La crisi di governo, Gheddafi, i nostri doveri

Pubblicato il 1 settembre 2010, da In primo piano

Dopo l’estate dei veleni del PdL la ripresa politica istituzionale è stata segnata dal viaggio in Italia di Gheddafi. Simbolo in sé del berlusconismo.

L’evidente invidia per un modello di governo autoritario che non può realizzare. Il macroscopico conflitto di interesse che vede un paese umiliarsi con una politica estera a senso unico (sembra che i veri interlocutori italiani fuori dall’Unione Europea siano i regimi autoritari: Libia, Russia, Panama, Bielorussia…).

 I rapporti economici con un paese produttore di petrolio è bene che ci siano e vengano sviluppati, e non è una novità. La novità è che questi rapporti sono condizionati dalle convenienze personali di Berlusconi imprenditore. Che vede investimenti libici nelle proprie imprese ed opportunità di investimento in Libia per le proprie imprese.

 Il prezzo è l’umiliazione del paese. Unico in Europa ad accettare di essere il palcoscenico delle uscite propagandistiche di un dittatore, tra hostess a pagamento, mostre sul passato coloniale, caroselli di cavalieri berberi (poveri carabinieri comandati a fare da comprimari nello spettacolo del Rais). Perfino l’incontro del Capo del Governo nella tenda beduina. Unico caso in cui un capo di stato in visita riceve il governo ospitante nella propria ambasciata (si fa per dire) invece di recarsi nella sede istituzionale del paese ospitante.

 Dettagli rispetto alle convenienze economiche? No, sostanza, sostanza di una politica estera che ci fa guardare con sospetto dai nostri partner occidentali e che legittima posizioni inconciliabili sul piano dei diritti umani e dei principi democratici.

Un conto è trattare con un regime autoritario per difendere gli interessi nazionali, un conto è prostituirsi a questo regime. Tanto più se nella propaganda spicciola nei territori questi che sono al governo fanno del pericolo dell’islamizzazione dell’Europa un leit motiv e poi si usa l’Italia per consentire a Gheddafi di impalcarsi ad improbabile profeta della conversione all’Islam. Anche in questo vicino all’idea della destra e degli “atei devoti”. In realtà a Gheddafi come è noto della religione islamica non gliene è mai importato niente se non ora come base per contenere il fondamentalismo islamico che alimenta l’opposizione interna, esattamente come la destra italiana che pensa di usare i sentimenti religiosi come stampella del proprio potere.

Il panorama interno resta incerto. Il Governo continua a non governare una crisi che continua a mordere nella condizione sociale del paese, con una disoccupazione drammatica specie per i giovani. Restiamo senza Ministro dello Sviluppo Economico. Anche qui non è forma ma sostanza. Il Ministero avrebbe risorse, competenze e poteri per agire. In quel ministero ci sono stato e conosco bene come sia necessario l’impulso politico di un Ministro per affrontare i nodi economici ed occupazionali. Tutto il centrodestra resta concentrato su sé stesso, sulla lotta di potere tra le diverse fazioni, dimenticandosi degli interessi generale.

Sta anche a noi concentrarsi su questi aspetti. Le condizioni di vita dei cittadini. Non nego che il problema della legge elettorale sia un problema reale che riguarda il buon funzionamento della democrazia ed i rischi concreti di un suo indebolimento in Italia. Ma proprio non mi va giù che noi discutiamo, naturalmente dividendoci, su come dovrebbe essere la nuova legge elettorale, come se fosse materia nella nostra disponibilità. Resto convinto che il PD può costruire alleanze con l’opinione pubblica prima ancora che con gli altri partiti, solo se dimostra di avere l’energia di costruire idee nuove per affrontare i problemi nuovi. Lo scoramento evidente in tanta parte dell’opinione pubblica, delusa a destra e a sinistra, va combattuto rendendo evidente una visione generale del paese, ricette convincenti. Su questo varrebbe la pena di lavorare. Gli spazi ci sono.

P.S. La recente intervista del Sindaco di Firenze Matteo Renzi è sintomatica. E’ vero, c’è il problema di una avvertita usura del gruppo dirigente del PD. Ma possibile che chi ha opportunità di accesso ai media nazionale li debba usare esclusivamente per parlar male della propria casa? Non sarebbe meglio utilizzare questi spazi per comunicare idee robuste su ciò che serve al paese, presentare esperienze innovative di governo sulla città (se ci sono)? E per questa via acquisire autorevolezza. Perché con il battutismo non si diventa leader, ed uno dei motivi dello scarso ricambio è appunto che chi potrebbe e dovrebbe costruire il ricambio si accontenta delle battute, delle note di agenzia, delle rivendicazioni generazionali, invece di mettere in campo con continuità una robusta iniziativa politica.

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2 commenti

  1. Pier Giorgio Confente
    3 settembre 2010

    ritengo sbagliato attaccare il governo per i rapporti economico – politici che cerca di irrobustire con i vari paesi del mondo.
    Questa è una linea tradizionale del nostro paesesostenuta in passato sia dalle forze politiche di governo che di opposizione.
    In tale direzione andava Mattei con la giovane ENI nonostante gli ostacoli che ponevano le potenze ex coloniali e gli USA:
    Una politica di amicizia con la Libia, ma non solo anche con gli altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo penso sia conveniente non solo per l’economia del nostro paese ma anche per lo sviluppo del nord africa e per l’avanzata di un processo civile e di pace che vedrà col tempo modificarsi anche gli aspetti negativi e poco democratici di molti paesi.
    E’ quindi necessaria lungimiranza e lasciar perdere le beghe di cortile!
    saluti Pier Giorgio


  2. Paolo
    3 settembre 2010

    Non si tratta di contestare una politica mediterranea dell’Italia. Questo orientamento è una costante della politica estera italiana, anche usando lo strumento ENI. Del resto è stato il Governo Prodi ha incominciare a lavorare per un ristabilimento delle normali relazioni con la Libia. Però quando si tratta con interlocutori ai quali manca caratteristiche democratiche e rispetto dei diritti umani non si può legittimarli e offrire palcoscenici per i propri discutibili proclami. io ad esempio mi sono opposto a che in occasione della prima visita Gheddafi parlasse nell’aula del senato (e siamo riusciti ad impedirlo): nella sede della democrazia parlamentare quale lezione di democrazia avrebbe potuto dare Gheddafi? Si può trattare, sviluppare gli interessi nazionali, interloquire anche per favorire una evoluzione democratica del legime libico, ma bisogna farlo con la schiena dritta e tenendo fermi i principi


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