Silvio, perchè non te ne vai?

Pubblicato il 4 agosto 2011, da In primo piano

Il discorso di Berlusconi alle Camere non mi ha deluso. Perchè non mi ero mai illuso. Che ci fosse la sua capacità e volontà di fare uno scarto, di fare una necessaria autocritica su cui rifondare una nuova iniziativa governativa. Di fare un appello etico agli italiani, per una solidarietà nazionale basata su principi di equità e condivisione. In parte non voleva, in parte non sapeva, in parte non poteva.

Eppure avrebbe potuto scegliere un taglio diverso, che ci avrebbe anche potuto mettere in difficoltà. Non dico farsi da parte. La Lega al Senato ha indicato la Germania come modello, dicendo per la verità anche cose condivisibili. Si sono però dimenticati di dire che in Germania un presidente del Consiglio con le responsabilità private e pubbliche come quelle di Berlusconi se ne sarebbe dovuto andare da tempo, per una rivolta etica prima che politica.

Avrebbe comunque potuto dire: intendo ritirarmi alla fine della legislatura, ma utilizzare questi due anni per un piano incisivo di riforme, da quella elettorale per ridare potere al popolo (davvero) a quelle che servono per la competitività del paese. Collegare l’incontro con le parti sociali ad una iniziativa politica e parlamentare. Illusioni che non ho coltivato.

Però è sconfortante: perchè a leggere il discorso di Berlusconi anche senza gli occhiali della prevenzione non c’è proprio nulla. C’è una descrizione della realtà, condivisibile solo in parte per le omissioni che contiene, l’ennesimo elenco di provvedimenti adottati o che si adotteranno (compresa l’attuazione della delega fiscale, facendo finta che serva ad alleggerire il peso fiscale, mentre come è noto deve dare un gettito aggiuntivo di 17 miliardi di euro). Mancano del tutto gli impegni per fronteggiar e una situazione che dimostra di non essere piegata dal già fatto.

Ma se i fondamentali sono a posto, se le misure adottate sono sufficienti cosa manca? Verrebbe da dire come conclusione obbligatoria del ragionamento del Cavaliere: manca l’autorevolezza e la credibilità del Governo e del suo leader.

Non mi sono sorpreso del discorso di Berlusconi, mi sono sorpreso e molto del discorso di Alfano. Era la sua prima prova da leader del PdL. Un discorso al paese, per indicare una via d’uscita alla crisi, l’occasione di fare un discorso che indicasse una visione di lungo periodo del paese. Ne è uscito un comiziaccio di periferia: sono gli elettori e non i mercati che scelgono i governi, la colpa è naturalmente di Prodi e del centrosinistra, il governo c’è e va bene, e via di seguito con tutti i luoghi comuni che in effetti fino a qualche mese fa avevano funzionato, ma che ora appaiono patetici anche agli elettori del centrodestra.

Mi sembra che Bersani e Finocchiaro abbiano fatto il loro dovere: hanno espresso con chiarezza il senso di una indignazione che tanti italiani provano di fronte all’immobilismo del governo, all’iniquità sociale delle ricette proposte. Hanno richiamato al dovere della classe politica (e in genere della classe dirigente) di rispondere all’appello del Capo dello Stato per una iniziativa straordinaria. La strada maestra è quella delle elezioni. Ed in effetti solo una nuova base elettorale può dare autorevolezza ad un nuovo governo per fare le cose difficili che vanno fatte. Bisognerebbe andare al voto in autunno, sulla base però di un patto condiviso tra le parti: che chiunque vinca resta fermo l’impegno per gli obiettivi di sostenibilità del debito assunti in sede europea. Se no ha detto Bersani, se Berlusconi facesse un passo indietro, noi siamo disponibili a farne uno in avanti. Per un governo tecnico di alto profilo con una base parlamentare diversa? Con la stessa base parlamentare, ma almeno con una credibilità internazionale? Vedremo se ci saranno sviluppi. Non credo, questo è un governo che non riesce neppure a morire con dignità. Che sia sul letto di morte è però evidente. E l’Italia paga anche questo.

Molti colleghi parlamentari si lamentano degli attacchi alla “casta” parlamentare. Però guardando i banchi della maggioranza durante il dibattito al Senato che sconforto: finito il discorso di Berlusconi con applausi a comando (esattamente gli stessi della Camera) molte assenze (tanto non si vota), nessun interesse per il dibattito, tempo per gli arrivederci alla ripresa di settembre. Nessun senso della responsabilità, della straordinarietà, di una domanda esigente alla politica da assolvere. La capacità di trasmettere, anche con il proprio comportamento fisico, il senso di una cobnsapevolezza della straordinarietà della situazione.Tutto come sempre, una ilare irresponsabilità.

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2 commenti

  1. amerigo rutigliano
    4 agosto 2011

    Ma se i fondamentali sono a posto, se le misure adottate sono sufficienti cosa manca? Verrebbe da dire come conclusione obbligatoria del ragionamento del Cavaliere: manca l’autorevolezza e la credibilità del Governo e del suo leader.

    Questo è quello che lei ha scritto sentaore Giarretta.

    Le chiedo, quale forza politica è oggi davvero credibile e quale leader potrebbe prendere il posto dell’attuale presidente del consiglio. Forse Alfano ( il soldatino del premier) forse Monti ( buono per ogni occasione) forse Maroni ( il ministro leghista indagato per oltraggio a pubblico ufficiale) forse Casini ( con i piedi in più staffe tanto per non sbagliare) forse qualcuno del centro sinistra, magari Bersani che sa far di conto ma nulla ha di leadership. Forse Veltroni che soffre di maanchismo o forse la senatrice Finocchiaro candidata a tutto ma sempre trombata e anche promossa a capogruppo. Quanto camperà ancora il presidente Napolitano con le sue 40 auto blù.. che farà poi questo PD che non è nemmeno un vero partito. Berlinguer si gira nella sua tomba se dovessimo poi parlare di questione morale e della diversità della sinistra.. Non dico altro senatore perchè potrei scrivere una enciclopedia, del resto lei senatore Giarretta naviga la politica da tanto di quel tempo che non le devo insegnare nulla a parte una cosa. Io sono del popolo, e vivo con il popolo e ne condivido i problemi, i drammi, le paure. Un popolo che non sogna più da tanto tempo e che odia profondamente la politica con tutti i suoi vergognosi privilegi. Si vesta con abiti dozzinali e porti a vivere la sua famiglia per un periodo in una delle tante periferie d’Italia e magari tirando avanti con 1000 euro al mese. Cambierebbe lo assicuro. Tutto il resto caro senatore è aria fritta.


  2. Paolo
    4 agosto 2011

    allora potresti provarci tu…


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