Offrire luoghi di produzione di cultura

Pubblicato il 9 ottobre 2001, da Dai giornali

Ci sono due notizie preoccupanti: la prossima chiusura del Supercinema e la mancanza di una sede per il Teatro Popolare di Ricerca. Chiude una delle ultime sale cinematografiche del centro storico in grado di offrire spazi per musica, convegni, ecc. Il tanto decantato mercato da solo non migliora la città: al posto di un luogo che faceva vivere il centro storico avremo l’ennesima galleria di negozi di abbigliamento. La forza anche economica di una città è data pure dalla sua capacità di essere “capitale” e perciò offrire luoghi in cui la cultura viene prodotta, in cui la fantasia e la creatività dei suoi abitanti può esprimersi: è perciò triste la notizia che un gruppo teatrale che pure ha dato molto a generazioni di Padova continua a rimanere senza uno spazio. Non c’entra nulla la politica in tutto questo? C’entra eccome, naturalmente la politica che ha per oggetto il buon governo della città e il benessere dei cittadini, piuttosto che la politica superficiale e d’immagine che serve solo ai suoi protagonisti. E perché l’Amministrazione, invece di assistere passivamente ad un ulteriore impoverimento del cuore della città non interviene per creare insieme ai proprietari le condizioni perché resti comunque aperto uno spazio per la cultura e l’intrattenimento? C’è vicina la Camera di Commercio, che pure potrebbe essere interessata a partecipare ad una operazione per mantenere vivo il centro storico, rafforzare la dotazione di strutture per l’incontro, evitare una ulteriore dilatazione della rete distributiva nel settore dell’abbigliamento di cui nessuno sente il bisogno.

Sento che il progetto per il recupero del tribunale vecchio di via Altinate è a buon punto e sarà una struttura importante per la vivibilità del centro: ma dove sono i finanziamenti?

Padova ha uno dei centri storici più interessanti per sostenere un turismo colto: ma poco futuro potrà avere se lentamente il centro riduce la sua funzione a quella esclusiva di un supermercato diffuso, che alla sera chiude; se non ci fosse il consumo dell’ormai tradizionale spritz, che porta con sé anche problemi per i residenti, che vita resterebbe?

Il degrado è fatto però anche di piccole cose. Piazza Cavour è uno dei luoghi simbolici della città: provi a darle un’occhiata Signor Sindaco. Troneggiano cinque megacassonetti di tre diversi colori (naturalmente sommersi costantemente di rifiuti perché per il momento la prospettiva della privatizzazione dell’Aps ha prodotto una città più sporca e a poco servono i nuovi cestini verdi, adatti ad un parco pubblico e non certo ad un’area monumentale), a fianco della statua fa belle mostra di sé una centralina semiarrugginita, è ancora in piedi l’ingombrante piramide rovesciata che annuncia le mostre della galleria sotterranea e che nonostante le migliori intenzioni resta veramente brutta.

Penso che un intervento di risistemazione della piazza sarebbe urgente.

Paolo Giaretta

Il Gazzettino, 9 ottobre 2001

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