Se se na va anche Prodi…

Pubblicato il 21 maggio 2013, da In primo piano

E se se ne va anche Prodi? Le notizie sono pessimistiche, quelle giornalistiche e quelle raccolte tra i suoi amici più stretti. Il rischio che non rinnovi la tessera e che magari qualche parlamentare PD se ne vada dal gruppo. Non penso che occorra sottolineare l’enorme danno mediatico che ne deriverebbe al PD. Per questo bisogna tornare sul fatto che ne sarebbe alla radice: la sciagurata diserzione di più di 100 parlamentari del PD o della coalizione dall’impegno a votarlo per la Presidenza della Repubblica è di una gravità tale da far comprendere una scelta che mi auguro sia possibile scongiurare.

Si vorrebbe sapere chi sono. Giusto, ma il voto è per l’appunto segreto. E non basta che ognuno di noi attribuisca la responsabilità al nemico interno che gli fa più comodo. A seconda allora emergono le certezze indiscutibili: è stato D’Alema con i suoi, sono stati gli ex popolari infuriati per il tradimento nei confronti di Marini, ecc.. Se non fosse che la matematica confligge con queste ricostruzioni: né gli uni né gli altri raggiungono nemmeno lontanamente nei gruppi parlamentari una tale consistenza.

Allora sarebbe più profittevole chiederci: ma come è potuto accadere? Come è potuto accadere che si sia mandato allo sbaraglio un nome come quello di Prodi, improvvisando una candidatura dopo la caduta di Marini (che si muoveva in tutt’altra direzione) senza avere costruito alcuna convergenza, neppure con Scelta Civica, sapendo che comunque i voti della coalizione non erano sufficienti. E come sia potuto accadere che un quarto dei gruppi parlamentari si siano sottratti al dovere di una normale disciplina, nei confronti del padre fondatore di quella prospettiva politica senza la quale molti parlamentari in parlamento non ci sarebbero stati. Non è una cosa del tutto nuova se Luigi Sturzo scriveva negli anni 20 a proposito del gruppo del PPI: “poco studio, poca disciplina, lavoro insufficiente” , ma qui siamo ad un eccesso.

Le tesi complottistiche sono convenienti perché appunto ognuno attribuisce la responsabilità a chi gli sta antipatico, ma qui c’è qualcosa di strutturale. Se un quarto dei parlamentari si sottrae al proprio dovere vuol dire che è successo qualcosa di sbagliato nella composizione dei gruppi. I franchi tiratori ci sono sempre stati, ma di queste dimensioni e su una votazione così importante è la prima volta che accade nella storia della Repubblica. Emerge un fatto grave: la presenza di troppa irresponsabilità, di una coscienza debole dei propri doveri, che consistono anche nell’accettare una logica di appartenenza ad una comunità che si dà delle regole che vanno rispettate, una certa presunzione nel ritenere che la propria opinione non possa essere sacrificata, una permeabilità ai luoghi comuni della comunicazione nevrastenica dei media e della rete. Perciò una debolezza grave di quella comunità (i gruppi parlamentari) decisiva per l’azione politica di un partito. Abbiamo giustamente svillaneggiato i vari Razzi e Scilipoti, ma sia chiaro che qui è emerso qualcosa di simile, e in che dimensione: l’idea che ognuno guarda ai propri interessi (che possono essere quelli materiali dei vari Scilipoti, o quelli politici dei franchi tiratori, più nobili ma il risultato non cambia) e non ci si sente parte di una comunità, con i relativi vantaggi e svantaggi.

Siamo ancora alle stesse radici: l’incapacità del PD nell’assolvere (ma gli altri sono peggio) uno dei compiti fondamentali di un partito: formare e promuovere classe dirigente, assicurando il naturale ricambio senza improvvisazioni. Il pendolo non funziona: dalla regola dell’inamovibilità all’eccesso opposto, senza una verifica di preparazione, competenza, solidità.

Intanto i consueti sondaggi di Ilvo Diamanti scandagliano gli atteggiamenti dell’elettorato del PD e ci aiutano (dovrebbero aiutarci) a capire ciò che è in campo, che non sempre corrisponde a ciò che si pensa nel PD.

Questa volta tocca a Renzi. Che conserva, anzi aumenta, un rapporto di fiducia con gli elettori. Giudizi positivi che salgono dal 42,3 di settembre, al 61,9 di dicembre con le primarie, al 64,1 di oggi. Con punte di maggiore fiducia non proprio tra i giovani ma tra gli anziani oltre i 65 (69%) e la mezza età: 68,3% tra 45-54 anni. Con un forte trasversalismo politico. Per gli elettori del PD il giudizio positivo riguarda il 77,3%, ma siamo al 58% SEL ed al 70 per la Lega (!!!) e perfino più della metà degli elettori grillini dà un giudizio positivo. Non c’è nessun altro leader in grado di intercettare un consenso in modo così trasversale  e perciò di guidare una forte capacità espansiva del PD. C’è una grande forza, ma osserva Diamanti: “Tuttavia Renzi, in questi tempi crudi, rischia. Se non spiega cosa ci sia “oltre la rottamazione”. Quali priorità. E quali parole. Se non spiega: come sia possibile imporle. E, soprattutto, come cambiare il PD da fuori. Senza conquistarne la guida. Renzi rischia, altrimenti, di arrivare anch’egli logoro. Alla guida di un partito logoro”. Quell’ Adesso impugnato da Renzi nella campagna elettorale per le primarie si fa molto esigente. Occorre scegliere. Per me se non c’è  Renzi c’è Chiamparino.

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2 commenti

  1. giuseppe
    21 maggio 2013

    io sari piu per chiedere scusa a romano per quello che hanno fatto i 101, il pd non potra’ piu essere come quello che ha prodotto questa vergna, restiamo uniti sulle sue idee politiche……….ciao


  2. Paolo
    26 maggio 2013

    Per come conosco Romano non credo che le scuse servirebbero a molto se decidesse non per un piu che legittimo risentimento personale ma per un giudizio politico sulla non riconducibilita del Pd al suo progetto originario. Per questo penso che anche la proposta delle scuse come quella di volere i nomi dei 101, giusta ma impossibile per via poliziesca, sia una scorciatoia rispetto al problema che è tutto politico: cosa vuole essere il Pd, come forma i suoi gruppi dirigenti, che regole si da’: non si è capito ad esempio che quando parlamentar dichiarano apertamente di non aver votAto Marini rompendo la disciplina di gruppo senza alcuna conseguenza disciplinare ma anzi ottenendo l’ immediato accantonamento della candidatura stessa ci si è predisposti ad andare incontro purtroppo a mole altre sconfitte parlamentari…


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