Libertà per i cristiani in Medio oriente

Pubblicato il 26 gennaio 2011, da Interventi al Consiglio d'Europa

Nell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha trovato eco il tragico attacco alle comunità cristiane in medio oriente, culminate nell’eccidio di Alessandria d’Egitto contro i cristiani copti. L’opinione pubblica internazionale è troppo spesso distratta nei confronti della violazione della libertà religiosa e questo non è bene, anche perchè alimenta nei paesi occidentali reazioni populiste e di chiusura, mentre la libertà religiosa è un grande lascito della costruzione della democrazia.  Sono intervenuto in aula nel dibattito che si è tenuto il 27 gennaio 2011.

La libertà religiosa è parte costitutiva delle libertà umane. Ogni volta che è violata non può esservi distrazione o silenzio da parte della comunità internazionale. Sarebbe una gravissima colpa. Nel Medio e Vicino Oriente la libertà religiosa è diffusamente violata. Nell’ostacolare o impedire di professare la propria fede in pubblico o in privato, o di non professarne alcuna, nel non consentire la diffusione di libri religiosi, l’educazione, la pratica e l’edificazione dei luoghi di culto, nell’attuare la punizione e l’emarginazione dei convertiti.

A questa pratica della violazione dei diritti fondamentali si sono aggiunti di recente efferati delitti da parte di gruppi estremisti con l’assassinio di centinaia di fedeli. Non riguardano solo i cristiani. Basti pensare agli esiti drammatici del conflitto tra sunniti e sciti. Ma certo nei confronti dei cristiani si sta esercitando una violenza continuata, oltre gli eccessi drammatici degli attentati terroristici. Dobbiamo parlare di una vera e propria cristianofobia che attacca la libertà e la vita delle comunità cristiane. Iraq, Egitto, Eritrea, Somalia, Sudan, Nigeria, India, Pakistan, Filippine. Sono moltissimi i paesi in cui alle limitazioni della libertà di culto si aggiunge l’azione di gruppi di estremisti che attentano alla vita dei fedeli, con il preciso scopo di utilizzare la religione come arma per uno scontro di civiltà.

E’ nostro dovere parlare ed agire. Evitando in particolare nel Medio e Vicino Oriente due errori. Il primo è quello di identificare gli attacchi contro i cristiani come espressione dell’intero mondo islamico. Gli attacchi sono espressione di minoranze estremiste e fanatiche, legate a gruppi terroristici che vanno combattute ed isolate.

Il secondo è considerare la presenza cristiana nel Medio Oriente una presenza in qualche modo estranea ed importata. Ancorché oggi minoritarie si tratta di comunità che hanno una vita millenaria. Lì è nato il cristianesimo e di lì è venuto in Europa. La scomparsa del cristianesimo da quell’area sarebbe una sconfitta anche per il mondo islamico, che rinnegherebbe una tradizione millenaria di convivenza pacifica.

I rappresentanti dell’estremismo islamico mirano a realizzare una rottura con la storia. La creazione di una società totalmente omogenea con un processo di islamizzazione integrale avrebbe come vittime non solo cristiani o ebrei o induisti, ma insieme gli stessi islamici che cercano una sintesi creativa tra la loro confessione ed il pensiero laico. Pensiamo solo alla lunga lotta per i diritti condotta con coraggio e determinazione da tante donne islamiche.

La violenza fondamentalista rappresenta la risposta più distruttiva alle sfide della globalizzazione. E’ la strada della paura, della chiusura, del nemico identificato con il diverso, dell’uso politico della religione. Proprio la storia europea insegna che le guerre di religione hanno sempre esiti distruttivi ed involutivi. Anche in Europa la presa di coscienza della libertà religiosa come diritto fondamentale ha aperto la strada ad un grande progresso, allo sviluppo di un pensiero laico e delle grandi confessioni cristiane che hanno portato alla fioritura della cultura dei diritti umani.

Ovunque questa cultura è violata lì abbiamo il dovere di alzare forte la voce della tolleranza e della libertà. Intervenendo prontamente, usando gli strumenti della democrazia, del diritto internazionale e della diplomazia, del dialogo tra culture e religioni. Per affermare sempre le ragioni universali della libertà, della dignità intangibile della persona.

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2 commenti

  1. Hashlamoun
    30 gennaio 2011

    Carissimo, condivido con convinzione una parte del tuo discorso pechè mi tocca da vicino. sono un uomo libero e credente. Mi prendo dal tuo discorso:La libertà religiosa è parte costitutiva delle libertà umane. Ogni volta che è violata non può esservi distrazione o silenzio da parte della comunità internazionale. Sarebbe una gravissima colpa.
    Ricordo la facia del Sindaco di Oppeano quando ha demolito la moschea di Cà degl’Oppi e quando ha chiuso un edificio della comunità musulmana del luogo a Oppeano, di certo non è stato un bel gesto. Mi chiedo se i candidati al parlamento conoscono la costituzione della Repubblica Italiana. In questi giorni movimenti politici radicali e non, hanno cominciato a demolire e incindiare luoghi di culto ed esproprio di terreni di cittadini per motivi vari ……, non è un bel gesto. Fermiamoli prima che sia troppo tardi, fermiamo La Lega e alleati.


  2. Paolo
    31 gennaio 2011

    Proprio le persecuzioni nel Medio oriente per i cristiani ci debbono fare capire quanto sia imporante garantire la libertà religiosa a tutti. E’ singolare pensare che comunità cristiane sono sopravissute per secoli diffcili e combattuti nel Medio oriente ed oggi nel mondo che si definisce moderno non sono possibili convivenze che erano accettate da sempre


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