Senatore Paolo Giaretta
Paolo Giaretta in Senato

(2043) Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno

Intervento in discussione generale al Senato - 31 marzo 2010

Quando approveremo questo provvedimento sarà una giornata importante per il Parlamento italiano. Mi auguro che la maggioranza non ponga in essere atteggiamenti dilatori, come si può temere dalla mancata presentazione della relazione tecnica da parte del Governo. Finalmente verrà ratificata la convenzione di Varsavia firmata nel lontano 2005 e si porrà una base giuridica condivisa per la lotta alla tratta degli esseri umani.
La schiavitù esiste: è questa la tragica realtà con cui dobbiamo misurarci. Non serve l'emozione superficiale di fronte a qualche frammentaria notizia o a qualche singolo caso. Emozione che lascia presto lo spazio ad una sostanziale indifferenza e a una passiva accettazione.
Sono passati poco più di 60 anni dal dicembre del 1948 quando l'Assemblea delle Nazioni Unite approvava la Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo che all'art. 4 proclama: "nessun individuo potrà essere trattenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma."
Eppure la schiavitù esiste ancora. Come ci ha ricordato il nostro collega sen. Prof. Massimo Livi Bacci in un interessante saggio sulle migrazioni In 400 anni dall'Africa alle Americhe furono trasportati meno di 10 milioni di schiavi. Oggi nel civile mondo globalizzato si calcola che esistano almeno 27 milioni di schiavi. Certo non è più una schiavitù basata sul possesso giuridico assicurato da una legislazione contraria ai principi di civiltà. Ma è una schiavitù altrettanto crudele. E' la schiavitù del debito che asservisce milioni di esseri umani, per debiti a volte modestissimi secondo i parametri occidentali, dell', ma che si trasferisce di padre in figlio in una catena senza fine. E' la schiavitù in qualche modo contrattualizzata, come abbiamo visto a Rosarno che nasce da un contratto di lavoro fittizio o da una promessa di un lavoro regolare in cui il nuovo schiavo viene di fatto sequestrato e privato dei documenti e della sua libertà, con la minaccia di denuncia alle pubbliche autorità trattandosi quasi sempre di immigrati clandestini ed usato per lavoro nero o per prestazioni sessuali.
Esiste la schiavitù, e poichè siamo in un mondo globalizzato, lo sfruttamento della schiavitù migra dalle zone di reclutamento all'intero pianeta. La tratta degli essere umani genera profitti paragonabili a quelli derivanti dal narcotraffico e dal commercio illegale di armi, con gravi conseguenze per la legalità e la sicurezza degli stati, con una crescente capacità per i gruppi criminali di investire in ulteriori attività illecite o anche acquisire il controllo con proventi illeciti di istituzioni economiche e finanziarie.
Secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni sono circa 1 milione gli esseri umani trafficati ogni anno nel mondo e l'Organizzazione Internazionale del lavora stima in oltre 12 milioni gli individui sottoposti a sfruttamento lavorativo e sessuale. Oltre l'80% delle vittime sono donne o ragazze, in più del 50% dei casi si tratta di minorenni. Prostituzione, accattonaggio, lavoro nero costituiscono il mercato di sbocco per persone ridotte in stato di schiavitù e private di ogni diritto. L'ultima relazione predisposta dal COPASIR sotto la presidenza del sen. Rutelli sul tema della tratta degli esseri umani fornisce elementi preziosi per la conoscenza del fenomeno anche nel nostro paese e sulle conseguenze per la sicurezza.
Gli aspetti positivi della globalizzazione sono evidenti, con opportunità di crescita per aree finora escluse dall'accesso a beni fondamentali (alimentazione, salute, istruzione). Tuttavia è ancora inadeguata una iniziativa multilaterale e sovranazionale per combattere due gravi squilibri che accompagnano questa fase della globalizzazione e che si alimentano a vicenda. L'accrescersi di profonde disparità di reddito all'interno dei paesi e il permanere di sacche di povertà ed emarginazione assoluta: oltre 1 miliardo di esseri umani soffrono la fame ed il numero è in crescita.
In secondo luogo l'accrescersi dalla capacità di reti criminali transnazionali che reclutano in fasce di popolazione senza speranza a seconda del businnes schiavi, spacciatori, lavoratori clandestini, manodopera per il terrorismo e sono in grado di controllare il territorio di interi stati e di costruirvi basi in grado di competere con le pubbliche autorità impotenti nella prevenzione e repressione.
Una azione determinata a livello planetario è perciò necessaria sia sotto il profilo della tutela dei diritti umani fondamentali, sia sotto il profilo della sicurezza globale. Vi è una evidente asimmetria tra il diffondersi di reti criminali globali e la capacità di una adeguata risposta transazionale da parte degli Stati e delle organizzazioni sovranazionali.
Per questo è importante la ratifica della convenzione. La legislazione italiana è in materia certamente avanzata, tuttavia era un segno di sottovalutazione e di distacco dalla comunità internazionale la mancata ratifica. La nostra ratifica servirà anche a sollecitare gli altri dieci stati firmatari della convenzione che non la hanno ancora ratificata. A nostro avviso sarebbe utile cogliere la ratifica della convenzione per rafforzare ulteriormente le norme penali per combattere il traffico, sulla base dell'esperienza compiuta e per questo sono stati presentati un pacchetto di emendamenti.
E' necessario poi che tutti gli organismi previsti dalla Convenzione siano in grado di operare con autorevolezza e adeguata dotazione di mezzi, in considerazione del fatto che il fenomeno della tratta non solo si amplia, ma muta rapidamente luoghi, mezzi, organizzazioni e resta necessaria una adeguato azione di intelligence globale.
Sottolineo in particolare la necessità di rendere pienamente operativo il Gruppo di Esperti GRETA, la cui istituzione è stata prevista dalla convenzione.
Naturalmente il quadro normativo è solo lo strumento per una azione preventiva e repressiva. Deve essere sviluppato con più ampiezza il sistema dei servizi territoriali a disposizione delle vittime, in collaborazione con le forze dell'ordine, con organizzazioni non governative e con la rete dei poteri locali. Occorre un costante monitoraggio delle inchieste scaturite dalle denunce per realizzare mappe aggiornate delle reti criminali. E' essenziale poi la gestione efficace dei programmi per assicurare il rientro volontario delle vittime ed il reinserimento nel paese di origine.
Infine occorre anche sviluppare una azione culturale di fronte alle opinioni pubbliche. L'opinione pubblica tende a vedere come un fenomeno unico fenomeni diversi: quello dell'immigrazione clandestina con propri mezzi, quello del traffico di migranti e quello della tratta. Non distinguendo i diversi fenomeni crescono sentimenti di paura per fenomeni non conosciuti, per le difficoltà di una integrazione con culture diverse, per i circuiti malavitosi che si accompagnano alle diverse forme di illegalità che prosperano attorno ai movimenti migratori.
Abbiamo il dovere di lavorare politicamente e culturalmente perchè vi sia una piena percezione della gravità di questo crimine che entra come un cancro nel tessuto della convivenza civile. Non possiamo avere gli occhi spenti di fronte ad una violazione così grave dei diritti della persona. Con la ratifica della convenzione facciamo un passo in avanti nella direzione giusta e questo è un bene per la famiglia umana. (Applausi dal Gruppo PD).
 
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