Cose da non credere, il senso comune alla prova dei numeri

Pubblicato il 11 maggio 2012, da Relazioni e interventi

G. Dalla Zuanna G. Weber, Cose da non credere, Editori Laterza, 2011

E’ un periodo che bisogna saper andare oltre i luoghi comuni. Questo saggio ci aiuta a farlo  su un tema sempre sottovalutato ma in realtà decisivo quando si guarda alle prospettive di sviluppo di un paese. E’ il tema della demografia che in fondo descrive il grado di vitalità di un popolo.
L’Italia un paese di vecchi. Lo si sente dire e certamente l’espressione ha un fondamento. Però Dalla Zanna e Weber ci invitano a guardare oltre la superficie e cercare di capire i movimenti profondi nella struttura della popolazione, nelle abitudini riproduttive, nei legami familiari. Tutte cose che dovrebbero orientare le scelte della politica e non sempre accade. Anche la politica prigioniera dei luoghi comuni o di  una rappresentazione di un paese che c’era ma che non c’è più.
Qualche dato per capire quanto profondamente sia cambiata la struttura demografica del paese nell’arco di una generazione. I raffronti son tra due periodi, il 1976/80 e il 2006/10.
Da 331.000 a 247.000 matrimoni, con una probabilità che si concludano con una separazione dal 5 di allora al 25% di adesso. Le nascita extranuziali salgono dal 4% al 20%: un evento allora carico di riprovazione, oggi in molti casi una scelta. Le madri sono più anziane: sotto i trent’anni solo il 15% delle coppie fa figli, mentre allora i bambini per il 66% nascevano da mamme sotto i trent’anni. Gli stranieri legalmente residenti erano lo 0,4% oggi sono 4 milioni e 240.000, il 7% dei residenti. C’è l’esercito dei grandi vecchi, gli ultraottantenni sono 3 milioni e 500.000 pari la 6% della popolazione totale. Le donne, più longeve degli uomini muoiono per una percentuale del 74% oltre gli ottant’anni, allora era il 53% e solo il 31% degli uomini.
Un paese che ha cambiato pelle, ma spesso nel sentire comune e nelle politiche che ne derivano non c’è piena avvertenza. Si continua come se.
Gli autori con numeri concreti e solide argomentazioni ci aiutano a superare inutili luoghi comuni. Non è vero che ci sono troppi immigrati in Italia. O che siano un peso per la produttività. Non è vero che lavorare più a lungo tolga posti di lavoro ai più giovani. Non sempre l’investimento sulla casa è una scelta saggia. Perché nascono così pochi figli in Italia e cosa si dovrebbe fare.
Ci ricordano gli autori “il senso comune si nutre di miti, il buon senso di fatti”. E il politico se vuole risolvere i problemi deve avere il coraggio di andare oltre il senso comune, che spesso si ferma alla superficie delle cose, alle ondate emotive e cercare con buon senso le soluzioni.

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