Senatore Paolo Giaretta
Paolo Giaretta in Senato

(2071) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 2, recante interventi urgenti concernenti enti locali e regioni

Dichiarazione di voto del PD in Senato - 23 marzo 2010

Signor Presidente, noi voteremo contro questo provvedimento per una ragione principale: è un provvedimento che va nella direzione contraria a quella che servirebbe per una seria riforma federalista.
Signor Ministro, possiamo accettare che i tempi della riforma federale siano molto più lunghi di quelli che avevate promesso in campagna elettorale o al momento dell'approvazione della legge sul federalismo fiscale. Non ci sfuggono i complessi nodi politici e tecnici che condizionano la realizzazione di un assetto federale. Sono politici perché alla fine si tratta di togliere risorse ad una parte degli enti locali per premiare gli enti locali più virtuosi e insieme tecnici perché, ad esempio, individuare in modo corretto il caposaldo dell'assetto della procedura federalistica, che è il costo standard, non è semplice.
Signor Ministro, da noi non sentirà mai su questi punti una critica populistica o retorica, quel tipo di critica che non manca mai sulle labbra del Presidente del Consiglio. Semmai, troverà un sostegno qualora si tratterà di procedere seriamente sulla strada della realizzazione del federalismo fiscale.
Quello che non possiamo accettare però è che le nuove leggi siano centralistiche e rinneghino alle radici gli orientamenti necessari lungo la strada del federalismo. Che federalismo è quello che ci proponete con questo provvedimento? Chiedete ai Comuni di risparmiare e i risparmi vanno allo Stato che non sa risparmiare. Bisognerà pur dire, infatti, che in questi ultimi due anni la spesa per i consumi intermedi dello Stato, che ritrae abbastanza esattamente quello che serve per far funzionare lo Stato centrale, sono aumentati nel 2008 di 6,4 punti e nel 2009 di altri 7,5 punti. Lo Stato amministrato da voi costa molto di più; la spesa dello Stato centrale cresce molto di più dell'inflazione e molto di più del PIL. (Applausi della senatrice Baio). È un federalismo che toglie ai Comuni per dare allo Stato: nel 2011, a regime, questo insieme di risparmi dovrebbe dare un gettito di 86 milioni di euro e di tanto avete tagliato e taglierete i trasferimenti ai Comuni. I risparmi di 8.000 Comuni italiani - colleghi della Lega, ci rivolgiamo a voi - vanno ad un solo Comune, il Comune di Roma. Vi sembra un federalismo questa roba qui?
Il Comune di Roma viene ristorato di un evento fiscale che ha portato a una minore distribuzione di dividendi da parte delle società ex municipalizzate, ma come questo Comune ce ne sono in Ialia decine che hanno subito lo stesso danno. Un Comune viene premiato - voi leghisti negli anni in cui eravate all'opposizione avreste detto: Roma ladrona - mentre tutti gli altri non hanno nulla.
Arriva il primo decreto sul federalismo demaniale e chi legge quel decreto si accorge che succede solo una cosa: la maggior parte dei Comuni italiani riceveranno dei beni demaniali in stato di degrado, spenderanno un mucchio di soldi per poterli manutenere e non incasseranno nemmeno l'ICI che prima lo Stato pagava ai Comuni per quei beni. È questo il federalismo che volete? Noi pensiamo che si potrebbe fare molto di più, in attesa del federalismo che verrà: premiare l'accorpamento dei Comuni, incentivare sul serio le gestioni associate, vincolare in modo particolare i Comuni maggiori a una solida spending review dei propri bilanci, rafforzare i meccanismi premiali e punitivi per la buona e la cattiva spesa. Di tutto questo purtroppo non c'è nulla, vi è però un secondo aspetto che desidero mettere in luce.
Quale disegno istituzionale sul ruolo delle Assemblee democratiche locali emerge da questo provvedimento?
Badiamo bene, le assemblee democratiche locali sono state il presidio della democrazia nel nostro Paese: la vitalità della democrazia in Italia cammina sulle gambe della ricchezza e della rappresentatività a livello delle singole comunità locali. Nei consigli comunali si è formata la classe dirigente politica del Paese e forse dovremmo riflettere sul fatto che uno dei motivi dell'inefficienza crescente del sistema di funzionamento delle istituzioni centrali è perché si è reciso questo rapporto tra la politica locale e la politica centrale. Pensate davvero che sia decisivo il taglio di qualche centinaia di consiglieri comunali in meno nel nostro Paese, la maggior parte dei quali svolgono un lavoro puramente volontario di rappresentanza degli interessi della cittadinanza? Perché, mentre tagliate i consiglieri comunali - ripeto, in gran parte persone che fanno volontaristicamente il loro lavoro - vediamo intanto aumentare a dismisura gli apparati dello Stato centrale? Portateci qui le tabelle dei dipendenti e dei consulenti della Presidenza del Consiglio e di pezzi di Stato privatizzati, come la Protezione civile, in cui vediamo crescere a dismisura dipendenti e consulenti. (Applausi dal Gruppo PD). Si ruba e si spende male. Pensate veramente che recidendo e indebolendo la capacità rappresentativa dei Comuni si faccia un passo in avanti per il nostro Paese? Noi pensiamo di no.
Tra queste cose che qui ci proponete e una solida ambizione di un riformismo federale non c'è veramente nessuna parentela e per questo motivo voteremo dunque convintamente contro. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).
 
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