La lotta contro la tratta degli esseri umani: promuovere la Convenzione del Consiglio d'Europa

Pubblicato il 26 gennaio 2010, da Interventi al Consiglio d'Europa

Action against trafficking in human beings: promoting the Council of Europe convention (Doc. 12096), 21 dicembre 2009Raccomandazione n. 1895, adottata il 26 gennaio 2010

Intervento di Paolo Giaretta alla sessione d’inverno dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa – Strasburgo, 26 gennaio 2010


Il Consiglio d’Europa ha offerto la più ampia copertura giuridica per una cooperazione giuridica sovranazionale per la lotta contro la tratta degli esseri umani. Mentre la Convenzione ONU ed il relativo protocollo sono volti soprattutto a prevenire e reprimere la tratta, a punirne gli autori, a promuovere la cooperazione internazionale, la Convenzione del Consiglio d’Europa, in armonia con i principi del nostro patto fondativo si indirizza in particolare a proteggere i diritti umani delle vittime di tratta e di fornire protezione ed assistenza non solo alle vittime ma anche ai testimoni che consentono di individuare gli autori del crimine.

Non si può abbassare la guardia di fronte ad un crimine così odioso. Una moderna schiavitù che penetra all’interno delle società più sviluppate. Vi è una evidente asimmetria tra il diffondersi di reti criminali globali e la capacità di una adeguata risposta transazionale da parte degli stati e delle organizzazioni sovranazionali.

In modo particolare la tratta degli esseri umani ha questa caratteristica di appoggiarsi a reti criminali transnazionali per il reclutamento, il trasporto, lo sfruttamento.

Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni sono circa 1 milione gli esseri umani trafficati ogni anno nel mondo e l’Organizzazione Internazionale del lavora stima in oltre 12 milioni gli individui sottoposti a sfruttamento lavorativo e sessuale. Oltre l’80% delle vittime sono donne o ragazze, in più del 50% dei casi si tratta di minorenni. Prostituzione, accattonaggio, lavoro nero costituiscono il mercato di sbocco per persone ridotte in stato di schiavitù e private di ogni diritto.

Il fenomeno è purtroppo in rapida espansione ed evoluzione: ormai si calcola che generi profitti paragonabili a quelli derivanti dal narcotraffico e dal commercio illegale di armi, con gravi conseguenze per la legalità e la sicurezza degli stati, con una crescente capacità per i gruppi criminali di investire in ulteriori attività illecite o anche acquisire il controllo con proventi illeciti di istituzioni economiche e finanziarie.

Gli aspetti positivi della globalizzazione sono evidenti, con opportunità di crescita per aree finora escluse dall’accesso a beni fondamentali (alimentazione, salute, istruzione). Tuttavia è ancora inadeguata una iniziativa multilaterale e sovranazionale per combattere due gravi squilibri che accompagnano questa fase della globalizzazione e che si alimentano a vicenda. L’accrescersi di profonde disparità di reddito all’interno dei paesi e il permanere di sacche di povertà ed emarginazione assoluta: oltre 1 miliardo di esseri umani soffrono la fame ed il numero è in crescita. In secondo luogo l’accrescersi dalla capacità di reti criminali transnazionali che reclutano in fasce di popolazione senza speranza a seconda del businnes schiavi, spacciatori, lavoratori clandestini, manodopera per il terrorismo e sono in grado di controllare il territorio di interi stati e di costruirvi basi in grado di competere con le pubbliche autorità impotenti nella prevenzione e repressione.

Una determinata azione a livello planetario è perciò necessaria sia sotto il profilo della tutela dei diritti umani fondamentali, sia sotto il profilo della sicurezza globale.

Il primo punto di azione è necessariamente il pieno utilizzo delle convenzioni internazionali, dunque è pienamente condivisibile un sollecito agli stati che non hanno sottoscritto la nostra convenzione di provvedervi, così come occorre che gli undici stati firmatari che non hanno ancora provveduto alla ratifica deliberino con urgenza per perfezionare lo strumento giuridico.

In secondo luogo occorre che tutti gli organismi previsti dalla Convenzione siano in grado di operare con autorevolezza e adeguata dotazione di mezzi, in considerazione del fatto che il fenomeno della tratta non solo si amplia, ma muta rapidamente luoghi, mezzi, organizzazioni e resta necessaria una adeguato azione di intelligence globale. Dunque è appropriata la sollecitazione a rendere pienamente operativo il Gruppo di Esperti GRETA.

In terzo luogo occorre che i singoli stati completino un efficace quadro giuridico appropriato per la specificità del reato di tratta degli esseri umani e predispongano i necessari servizi territoriali a disposizione delle vittime, in collaborazione con organizzazioni non governative e con la rete dei poteri locali. In particolare si sono dimostrate efficaci la possibilità di accedere ad un numero telefonico unificato per le denunce da parte di vittime, testimoni, clienti di prostitute, ecc. che vengono a conoscenza della presenza di tratta. Occorre un attento monitoraggio delle inchieste scaturite dalle denunce per realizzare mappe aggiornate delle reti criminali. E’ essenziale poi la gestione di un programma per assicurare il rientro volontario delle vittime ed il reinserimento nel paese di origine.

Infine occorre anche sviluppare una azione culturale di fronte alle opinioni pubbliche. L’opinione pubblica occidentale tende a vedere come un fenomeno unico fenomeni diversi: quello dell’immigrazione clandestina con propri mezzi, quello del traffico di migranti e quello della tratta. Non distinguendo i diversi fenomeni crescono sentimenti di paura per fenomeni non conosciuti, per le difficoltà di una integrazione con culture diverse, per i circuiti malavitosi che si accompagnano alle diverse forme di illegalità che prosperano attorno ai movimenti migratori. E’ vero che sono fenomeni che in comune hanno spesso forme di sfruttamento, con il lavoro nero, il pagamento di somme ingenti per il trasporto, ma nel caso della tratta vi è una diretta violazione dei diritti umani della persona che ne è vittima.

Per questo la nostra Assemblea deve compiere con determinazione ogni azione perché la lotta alla tratta degli esseri umani sia centrale nell’azione degli Stati membri e vigilare che gli impegni assunti vengano rispettati.


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