E dopo Berlusconi? Le responsabilità del PD

Pubblicato il 21 luglio 2010, da In primo piano

Sta succedendo qualcosa di importante nel panorama politico del paese. Può essere la fine di un’epoca politica. Non significa una crisi di governo domani, ma certo è l’accertata perdita di una leadership del centro destra da parte di un leader che era abituato a regnare incontrastato, a dettare l’agenda della politica, ad anticipare i tempi e i modi delle decisioni. Il Governo è fermo e ciò che viene fatto è fatto scavalcando il presidente (la gestione dell’economia). Gli errori di impostazione delle priorità (la legge sulle intercettazioni) porta a dover accettare dei passi indietro. Un circuito malavitoso è penetrato fino ai massimi livelli del Governo e del partito del Presidente. Le battute bolse, vecchie e maleducate su Rosy Bindi segnalano il venir meno perfino di una capacità creativa nella comunicazione che schiaccia l’occhio ad un po’ di qualunquismo, di cui era maestro. Il consenso può ancora permanere a lungo, sia pur ridotto, ma sufficiente a governare dal punto dei vista dei numeri, ma certo si è incrinato profondamente il rapporto con un’opinione pubblica che aveva molto contato sul mito accuratamente coltivato del Cavaliere uomo solo al comando, uomo del fare, uomo con il sole in tasca.

Sono fatti positivi dal punto di vista della possibilità di impostare una alternativa possibile. Ma questo carica il Partito Democratico di particolari responsabilità. L’indebolimento della destra non premia per il momento l’opposizione ed il PD in particolare. Un Presidente debole, una capacità di governo affievolita fortemente, una crisi che continuerà a mordere il corpo sociale, una stanchezza dell’opinione pubblica nei confronti della politica in genere, scarsa razionalità nei giudizi e molta emotività nella ricerca di parole d’ordine. Sono tutti elementi che segnano una crisi generale di sistema che non va sottovalutata: è in questo contesto che nasce il desiderio di avventure che sono distanti dalla democrazia.

Il PD non può limitarsi a stare a guardare. Occorre rimettere in campo con forza l’ambizione del “grande” PD che si è proposto al momento della sua fondazione. Non possiamo farci intrappolare nell’area del “partito dei duri e puri”. Dobbiamo anche sfuggire all’idea tutta emotiva che una leadership “calda” e solitaria risolve da sola i problemi. Vendola si è autocandidato per le future primarie. E’ una candidatura che incontra anche la simpatia di parecchi iscritti ed elettori del PD. Penso che sia un personaggio notevole che ha saputo innovare linguaggio e modalità della presenza politica e che possa avere una seria possibilità di essere scelto in caso di primarie. Tuttavia l’unica cosa che non ci serve ora è imbarcarci in una battaglia sulle primarie che verranno, invece di concentrarsi sul da farsi qui e ora. Ricordando tra l’altro guardando fuori da noi che Obama ha vinto su una grande corrente emotiva, ma le emozioni sono indispensabili per vincere ma da sole non bastano a governare. Avvicinandosi al metà mandato purtroppo il bilancio di Obama è un po’ precario: consensi in caduta libera, politica estera più continuista che innovativa, difficoltà ad una uscita innovativa dalla grande crisi. Non basta concentrarsi sulla scelta di uomini, dobbiamo concentrarsi sul profilo programmatico della proposta di governo.

Se stiamo in un cantuccio rischiamo che la crisi del berlusconismo e la conseguente ristrutturazione del sistema politico avvenga nell’indifferenza per il PD, e questa è la cosa peggiore che possa capitare, perché reciderebbe la ragione sociale del partito democratico. La sua vocazione maggioritaria non era affatto al pretesa di avere la maggioranza assoluta da soli ma di volersi misurare sempre con la responsabilità di essere una forza capace di assumere le responsabilità del governo del paese, misurandosi con i suoi problemi, accettando appunto la sfida della governabilità, del realismo riformatore. Se immaginiamo che l’esito sia un PD parte di una coalizione impersonata da Vendola senza un serio programma riformatore, una destra liberata da Berlusconi e perciò una situazione che lascia un grande spazio per un centro terzoforzista l’esito sarebbe scontato: l’emarginazione delle forze progressiste dal governo del paese per un altro quarto di secolo.

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21 commenti

  1. Paolo
    23 luglio 2010

    Apprezzo la linea Bersani ma il PD non può balbettare ma si deve finalmente schierare e parlare con schiettezza (come Bersani e Franceschini appunto). La comunicazione deve essere diretta franca, anche brutale all’occorrenza, senza tante elucubrazioni contorte pseudofilosofiche o ammiccamenti tipo: maybe yes… meybe no maybe rain… meybe snow. Noi vogliamo sentire i ns Dirigenti (molti sembra sembrano spesso titubanti ed allora fategli scuola di comunicazione adeguata ai tempi)I miei figli (33 e 23) precari vogliono sentire parlare anche di un possibile SOGNO e non un futuro plastificato. Quelli del Pd che rispondono ad interviste devono adottare un linguaggio rapido deciso e mai melenso. Il TG 1 della Rai è diventato come quello di Fede schifosamente filogovernativo e depistante con immagini di un paese del bengodi dove i gossipari se la spassano alle nostre spalle di cittadini a reddito fisso. A Rai 3 e La 7 non riesco più ad essere informato ..che degrado. Fate delle battaglie sulle Dichiarazione dei Redditi falsi da 10.000 o 15.OOO euro e poi li vedi con grossi Suv, vacanze a go go, sfruttatori di benefit alle nostre spalle. Spaccategli le palle perchè in un condominio tutti devono pagare ma tanti troppi se la spassano e magari ci ridono dietro. Forza andiamo avanti senza tregua.


  2. Paolo
    24 luglio 2010

    Qualcoa, anzi molto dobbiamo fare oggi noi per i nostri nipoti!


  3. Paolo
    24 luglio 2010

    concordo


  4. Roberto
    24 luglio 2010

    Da troppo tempo la politica è fatta da chi pensa al potere più che alla gente. Caro Paolo ti renderai conto che ormai è difficile convincere la gente che esista un politico buono. Se quel leader che regna, che fa solo le leggi che gli servono, che è circondato dalla malavita, che fa battute maleducate, ha ancora il consenso dell’opinione pubblica è perchè la gente ha paura che a cambiare si possa andare in peggio. A reggere il Partito Democratico ci sono ancora gli stessi che hanno perso il paese, quelli cui la gente non ha più creduto; quelli che sono capaci di dire ciò che il governo dovrebbe fare, ma solo a parole; quelli che stanno a fare legami con gli altri degli altri Partiti dell’opposizione, anche quelli sono ancora gli stessi.
    Occorre un paese nuovo. Il paese nuovo lo possono fare persone nuove. Le persone nuove sono i giovani. Non i giovani cresciuti nelle sacrestie dei vecchi partiti, non i portaborse, ma quelli che stanno facendo la guerra per un lavoro, quelli che hanno voglia di fare una famiglia, quelli che non sono ancora leccapiedi del potente …, quelli che hanno l’ambizione di risolvere i veri problemi. Come? lasciamoli fare; peggio di così nbon potrebbe andare. E’ vero, Paolo, che le emozioni sono indispensabili per vincere: ma dovranno essere simili a quelle che portarono i nostri padri fuori dalla guerra e dal fascismo: le emozioni della vita vera, non delle parole gridate. Noi, più vecchi, quelli che ricordano Bisaglia o Berlinguer, dobbiamo farci da parte e restare a loro disposizione, dei giovani, dei giovani, dei giovani, perchè il nuovo paese deve essere il paese delle nuove persone, che vogliono essere al lavoro prima di diventare vecchi, che vogliono avere figli prima di diventare vecchi!


  5. Valter Vanni
    24 luglio 2010

    Mentre alcuni di noi si baloccano con “scenari politici ipotetici” come li chiama il Presidente Napolitano, anche io penso che sia del tutto necessario rilanciare il progetto del “grande” PD, ma per fare un tentativo in questa direzione occorre mettere insieme quelli che davvero la pensano così, come ti ho detto a voce sabato 10 u.s. io ci sono, ma ti prego di prendere tu una iniziativa, io non posso farlo, a presto valter


  6. Paolo
    24 luglio 2010

    Penso che la ripresa settembrina debba caratterizzarsi con la forza dell’iniziativa. ora ‘è anche in campo “Verso il Nord” che non va sottovalutato. Può essere l’occasinoe di una ripresa seria dell’iniziativa del Pd anche con nuovi interlocutori o un suo ulteriore indebolimento. Dipende da noi


  7. Paolo
    24 luglio 2010

    Sono d’accordo, ma occorre che i giovani facciano le loro battaglie con più coraggio e più determinazioni, e più idee generali sul futuro del paese. Mi sembra che quelli che sono emersi a livello nazionale abbiano molte idee sulle critiche da fare al PD, ma troppo poche idee sul paese. Invece ci sono quadri dirigenti nuovi, generosi e competenti nella periferia che debbono prendere in mano il PD. partendo però dal fare, dallo scrivere, dal proporre sulle questioni concrete dei cittadini più che sulle nostre vicende interne.


  8. Laura T
    24 luglio 2010

    Si cari, belle parole… già sentite. Ma di quali giovani parlate, di quali “quadri dirigenti” parlate? di quelli che hanno deciso restandosene comodamente a casa di come doveva andare l’ultima assemblea regionale ?
    Mala tempora currunt


  9. enzucciu
    24 luglio 2010

    Concordo sul ruolo di Vendola e del PD. Senza dubbio NIki ha il merito di aver governato, tuto sommato bene a quanto sembra, una delle regioni più importanti d’Italia, come ha detto oggi Parisi. Voglio però che sostanzi la sua narrazione con un programma concreto e non con semplici slogan. Per quanto riguarda i giovani, purtroppo se ne vedon pochi nel PD. IN >vento la maggioranza non vota o vota lega-pdl. I nostri rarmente brillano per spirito di iniziativa, intraprendenza capacità di proposte. Molti di quelli che conosco sono intellettualmente più vecchi di tanti anziani e non vedono l’ra di essere cooptati nelle stanze dei bottoni dai vari cacicchi locali


  10. enzucciu
    24 luglio 2010

    scusate i refuso volevo dire che in Veneto la magioranza dei giovani sotto i trent’anni non vota


  11. Piero Bianco
    24 luglio 2010

    Il vero problema è che dalla crisi di fiducia verso la politica dei cittadini, sfociato con il 45 per cento di astensionimo, se ne è avvantaggiata solo la lega, noi non siamo riusciti nemmeno a cogliere i vantaggi dell’opposizione. Tutto questo perche combattavamo sul territorio con uno strumento all’apparenza ma anche in sostanza centralistico.
    Non siamo riusciti a fare nemmeno un PD Veneto e poi si ha avuto anche il coraggio di parlare di federalismo. Ora non vedo alternative alla proposta di Cacciari in primis della riforma elettorale. Cominciamo comunque a mettere in atto il superamento della provincia con chi ci sta al di la dei simboli aggregando riformisti da tutte le direzioni e alle prossime elezioni a Treviso chi viene eletto inizia la trasformazione, secondo me con il malessere esistente si vince. C.S. Piero


  12. Adriano
    25 luglio 2010

    Fa piacere di sentirsi chiedere un commento. Spero che poi qualcuno lo legga. Non perchè io abbia da dire chissachè di importante. Anzi credo che spesso la “base” (si dice così no) non sia depositaria della “Verità”. Però vanno ascoltate le persone con le loro preoccupazioni, le paure, le speranze. In fondo è questo uno terreni sui quali si deve lavorare di più:(ri)avvicinarsi alle persone. Credo ci siano due livelli di intervento: locale e nazionale. Quando sento che dobbiamo far entrare dei giovani, mi sembra quasi di sentir dire che ci deve pensare qualcun altro e non noi. Invece ci dobbiamo pensare noi a livello locale. Non importa se ventenni o quarantenni o sessantenni, quello che importa è avere la fortuna di trovare persone animate da passione, ma che ragionano.Per il livello nazionale non credo che noi possiamo incidere in qualche modo. Un modo efficace per intervenire è sicuramente fare le Primarie. Ma poi “facciamo casino” perchè andiamo a spostare pesi e contrappesi. Basta guardare alla Puglia. Vendola va benissimo. Ha vinto. Ma quanto è costato riannodare con l’UDC dopo. E io credo, non so per merito della mediazione PD o per senso di responsabilità dell’UDC, che siano anche stati limitati i danni a livello nazionale.
    Io non sono potuto andare a votare per l’ indicazione del nuovo segretario ma avrei votato per Veltroni. Non perchè trovi inadeguato Bersani. Anzi lo vedo “attrezzato” con competenza, credibilità, per essere il segretario. E’ l’idea di Veltroni che mi sembrava più logica. Una logica maggioritaria che tende a sottrarsi alle “pregiudiziali” (potevo chiamarli ricatti) del Mastella di turno o del Ferrero o di chi sa di poter disporre di un numero di voti determinanti per la tenuta di una maggioranza. Ecco trovo che sarà almeno difficile presentarsi agli elettori e dire “si è vero , siamo ancora in coalizione con chi ha fatto saltare Prodi, ma questa volta sarà completamente diverso”. Ma questa è storia passata e poi lo so che quello che conta è vincere e quindi il ritorno al “proporzionale” e comunque alle trattative, eccetera eccetera, è un male necessario.
    Mi scuso per essermi dilungato.
    Comunque sono arrivato a cinquantanni e non mi sono mai ricreduto sul fatto che il lavoro paga. Per quanto potrò fare io ci sarò, con Bersani, con Veltroni, con Letta, con chiunque non si stanchi di lavorare per un “mondo migliore”.


  13. Matteo
    26 luglio 2010

    Condivido le tue considerazioni Paolo. Vorrei aggiungere che, se da parte sua ci fosse la disponibilità, dovremmo provare a fare confluire SEL e Vendola in particolare nel PD. Penso che sarebbe ingestibile una coalizione con a capo il leader di un partito del 3%. Oppure, se non ci sono le condizioni per un’operazione di questo tipo, facciamo crescere alcuni giovani che riescano a creare quella connessione sentimentale di cui parla il governatore pugliese (Matteo Renzi?). Vedo comunque dei segnali di difficoltà anche in Consiglio provinciale e credo che dovremo incalzare la destra anche a livello locale, perchè non hanno la minima idea di come affrontare le sfide necessarie per il nostro territorio…


  14. Paolo
    26 luglio 2010

    Caro Adriano,
    mi sembrano parole di molto buon senso. Per la Puglia bisogna anche tener conto del grave errore di una parte del gruppo dirigente PD nel non comprendere il “fenomeno” Vendola, pensando di contrapporre alle primarie una personalità piuttosto “fredda” dal punto comunicativo e che comunque la vittoria è venuta (per fortuna) per la presenza del terzo polo di Adriana Poli Bortone. Se l’UDC si fosse saldato con la PdL purtroppo non ci sarebbe stato nulla da fare.


  15. Paolo
    26 luglio 2010

    Naturalmente nel caso di Vendola, di Renzi o di altre possibili leadership nascenti occorre che incomincino a caratterizzarci per contenuti programmatici capaci di mobilitare i nostri elettori (cosa sempre importante e che viene troppo spesso trascurata) e di suscitare interesse nel grande mondo dell’astensione e delal delusione dell’area pdl/leghista. Perchè l’esperienza passata ci insegna che è importante vincere ma occorre avere un progetto per governare. Il voto è meno ideologico di una volta. Credo che per la provincia bisogna anche tener conto della novità negativa del centrodestra di voler utilizzare la sede istituzionale provinciale per contrastare le politiche amministrative del Comune di Padova. Con Casarin pur nella diversità delle posizioni c’era una ricerca dei punti di incontro e di soluzioni condivise, ragione in più per utilizzare in modo dinamico la nostra presenza in provincia.


  16. Domenico D'Agostino
    26 luglio 2010

    Io penso che il problema vero sia costituito da questo Partito. Dal Partito, cioé, nelle mani di Bersani, D’Alema, Bindi, Letta (e via elencando)e della loro sciagurata strategia per la quale non c’è alterativa a un centro-sinistra imperniato e caratterizzato dal Centro (così lo chiamano ancora) di Casini. Sono convinto che questo gruppo dirigente non abbia voce sufficiente per scuotere tutti i potenziali elettori del PD. Né vale dire che questo gruppo dirigente è pur uscito da un Congresso, un Congresso al quale è stato presentato un Partito duramente fiaccato dalla lotta interna che per due anni non gli aveva consentito di assumere posizioni chiare e, capolavoro fra i capolavori, con la componente che avrebbe dovuto difendere la vita del PD divisa grazie alla disinvolta operazione orchestrata e portata a termine con ottima regia, da Goffredo Bettini e Michele Meta. Ora questo Partito, già pressoché senza vita e senza ascolti prima della prova congressuale, vivacchia in una situazione complicata nella quale si è impantanato: nessuno ne avverte l’assenza, nessuno ne sente la necessità.
    Fuori dal PD si costruiscono scenari, anche inquietanti, all’interno dei quali è difficile vedere un ruolo di risorsa per l’ottimo Vendola.
    Poiché sono convinto che le elezioni politiche (all’80%)si terranno alla scadenza naturale, in quel momento sul terreno di gioco ci saranno tutta una serie di protagonisti (alcuni dei quali all’ultima occasione) che intanto si saranno preparati per fare una buona partita: Il PD potrebbe avere qualche chance se intanto fosse capace di tornare a essere Il “grande” Partito Democratico, come altri qui l’hanno invocato. Mi accorgo di avere scritto troppo e di dovermi fermare. Chiedo scusa.


  17. Gianfranco
    26 luglio 2010

    Che il consenso di Berlusconi sia stia erodendo è un fatto, purtroppo in assenza di una vera opposizione, chi si trova spiazzato pare non avere alternative se non l’astensionismo. Questo è il vero guaio. Il gruppo dirigente del PD si trova troppo spesso diviso nelle questioni essenziali, più attento agli equilibri interni che non alle proposte su cui incalzare il centrodestra. Questo porta al blocco e all’ingessamento del gruppo dirigente che mal sopporta il ricambio. Così se nel mondo del lavoro il precariato è diventato il “modello di sviluppo” altrattanto succede con il gruppo dirigente (si fa per dire) del PD, assente nelle grandi battaglie come ad esempio la riforma del lavoro o la riforma fiscale, ma assai presente nelle lotte intestine per non perdere le posizioni acuisite nell’apparato. Così non si va da nessuna parte. E’ evidente che o si trova in fretta una via d’uscita che faccia piazza pulita dei troppi “capetti” veri responsabili del fallimento dei due governi Prodi, oppure la libera uscita degli elettori verso altri progetti è scontata. Non sarà l’ennesimo richiamo alle primarie a rinsaldare il PD. Con infinita amarezza.


  18. Paolo Segantin
    26 luglio 2010

    Secondo me di sciagurato nel PD c’è stata solo una cosa: Veltroni e tutto quello che ha determinato, dalla caduta del governo Prodi al disfacimento della galassia del centro sinistra, dall’enorme regalo fatto a di pietro alla perdita di credibilità dell’intero partito..
    La cosa peggiore secondo me, da giovane militante che non aveva mai fatto politica prima del PD, è stata, col senno di poi, il fatto di aver creato un non partito (ricordate per esempio l’assenza delle tessere??) dove mancavano e mancano i luoghi di discussione, dove mancava e continua a mancare la partecipazione attiva delle persone. dopo il congresso di settembre dove il voto delle primarie ha confermato quello delle tessere si è spero appreso che l’iscritto non è un appestato ma ragiona in egual maniera del semplice elettore!

    Se può interessare, la mia ricetta è: umiltà (qualcuno che faccia un passo indietro? dai!!), parole chiare (eliminando per esempio la parola riformista che non significa nulla e non trasmette neppure emozioni) programmi chiari (nuclerare? o si o no/ inceneritori? o si o no/ e così per ogni cosa senza tentennamenti) e alleati fidati. da soli non si va neanche in ferie!!

    Ciao!!


  19. Paolo
    27 luglio 2010

    Ringrazio ma non condivido. Penso che Veltroni fosse riuscito a suscitare nel paese una grande attenzione per il Pd e quella connessione emotiva di cui parla giustamente vendola. La caduta di quel progetto ha deluso l’opinione pubblica e quel 34% di consensi raccolti resta un miraggio. Al congresso hanno vinto i sostenitori di un partito più solido ma mi sembra che non ci sia nè la solidità nè il posizionamento programmatico chiaro. Gli iscritti sono importanti, però a Padova abbiamo 5000 iscritti. Molto meglio della Pdl che risulta averne 500 ma su una provincia di 800000 abitanti dobbiamo pensare che se riusciamo a coinvolegere una platea più vasta di elettori non è un pericolo ma una risorsa. Comunque sono d’accordo che bisogna lavorare in profondità sulla fisionomia programmatica del pd


  20. Adriano
    28 luglio 2010

    Nel precedente intervento ho rappresentato il mio punto di vista circa la necessità di intervenire nella Politica su due livelli: uno locale ed uno nazionale. Esiste un problema che credo sia opportuno “affrontare e preparare” a livello locale. Almeno io la vedo così. Occorre incominciare a dire, soprattutto per chi è arrivato nel PD da sinistra, che il PD non è “l’evoluzione dei DS”, ed è una cosa molto difficile. Più che difficile è complicata. Molti di noi si sono abituati a credere che di qua stanno i giusti e di la stanno gli ingiusti. In particolare che i lavoratori dipendenti,soprattutto operai, sono i giusti e che i datori di lavoro, i padroni, sono solo sfruttatori. Che di qua ci sono gli onesti che pagano le tasse e di la i disonesti che non le pagano.E così via. Dire che le cose non stanno così e che le categorie sono fatte di persone che sono a loro volta giuste o ingiuste e oneste o disoneste non si può a livello nazionale. A livello nazionale è più efficace “dare emozioni o suggestioni”, usare slogan o frasi o numeri ad effetto. A livello locale si può, anzi secondo me si deve, ragionare e fare considerazioni più articolate. E’ a livello locale che si deve “costruire il PD”.E’ a livello locale che si deve dire che il PD difende il lavoro e non solo gli operai. E’ a livello locale che deve consolidarsi l’idea che il PD non sono i DS che hanno solo cambiato nome e questo serve anche a chi viene dalla MARGHERITA per non sentirsi un “ospite”. E’ possibile avere un supporto in questa operazione? Se si provasse a programmare una serie di incontri pubblici, con chi è nel territorio, con qualche esponente, qualche dirigente,con qualcuno che possa rendersi in qualche modo disponibile per provare a parlare delle ragioni di questo PD, si può pensare di avere un supporto in questo?
    Comunque o così o in altro modo, è nel territorio che comunque dobbiamo farci vedere e consolidare ( o costruire ) le fondamenta politiche del PD. Io credo che a livello locale ci stia la “ragione” del PD, mentre a livello nazionale ci stia il “cuore”.


  21. Paolo
    28 luglio 2010

    Certo, questo è il lavoro da fare. Di fronte alle digfficoltà rischia di venir meno la curiosità del nuovo e di una nuova sintesi culturale e per chi ha provenienze precedenti vi è la tenatazione di rinchiudersi nel territorio già conosciuto. Vale per chi viene dalla Margherita, che aveva una struttura organizzativa più debole, e fatica a trovarsi in strutture che risentono di più della tradizione ds e per chi viene dai ds che appunto avevano modalità di lavoro più consolidate e fanno più fatica a cambiare.
    Io comunque sono a disposizione anche per iniziative sul territorio proprio sulle ragioni e la cifra identitaria dal PD


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