Viva Zapatero, e poi?

Pubblicato il 21 novembre 2011, da In primo piano

Qualche riflessione sui risultati delle elezioni spagnole può tornare utile anche per noi. La sconfitta del PSOE e di Luis Zapatero (il candidato Rubalcaba era un capro espiatorio degli errori di Zapatero) è di dimensioni colossali. Guardiamo i risultati della Camera. Il Partido Popular raggiunge il 44,62% dei voti rispetto al 39,9 del 2008, toccando 10,8 milioni di elettori rispetto ai 10,2 del 2008. Guadagna 32 seggi rispetto alle precedenti elezioni. Impressionanti i dati del PSOE. Con Zapatero nel 2008 aveva il 43,8% e 10,2 milioni di elettori. Subisce una emorragia tremenda: gli elettori si fermano a 6,9 milioni, la percentuale al 28,7, perde 59 seggi. Il PSOE resta il primo partito in due sole Province: Siviglia, capitale dell’Andalusia, terra da sempre rossa e Barcellona, culla del buon governo socialista, dove prevale sugli autonomisti della CiU per solo 0,6 punti.  Sale anche in Spagna la frammentazione, con una crescita delle formazioni autonomiste da un lato. I partiti locali dei catalani e dei baschi portano alla Camera 23 deputati rispetto ai precedenti 10. Un ottimo successo ha Izquierda Unida, il partito della sinistra radicale che passa dal 3,7 al 6,9, guadagnando 700.000 voti, una minima parte di quelli persi dal PSOE. Da tener conto che la partecipazione è stata buona: l’astensione si è fermata al 28,3%, con un lieve incremento di 2,2 punti.

Una debacle impressionante dei socialisti, che porta un editoriale di El Paìs (l’equivalente della nostra Repubblica) a scrivere: “La incompetenza e la mancanza di contenuto politico di Rodriguez Zapatero nel pieno della crisi globale più seria che ha conosciuto il mondo da mezzo secolo ha catapultato Rajoy alla Moncloa”.

Anche in Spagna succede che chi vince vince più per gli errori degli avversari che per meriti propri. Vinse il socialista Gonzales sul postfalangista Suarez per le divisioni della destra, vinse Aznar dopo una lunga stagione socialista per gli scandali del PSOE travolto da una tangentopoli nazionale, vinse Zapatero per le bugie di Aznar sull’attentato dinamitardo a Madrid.

Zapatero non ha voluto fare le primarie ed ha conservato la segreteria del partito. Difficile dire che se avesse deciso diversamente la strada sarebbe stata diversa, ma forse si sarebbe potuto contenere il disastro.

Quali le ragioni? Certamente la prima è la disastrosa situazione economica, con una elevatissima disoccupazione, giovanile in particolare, con una situazione sociale preoccupante: in Spagna c’è stata una bolla speculativa sull’edilizia simile a quella statunitense ed il numero dei senza tetto è cresciuto in modo preoccupante. Il PSOE ha fallito proprio sul terreno proprio dell’equità e del riscatto sociale.

C’è stato io penso anche un errore dell’agenda. Mentre peggioravano le condizioni di vita di ampie fasce sociali e venivano messi in discussione diritti fondamentali al lavoro, alla casa, ad un reddito minimo c’è stata una scelta ideologica di caratterizzarsi in modo molto forte sul tema dei cd diritti civili. Una esasperazione che ha finito per alienare fasce importanti di elettorato cattolico che pure avevano dato un contributo al successo di Zapatero ma anche a fasce di elettorato laico e di ceti popolari che hanno visto una eccessiva concentrazione su tematiche che non li toccavano da vicino. Una idea un po’ giacobina di voler imporre con una maggioranza limitata (il Governo Zapatero si reggeva con una alleanza con le forse autonomiste) politiche minoritarie nella coscienza collettiva del paese. Volendo fare tutto in una volta senza preoccuparsi di camminare con il passo del paese. Finchè tutto va bene l’opinione pubblica è distratta ma quando avanza una crisi l’opinione pubblica si fa più esigente sulle priorità dell’agenda politica.

Spesso i governi dell’Ulivo e poi del PD sono stati accusati di un eccesso di timidezza e di prudenza. Venivamo sbeffeggiati al grido di “Viva Zapatero” con il fortunato docufilm della Guzzanti. Dibattiti accesi sui PACS, inizio di indebolimento del Governo Prodi, poi scomparsi dall’agenda politica del paese. Forse erano critiche eccessive ed ingiustificate, alla luce del triste risultato (per i socialisti) delle elezioni spagnole. Non ci resta che sperare che in Francia succeda il contrario e che i socialisti vincano la sfida presidenziale. Se no il panorama europeo sarebbe ancor più squilibrato a destra.

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • RSS
  • Pinterest
  • Add to favorites
  • Print
  • Email

Tags: , ,

2 commenti

  1. fulvio papalia
    21 novembre 2011

    Non penso che i problemi di diritti civili e di cittadinanza siano di serie B rispetto ai problemi economici un governo progressista lo deve essere su tutti i piani. Vorrei ricordati che purtroppo per noi tutti i governi italiani di centrosinista hanno fallito in tutti i campi. Sono stati “timidi” sul conflitto di interessi, sui diritti civili, sulla giustizia (ci ricordiamo che c’era Mastella, dico Mastella ministro della giustizia?, sull’economia, sulle questioni sociali. Hanno fatto delle ottime piccole cose, quando invece c’era bisogno di scelte strategiche coraggiose.
    O, il PD ripensa profondamente le sue strategie e si libera delle subalternità al pensiero liberista che ha portato il mondo allo sfacelo, alle subalternità dei salotti della politica, e ad una certa chiesa, oppure nemmeno questa volta sarà capace di essere forza non dico di sinistra, ma PROGRESSISTA di cambiamento e di governo. Buon Lavoro


  2. Paolo
    25 novembre 2011

    Per Fulvio. Non è questione di diritti di serie A o di serie B. E’ questione che in democrazia si governa con il consenso popolare e occorre impostare una agenda politica che sia in grado di essere condivisa da larghi strati del paese. Zapatero non ha avuto la forza di affrontare la grande crisi, e le diseguaglianza economiche che ha accentuato, ed ha pensato di conservare una identità al PSOE dando una priorità a mio avviso esagerata sul tema dei diritti civili. Il problema non è aver perso le elezioni, ma la qualità della sconfitta, che ha ridotto il PSOE ai minimi termini per una forza che aspira a governare e che richiederà una profonda rifondazione. Io penso che finita finalmente la stagione del berlusconismo possiamo forse ripensare al valore dell’esperienza di governo di centrosinistra. Più che fallimento (quello di Berlusconi è stato un vero fallimento (politico e di governo) a me pare con giudizio retrospettivo un miracolo. Aver guidato un paese senza macelleria sociale ma risanando i conti (poi distrutti da Tremonti), con una maggioranza molto composita, con leader alquanto vanesi ed improduttivi (Bertinotti e la caduta del governo Prodi) dovrebbe essere ricordato con orgoglio. Certo, anche con Mastella, perchè non avevamo la forza di governare senza, e difatti quando ha staccato la spina il governo è caduto. A proposito: Mastella ritira il sostegno in virtù dell’avviso di garanzia ricevuto (come espediente per giustificare una decisione già preso o come reale motivo non si è chiarito) ma a tuttoggi non sappiamo ancora se quell’avviso di garanzia avesse un serio fondamento.


Scrivi un commento