Berlusconi uscirà di scena, prepariamoci

Pubblicato il 23 giugno 2011, da Dai giornali

Il Mattino di Padova, 23 giugno 2011

Il discorso di Berlusconi alle Camere è stato un discorso dimesso. Modesto quanto ai contenuti programmatici. La stanca ripetizione degli impegni assunti di fronte al paese nel 2001, nel 2008, nel settembre e nel dicembre del 2010. Sempre lo stesso refrain: farò, faremo, risolveremo. E i problemi sono tutti lì, gli stessi dopo 10 anni: le promesse per il fisco, la sicurezza, il Sud, la giustizia, sempre quelle.

Ma è la parte politica che non va sottovalutata. Per la prima volta, sia pure tra le righe ed in forma obliqua, ma con molta chiarezza Berlusconi riconosce che il suo ciclo è finito. “Non voglio rimanere per sempre a palazzo Chigi o fare il leader a vita del centrodestra”, “i cimiteri sono pieni di persone che si ritenevano indispensabili” sono parole perfino ovvie ma finora mai pronunciate. Compare anche la parola eredità. L’ambizione legittima di lasciare come propria eredità politica un grande partito ispirato al Partito popolare europeo. Insieme c’è il riconoscimento esplicito della gravità della sconfitta elettorale: “nessuno tra noi minimizza o finge che non sia successo nulla”.

Dicendo nulla sui contenuti della futura azione di Governo però una scelta netta c’è. E forse è una parte del discorso scritta dal Ministro Tremonti. Gli impegni assunti in sede europea per il risanamento della finanza pubblica vanno adempiuti subito, non c’è spazio per un allentamento della disciplina di bilancio. Altro è dire se ci riuscirà, ma la scelta è netta (e non poteva essere altrimenti, pena il massacro sui mercati internazionali).

Anche a noi dell’opposizione conviene incominciare a misurarsi su questo nuovo scenario. Passata la giustificata euforia per una vittoria elettorale cospicua che cambia il clima politico sarà bene organizzarsi per la sfida vera, prendendo atto delle novità. Non sarà Berlusconi il nostro avversario del 2013 o prima se il governo non ce la farà. Merito della battaglia politica che abbiamo sviluppato e del fallimento dell’azione di Governo (nel 2001 e oggi) e anche delle sue intemperanze.

Si tenterà nel centrodestra di ricostruire il campo politico del PPE in Italia (Casini e dintorni), probabilmente offrendo parecchio. Berlusconi ha capito che essere prigionieri della Lega non è un grande affare.

Tenterà Berlusconi di correggere la sua pessima immagine di Governo puntando in questi due anni residui (sempre se ci saranno) a tenere il punto sul risanamento dei conti.

Ora la manovra correttiva che verrà presentata tra qualche settimana sarà di almeno 45-46 miliardi di euro. Ai 40 richiesti nel 2013/14 vanno aggiunti 5/6 miliardi di euro per correggere la manovra 2011/2012 che non sta dando gli effetti attesi. Paghiamo gli errori fin qui commessi e se venisse realizzata con le ricette fin qui seguite dal governo il paese ne uscirebbe morto (niente riforme, tagli della spesa per investimenti e del sistema delle autonomie locali, pochissimo risparmio sulla spesa corrente dello stato centrale, senza distinguere tra buona e cattiva spesa).

Occorre cambiare la cura, e la cura buona si chiama riforme. Riforme coraggiose. Con una radicale riorganizzazione della spesa pubblica: ciò che serve e nulla di più di ciò che serve. Riducendo al minimo gli oneri burocratici. Sostenendo chi innova (in tutti i campi, privato e pubblico) e penalizzando chi vive sulle spalle degli altri. Aprendo i mercati chiusi e fornendo regole appropriate dove ci sono monopoli e rendite di posizione a svantaggio delle famiglie e delle imprese concorrenziali. Facendo pagare chi può ed alleggerendo il peso ormai intollerabile su chi non può.

Anche per il centrosinistra c’è perciò una parte importante (quella dei veri “responsabili”, che non sono i compravenduti del parlamento). Non si tratta di abbattere il “tiranno” ma di dimostrare che con noi si può avere un paese che cresce di più, più coeso e giusto. Perciò più libero e vivibile. Convincere di questo gli elettori, Non è un compito da poco, ma ci stiamo lavorando per arrivare pronti all’appuntamento.

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1 commento

  1. Nilo
    24 giugno 2011

    Bene Paolo. Tu, da senatore devi esortare il partito, devi spronarlo, ma lo scopo, la vittoria è difficile da raggiungere. Oggi, come nel passato il centrosinistra e diviso. Lo stesso Partito Democratico lo è.
    Io che nel partito ci sono da qualche anno e che, come tu sai, non ne sono entusiasta, mi chiedo quale sia il percorso, i provvedimenti che dovranno essere presi per mettere il Partito Democratico nella migliore condizione per essere vincente; e quanto indeterminato sia il tempo disponibile.
    D’altro canto io sono certo che vincere con l’attuale organizzazione sia possibile solo con una gran dose di fortuna. Dobbiamo ammettere cioè che la condizione dei nostri avversari sia disastrosa a tal punto che anche non facendo niente si vinca lo stesso. Ma non é e non sarà così.
    Vincere significa realizzare nel Partito Democratico un progetto di conoscenza, organizzazione, comunicazione. Tre misteriosi concetti dei quali io non comprendo cosa tu percepisca. Io credo che siano i fattori decisivi dell’evoluzione della specie umana. Quindi anche dell’evoluzione del nostro partito.
    Non a caso, io, sconfortato dall’indifferenza che ho ottenuto (anche nel mio gruppo) con la pubblicazione del mio documento: “101209 Sulla condizione organizzativa del PD”, abbia analizzato e poi redatto un prodotto comunicativo snello e immediato quale: “110621 La società e il Partito Democratico_Ideogrammi” che ti ho inviato qualche giorno fa.
    L’intento che ha guidato il mio progetto nel Partito Democratico in questi tre anni d’intensa partecipazione, é stato quello di portare il partito alla vittoria. Non per vincere, come già detto, non a caso, in “110606 IL PRIMATO DELLA POLITICA”, ma per convincere e portare alla vittoria i contenuti e le aspirazioni del partito: giustizia, eguaglianza e libertà in democrazia.
    Ho esordito con “Bene Paolo”. Termino con un “bene Nilo”, consapevole che il tuo e il mio intento(scopo)coincidono.

    “Alla via… così”. Lo dice il comandante quando la rotta é esatta ma il mare è ancora da percorrere.(Questa metafora l’aggiungo ricordando il prof Filiberto che mi ha insegnato e confermato tante cose.)

    Ciao, Paolo.

    Nilo


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