Vento del Nord est

Pubblicato il 24 marzo 2013, da Relazioni e interventi

Andrea Colasio, Vento del Nord Est, storia e storie del Partito democratico, il Poligrafo 2013

Quello di Colasio è un ottimo libro, un bel tomo di 600 pagine: Non proprio una lettura agevole ma certo utilissima, che ha poi il pregio di essere strutturata in capitoli quasi autosufficienti e dunque prestarsi ad una lettura “a salti”.

Il titolo dice bene il contenuto: “Vento del Nord Est, storia e storie del partito democratico”. E’ infatti una accurata ricostruzione delle vicende storiche che hanno portato alla nascita del PD. Un intreccio di storie complesse, dentro l’evoluzione dei partiti fondatori e dentro l’organizzazione di pezzi di società civile. Perciò la nascita del PPI e la sua confluenza nella Margherita, la Margherita nella sua storia breve ma ricca di proposte, il PCI dalla svolta della Bolognina, pochi giorni dopo la caduta del Muro di Berlino, con il percorso attraverso PDS, DS e Partito Democratico. Fuori dalle organizzazioni partitiche la ricca mobilitazione di cittadini attorno al progetto ulivista con i Comitati Prodi, fino alla costituzione del PD con il rito fondatore delle primarie.

Il tutto dentro il quadro peculiare del Veneto, in cui il tema della rappresentanza territoriale, dell’autonomia, del federalismo incrocia il progetto di organizzazione partitica, non solo e tanto come inseguimento del leghismo ma come un dato strutturale della società veneta di cui anche la politica del centrosinistra cerca di farsi carico. Sia con il dibattito dentro i partiti tra centralismo ed autonomia, sia con il tentativo di organizzare soggetti autonomi, dal movimento dei Sindaci al Movimento del Nord Est, utilizzando anche l’azione di quello straordinario giornalista che fu Giorgio Lago, che fece del Gazzettino da lui diretto una sorta di incubatore dell’idea federalista fuori dai miti improduttivi della Lega.

Ciò che mi ha colpito dalla lettura del libro (di molti fatti narrati sono stato testimone e qualche volta protagonista) è il quadro che emerge, grazie anche alla ricchezza straordinaria del materiale documentario anche inedito, di partiti vitali, tutt’altro che quella congrega di anime morte, di apparati castali cui spesso indulge la rappresentazione dei media. Partiti fatti di donne ed uomini che si fanno muovere dalla passione, da uno sforzo di creatività e di fantasia, dalla voglia di rappresentare la complessità della società. Con una produzione notevole di documenti, di prese di posizione, di giudizi di merito che appunto agevolano poi il lavoro di ricostruzione storica. C’è da chiedersi se non si stia perdendo per strada questa caratteristica, rinchiudendosi la vita dei partiti in base insediative più ristrette ma anche meno abituate alla discussione, alle argomentazioni oltre i luoghi comuni e le superficialità. Può interessare constatare ad esempio che temi come quelli del rinnovamento dei gruppi dirigenti e delle primarie che hanno caratterizzato il dibattito dell’ultimo anno (e che purtroppo non ci hanno comunque fatto vincere) fossero affermati già nel primo congresso del PPI veneto nel 1993 con la richiesta di primarie per gli incarichi ed il limite delle due legislature, limite del resto praticato con severità dal PCI/PDS.

Il libro fa poi una importante ricostruzione sociologica del popolo dei dirigenti e militanti dei partiti dell’Ulivo, grazie al fatto che Colasio ha organizzato nel tempo una raccolta di questionari somministrati in occasione dei congressi dei partiti: nel 1981 e 1986 ai quadri DS, nel 1997 a quelli PDS, nel 1999 ai Democratici dell’Asinello, nel 2004 alla Margherita e nel 2007 al PD. È un percorso ultraventennale che restituisce uno spaccato su riferimenti ideali, miti di appartenenza, atteggiamenti politici e sociali dei militanti dei partiti che sono confluiti nel PD. Così vengono messe in luce persistenze che resistono sotto la superficie, atteggiamenti diversi ma anche convergenze significative. Uno studio accurato di questi dati sarebbe un dovere dei dirigenti politici del PD, perché spiegano larga parte delle difficoltà del nostro partito, ma anche mettono in luce potenzialità finora inespresse.

La chiave di lettura scelta da Colasio, con una attenzione particolare dedicata al tema dell’organizzazione territoriale dei partiti e della tensione tra centro e periferia con la ricerca di un impianto federale rende immediata una domanda: come mai la ricca iniziativa politica che merge nettamente dal libro per trovare un approdo federale nell’organizzazione partitica non riesce a trovare un  approdo? Pur avendo radici antiche. Il libro cita la famosa intervista negli anni ’70 di Toni Bisaglia, in cui il leader democristiano afferma che nel Veneto si sarebbe pronti a pensare ad un partito federale sul modello della CDU/CSU tedesca, ma che non era ancora pronta Roma. E pensiamo come sarebbe cambiata la storia se quel progetto si fosse realizzato…

I motivi possono essere diversi: limiti della classe dirigente locale, eccesso di centralismo e miopia nelle dirigenze nazionali, anche una insufficienza della base insediativa nostra nel Veneto, della difficoltà di parlare ad interi pezzi di società. Il tema però resta. Non facciamo l’errore di ritenere che sia superato con il tracollo della Lega. Una parte del voto grillino ha anche questa radice.

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