Non buttiamo via anche le primarie

Pubblicato il 4 ottobre 2012, da In primo piano

Non so se ci rendiamo conto fino in fondo a quali drammatiche conseguenze per la democrazia italiana possa portare lo svelarsi del verminaio della Regione Lazio. Ragazzi di borgata cresciuti al culto del manganello e del tifo violento, “pariolini” abituati alla bella vita senza fatica ed all’idea che la cosa pubblica non va rispettata, un mondo che è entrato nelle istituzioni depredandole e disonorandole. Ma poi un modo di essere del sistema delle Regioni tutto in difetto. Ancora una volta la politica in ritardo. Una enorme distrazione sui costi delle istituzioni, quando i segnali dell’opinione pubblica erano chiari. E anche noi del PD timidi e conservatori.

Dobbiamo capire la delicatezza del momento. Ero in questi giorni in Georgia come osservatore elettorale (ritornerò sull’argomento) dove i georgiani eraano chiamati ad una scelta decisiva per il paese. I giornali italiani visti da lontano non è che incoraggiassero all’entusiasmo. Pagine e pagine sulle ruberie del Lazio e sulla distrazione di altre regioni, le discussioni su chi partecipa e come alle primarie del PD. Stiamoci un po’ attenti: le questioni esistono, le primarie comportano dibattito ma se in un momento di grande crisi economica, istituzionale, etica diamo la sensazione di parlare solo di noi stessi male ci prepariamo alle elezioni.

Bersani se la prende con Casini, con più di qualche ragione. Guardare con “orrore” ad una alleanza politica con Vendola è un commento superficiale. Ma Bersani sembra dimenticare che nel suo impianto l’alleanza con l’Udc è fondamentale e che in una grande regione (la Sicilia) stiamo combattendo insieme la battaglia elettorale. Non credo che serva molto a convincere gli indecisi l’immagine di una coalizione che si riduce a due partiti, uno dei quali partecipa alle primarie per sconfessare la politica del PD nei confronti del governo Monti.

D’altra parte l’altro principale contendente Matteo Renzi si è fissato con questa storia di D’Alema. Con battute anche felici, come quando all’osservazione di D’Alema che con la vittoria di Renzi finirebbe il centro sinistra ha replicato che l’unica cosa che finirebbe sarebbe la carriera parlamentare di D’Alema. E tuttavia questo insistere “se vincerò D’Alema non entrerà in Parlamento” diventa stucchevole, anche perchè le liste non le farà il candidato alla presidenza del consiglio, ma le farà il partito secondo le procedure e le regole previste: in cui c’è il limite delle tre legislature, ma c’è anche la possibilità di eccezioni.

Ai due principali contendenti si aggiunge una persona seria come l’on. Gozi, che però pretende di partecipare alle primarie perchè l’ha deciso lui e riterrebbe antidemocratico fissare una qualche minima dimostrazione di consenso per una candidatura collettiva. Penso che se tutte le persone che sentano di aver qualcosa da dire avessero il diritto alla candidatura ridurremo le primarie alla tomba del PD.

Mi auguro che l’Assemblea nazionale del PD sabato decida con saggezza e riesca a costruire una proposta condivisa da tutti i candidati: giuste delle regole di garanzia per evitare condizionamenti esterni, ma evitiamo di fare regole inutili che appaiono semplicemente come un tentativo di stancare i potenziali elettori. Ad esempio dire che non possa votare al ballottaggio chi non ha votato al primo turno non capisco a quale logica corrisponda.

Ma poi i candidati si concentrino di più sui contenuti programmatici della propria proposta. Diano il senso di un pensiero forte sul paese, sulle sue difficoltà e sul modo di uscirne. Con molta concretezza. Se no le primarie invece di aiutare servirebbero a ridurre l’area dei potenziali elettori.

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • RSS
  • Pinterest
  • Add to favorites
  • Print
  • Email

Tags: , , ,

Scrivi un commento