Danni collaterali

Pubblicato il 2 settembre 2013, da Relazioni e interventi

Z. Bauman, Danni collaterali, Laterza 2013

Zygmunt Bauman è un pensatore che ha già lasciato una traccia importante nella storia del pensiero novecentesco, aiutandoci a fare i conti con la modernità conservando una visione legata ad un sistema di valori che dia senso alla vita.

La sua stessa biografia rende conto della singolarità del personaggio. Nato in Polonia nel 1925 in una famiglia della borghesia ebraica indirizzi i suoi studi verso la fisica teorica. Il dramma dell’invasione nazista della Polonia lo vede combattere nell’esercito polacco. Dal dramma della guerra e dell’olocausto nasce la sua decisione di seguire degli studi sociologici. Espulso dalla Polonia comunista nel 1968, anche in ragione dell’ondata antisemita sviluppatasi in quel paese, si trasferisce in Israele iniziando ad insegnare all’Università. Ma anche qui non accetta un c erto spirito fondamentalista e si trasferisce in Inghilterra dove conduce la sua seguente carriera accademica.

In Italia è stato pubblicato molto di Bauman ed ora si stanno recuperando anche scritti minori, ma comunque di grande interesse.

E’ la natura di questo ultimo volume pubblicato da Laterza, una raccolta di saggi che hanno in comune una grande attenzione, come indica il titolo, ai “danni collaterali” derivanti dalle storture dello sviluppo nella modernità. In particolare Bauman si sofferma sul grande danno collaterale portato dal crescite delle diseguaglianze sociali. Diseguaglianze sociali che come è noto sono in crescita in pressoché tutto il mondo, generando disparità non accettabili, generando anche una nuova classe di emarginati, problema che si tende ad affrontare, osserva Bauman, sempre di più come un problema di ordine pubblico invece che combattere le radici della diseguaglianza.bauman

Un processo che indebolisce fortemente la natura della democrazia, con un divario crescente tra la proclamazione di una formale universalità dei diritti democratici e la possibilità molto più ristretta di riuscire ad esercitarli effettivamente. Osserva Bauman: “Se i diritti politici sono necessari per l’assegnazione dei diritti sociali i diritti sociali sono indispensabili per rendere i diritti politici effettivi e mantenerli in vigore”. Ancora “Uno stato si dice sociale quando promuove il principio di una assicurazione collettiva e sottoscritta dalla comunità contro le disgrazie individuali e le loro conseguenze”. Il cittadino per questa via diventa socio, non solo azionista, attore responsabile della creazione non solo beneficiario. In mancanza di ciò una parte crescente delle persone si trovano prigioniere della sventura, così la chiama l’autore, del silenzio, dell’esclusione, dell’umiliazione.

Importanti sono anche le pagine in cui Bauman richiama aspetti su cui si è già soffermato in specifici lavori, in modo particolare la deriva del consumismo, cosicché le fonti del profitto capitalista si sono spostate dallo sfruttamento del lavoro di fabbrica allo sfruttamento dei consumatori. Con la rete delle “autostrade dell’informazione” ogni singolo individuo è invitato, tentato o indotto (costretto, dice Bauman) a mettere il confronto il proprio destino individuale con quello degli altri individui, ed in particolare con i grandi idoli pubblici, i vip il cui stile di vita è sotto i riflettori costantemente. Per cui si divaricano le concrete possibilità nel crescere delle diseguaglianze ma convergono le aspettative e gli standard sognati, generando frustrazione ed umiliazione.

D’altra parte u ulteriore indebolimento è costituito da divorzio tra potere e politica. “Il potere è già globale mentre la politica  rimane pateticamente nazionale”. E qui dice Bauman deve esercitarsi il grande sforzo di una utopia attiva, che ha avuto nel 900 il grande merito della creazione dello stato sociale declinando ora la stessa utopia non più a livello dei singoli stati nazionali ma su una scala globale, avendo come oggetto l’umanità intera.

Imprese difficili, ma sono quelle che servono, e necessariamente devono essere alimentate da un pensiero coraggioso.

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