Beato il popolo che non ha bisogno di eroi

Pubblicato il 23 settembre 2013, da Nel Mondo

“Beato il popolo che non ha bisogno di eroi” scriveva il tedesco Bertold Brecht. Mi viene in mete pensando con un po’ di invidia ai risultati tedeschi. Invidia non certo per la vittoria della Merkel, con così tanto distacco sui socialdemocratici, ma per una certa normalità della politica tedesca.

Vince per la terza volta un leader di cui non si ricorda nessun discorso trascinante, nessuna frase storica, nessuna evocazione di sogni mediatici, nessuna performance televisiva trascinante, niente mirabolanti promesse, se non quella di mantenere il benessere (in una Germania che ha comunque pagato duramente la crisi in termini di diminuzione dei salari e di riduzione di un welfare molto generoso).

Piuttosto un leader alquanto grigio, nonostante le giacche colorate, di cui però ci si può fidare: preciso, concreto, tranquillizzante. Mai una scossa. Eppure stravince. Sì, un paese in cui la serietà premia. Una classe politica migliore? Un po’ l’ho frequentata a Strasburgo e mi sembra che più o meno siamo con gli alti e bassi della politica italiana. Forse una opinione pubblica che guarda maggiormente alla sostanza. Che ha forse qualche punto fermo in più. Se un politico racconta una bugia, anche insignificante si deve dimettere, che sia in alto o che sia in basso. Tanto più se viola la legge (anche il Presidente della Repubblica, anche lui eletto con largo consenso). Un po’ di populismo trova naturalmente il suo eco, ma non sfonda. C’è stato un successo dei Pirati nelle precedenti prove elettorali, ma poi rapidamente rientrato. Il partito che cavalca l’anti Europa (e mai il momento sarebbe stato propizio, in fondo è parte della piattaforma di Grillo) non riesce ad entrare in Parlamento. Una opinione pubblica che forse giudica con più freddezza, con il portafoglio, e aiuta la stabilità del paese.merkel

Ora si appresta di nuovo all’esperienza di una grande coalizione. Senza troppi drammi, Così è il sistema. Se il popolo non dà la maggioranza ad una delle due coalizioni bisogna governare insieme, senza accuse di tradimento dell’elettorato.

Naturalmente rispetto all’Italia c’è una grande differenza. Lì a destra c’è una statista, non un irresponsabile populista. Una statista che non ha dato alcuno spazio sostanziale al populismo, alla xenofobia, al virus antieuropeo. Certo ha pur detto che occorre tener conto dell’opinione pubblica delle birrerie e non si può chiedere alla Germania di pagare il conto per gli altri (una piccola bugia…) ma quando è stato il momento sono arrivate le decisioni difficili per l’opinione pubblica. E capace di scelte di innovazione: ad esempio la rinuncia al nucleare. Ricordo sempre quello che mi disse uno stretto collaboratore della Merkel: “Angie è molto dispiaciuta, ama molto l’Italia, ma a Roma non può tornare finche c’è quello lì”. Questo era il giudizio sul Cavaliere…

Ci assomigliamo un po’ a sinistra. La sinistra si divide e non riesce a vincere. C’è un partito verde, di tutto rispetto, ma che diventa ininfluente. La scissione a sinistra della Linke ha messo nel congelatore un bel po’ di voti. Però anche qui una certa serietà. Il leader socialdemocratico l’ha detto prima delle elezioni: quella sinistra è incompatibile con la responsabilità di governo.

Però il risultato è stato quello che è. Tuttavia è un orientamento contrario a quello italiano: in Italia il bipolarismo si è piuttosto liquefatto, mentre lì si è rafforzato, con l’uscita di scena dei liberali in parlamento ci sono 4 partiti. E la gente è andata a votare.

 

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1 commento

  1. rodolfo bettiol
    23 settembre 2013

    C’é più serietà tra tedeschi.Siamo pur sempre il paese di Pulcinella .


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