Cresce il debito, ma è lo stato centrale che manca ai suoi impegni

Pubblicato il 14 settembre 2011, da Interventi al Senato

Intervento in Aula sul rendiconto del bilancio  per il 2010, 14 settembre 2011

GIARETTA (PD). Signor Presidente, signor Sottosegretario, colleghi, mi soffermerò in modo particolare sul resoconto, ritenendo che sia essenziale recuperare, nell’analisi dell’intero ciclo di bilancio, una maggiore attenzione sui risultati dell’esercizio. Stiamo discutendo – e penso che sia un fatto positivo – sulla modifica dell’articolo 81 della Costituzione. Proprio l’esigenza di questa modifica ci richiama al fatto che le cautele poste nel processo ex ante, che sono ben individuate nell’articolo 81 della Costituzione, non sono state sufficienti alla formazione di un debito così elevato. Ci richiama pure al fatto che il rispetto formale dell’articolo 81 sia però stato accompagnato, nella lunga storia della Repubblica, anche a violazioni sistematiche della sostanza.

Quindi, dobbiamo assolutamente centrare la nostra attenzione sul fatto che ci sono insufficienti elementi conoscitivi ex post che condizionano l’efficacia e i risultati della spesa pubblica: quanto si è speso, come si è speso, con quali effetti concreti. Pertanto è molto importante che si proceda alla modifica dell’articolo 81 della Costituzione non tanto, come impropriamente si afferma, sul principio del pareggio di bilancio, quanto piuttosto sul principio della sua sostenibilità. Perciò la sostenibilità del bilancio non è affatto la rinuncia ad usare lo strumento del bilancio pubblico come strumento di politica economica, ma l’affermazione che solo un bilancio sano, non stressato da squilibri strutturali, consente di porre in campo politiche pubbliche attive, tese a promuovere la crescita e a rimuovere i fattori di eccessiva diseguaglianza.

Dovremo anche dare un giudizio politico sul fatto che i bilanci pubblici escono stressati da questa fase di grande crisi globale della finanza; sono stressati – volendo usare un termine un po’ forte – dall’avidità privata, perché la grande crisi dei bilanci pubblici nasce negli Stati Uniti da un eccesso di diseguaglianza che ha fatto promuovere strumenti azzardati di finanziamento dell’investimento delle famiglie più povere. Questo eccesso di finanziarizzazione ha portato a fallimenti privati che sono stati risanati da risorse pubbliche e i bilanci pubblici appesantiti dai fallimenti privati ora richiedono costi di servizio del debito più elevati di prima, quindi un enorme spostamento di risorse da politiche pubbliche al risanamento di fallimenti privati.

Invece solo un bilancio sano può consentire di sviluppare le necessarie politiche economiche positive per la crescita e l’eliminazione delle diseguaglianze.

Naturalmente, anche una scrittura più adeguata dell’articolo 81 della Costituzione non impedirebbe una cattiva gestione del bilancio in assenza di un chiaro commitment, coerente e condiviso, in merito alla necessità di gestire i bilanci in modo sostenibile, di una conseguente modifica delle leggi di contabilità e degli stessi Regolamenti parlamentari, di un attento monitoraggio della spesa e di un’accurata spending review. Approfitto dell’occasione per dire che naturalmente tutte queste considerazioni portano al fatto che dovremmo dare attuazione a quell’iniziativa volta alla creazione di un Servizio unificato del bilancio di Camera e Senato, più volte proposta e mai attuata.

Ho fatto questa premessa perché i risultati del bilancio consuntivo quest’anno ci dicono delle cose importanti che è bene sottolineare. Intanto c’è un risultato che non va sottovalutato. Per la prima volta la spesa corrente, gli impegni di spesa, hanno una contrazione dell’1,4 per cento in valore assoluto. È un risultato senz’altro significativo, che mette in luce tuttavia il ritardo con cui il Governo ha percepito questa necessità, perché per tutto il 2008 e anche nel 2009 la spesa è cresciuta fortemente. Quindi, con un ritardo di due anni si è percepita la necessità di arrivare a procedure di contenimento della spesa.

Tuttavia, bisogna guardare anche la qualità della spesa, perché la spesa va contenuta ma ne va migliorata anche la qualità e qui emergono dei dati preoccupanti. Abbiamo una riduzione del 25,2 per cento dei consumi intermedi, risultato molto importante, ma bisognerà capire quanta parte di questa riduzione avrà un rimbalzo nell’esercizio in corso, perché come vediamo dall’affannoso inizio dell’anno scolastico si possono anche ottenere dei risparmi considerevoli ma a prezzo di mettere in discussione il buon funzionamento dei servizi. Abbiamo una riduzione del 32,6 per cento dei trasferimenti correnti a famiglie e istituzioni sociali: sono 2 miliardi di euro in meno sottratti al sostegno dei redditi più deboli e quindi non dobbiamo meravigliarci se ciò ha effetto sulla riduzione dei consumi. Abbiamo una riduzione complessiva delle spese in conto capitale dell’11,3 per cento, ma con punte molto elevate dei contributi per investimenti alle imprese (meno 17 per cento) e ancora di più dei contributi per investimenti a famiglie ed istituzioni (meno 48 per cento).

Quindi, c’è stato il fatto positivo di una riduzione della spesa ma un peggioramento del debito, confermato dai dati usciti proprio oggi dalla Banca d’Italia che ci portano a constatare che a luglio 2011 il debito delle Amministrazioni Pubbliche ha raggiunto il record di 1.911 miliardi di euro. Rispetto al luglio 2010, c’è stata una crescita del debito per il complesso delle amministrazioni pubbliche del 3,9 per cento, cifra in sé considerevole e con una preoccupante differente velocità: il debito delle Regioni è cresciuto dello 0,5 per cento, quello di Comuni e Province dello 0,6 per cento. Cioè, c’è un crescita molto più veloce del debito dello Stato centrale rispetto a quanto avvenga per lo Stato periferico. Viceversa le manovre di contenimento della spesa che il Governo ha predisposto pesano di più sul comparto locale, che è quello che ha messo in atto comportamenti più virtuosi.

Infine, avviandomi alla conclusione, osservo che la Corte dei conti nel suo giudizio di parificazione mette in luce alcuni aspetti problematici di gestione che è bene che il Governo si impegni a migliorare.

Ad esempio, c’è un utilizzo di capitoli promiscui, senza distinzione di spese per consumi, per personale, per trasferimenti, e ciò rende meno efficace il giudizio sulla trasparenza del bilancio.

C’è un utilizzo diretto di fondi costituiti in bilancio senza che vengano attribuiti agli ordinari capitoli di spesa al momento degli impegni, determinando perciò problemi di classificazione e di rispetto, ancora una volta, del criterio della trasparenza e della leggibilità del bilancio. Non c’è un rispetto pieno delle norme di trasparenza e imparzialità per i lavori affidati, sia pure di minore importo; c’è quindi un lavoro di miglioramento importante da fare.

Concludo dicendo che tutto ciò sottolinea l’importanza di attuare sul serio quell’impegno ad una generale spending review della spesa pubblica, che per iniziativa dell’opposizione, e del PD in particolare, è stata inserita nell’ultima manovra finanziaria. Il consuntivo del 2011 non ci consentirà di avere già gli effetti di questa revisione. Mi auguro, però, che la sua discussione avverrà in un contesto in cui vedremo pienamente attuato questo importante processo di revisione della spesa pubblica. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

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