 consiste nell'eliminazione della povertà estrema e della fame nel mondo,

impegna il Governo ad ottemperare, con la necessaria gradualità dettata dalle esigenze di rigore finanziario, all'onere finanziario connesso alla partecipazione dello Stato italiano alla Convenzione sull'aiuto alimentare e ad adempiere ad impegni assunti in sede di G8, relativamente alla lotta contro la fame nel mondo.

 
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