Centrosinistra, due impegni per riconquistare il Nordest

Pubblicato il 21 aprile 2006, da Dai giornali

Non ricominciamo a parlare a vanvera di una questione del Nord. Non esiste nessuna questione del Nord se in queste regioni una maggioranza di elettori sceglie per le politiche il centrodestra. Esiste certamente una questione, e piuttosto grave, per il centrosinistra, che non può permettersi un rapporto così debole con il mondo dell’imprenditoria diffusa.

Se si trattasse solo di infrastrutture, tasse, sicurezza avremmo dovuto aspettarci risultati diversi: gli studi di settore sul lavoro autonomo sono stati trasformati dai governi di centrodestra in una sorta di minimum tax, le infrastrutture sono al palo (i sindaci di centrodestra non si sono comportati molto diversamente da quelli della Val di Susa nell’ostacolare in tutti i modi la realizzazione della pedemontana Veneta), i reati contro le persone nel nostro Nord Est sono aumentati e di molto.

Il problema non sono le politiche concrete ma l’affidabilità. In una bella giornata di aprile gli elettori di Pordenone vanno a votare e affidano con larga maggioranza al centrosinistra la guida della città e al centrodestra la rappresentanza politica a Roma. Sono atteggiamenti che si sono ripetuti in tanti comuni: centrosinistra giudicato positivamente sul livello del governo locale, guardato con sospetto se deve prendere in mano la politica nazionale. Il fatto è che in politica contano certo i risultati, ma conta anche la capacità di rappresentare, di farsi sentire in sintonia con ciò che passa nella testa e nel cuore della gente.

È chiaro che il centrosinistra può decidere di non rappresentare chi pensa che l’evasione fiscale sia un diritto e un valore, chi vive di paure e di rancori contro i diversi da sé, eccetera; ma deve saper parlare a chi fa impresa e professione, a chi ha in mente il valore del rischio e dell’intraprendenza, piuttosto che quello della sicurezza e della stabilità. Questi ceti, pur critici con il centrodestra, alla fine per una parte maggioritaria hanno votato, come facevano in passato con la Dc, turandosi il naso, ma comunque convinti che era meglio la conferma di un governo deludente che un nuovo governo percepito come rischioso per i loro interessi.

Penso che più che tante analisi il centrosinistra debba fare due cose chiare: intanto avere al governo uomini che sappiano parlare il linguaggio del mondo dell’impresa e di quell’impresa particolare che è l’impresa diffusa del Nord Est, che la conosca e sappia rappresentarla. Poi occorre dimostrare con i fatti (con politiche appropriate e ben comunicate nel territorio) che il pregiudizio di un centrosinistra che tutela la spesa pubblica improduttiva, il conservatorismo sociale, che è il partito delle tasse, eccetera, è appunto un pregiudizio senza fondamento: nell’azione di governo dobbiamo dimostrare che i principi dell’innovazione, della concorrenza, della valorizzazione dell’intraprendere e del rischiare è un valore che troverà applicazione più vigorosa di quanto sia successo nel governo di centrodestra (con il quale è aumentata la spesa pubblica improduttiva).

Sta a noi dimostrare queste cose, ma sta anche alla società dei produttori (una volta si sarebbe detto alla borghesia produttiva) cercare di uscire dai propri rassicuranti pregiudizi ed essere un po’ più esigente nei giudizi. Molte cose che riguardano la competitività dell’impresa stanno ormai compiutamente nelle mani della Regione; ci sono grandi processi di riorganizzazione della finanza e dei servizi collettivi in corso, e non è stato un bello spettacolo ad esempio vedere molti nomi dell’impresa grande e piccola scommettere su Fiorani come costruttore della finanza del nordest.

Ha ragione il segretario regionale della Margherita Bottacin a parlare di un patto da sottoscrivere tra la politica ed il Nord Est. Noi ci stiamo, vediamo le cose che servono ai diversi livelli istituzionali e lasciamoci giudicare sui comportamenti; è impegnativo per la politica che deve essere coerente tra promesse e fatti, ma è impegnativo anche per la società civile, perché questo benedetto nord est senza la buona politica non ce la farà ad affrontare le sfide della globalizzazione. Potrà eccitarsi per il vigoroso comizio vicentino di Berlusconi, ma poi i problemi restano lì irrisolti se non si è un po’ più esigenti nel giudicare i comportamenti concreti della politica.

Paolo Giaretta

Il Gazzettino, 21 aprile 2006

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