Renzi uber alles, e guardiamoci dalle delusioni

Pubblicato il 3 settembre 2013, da In primo piano

Penso che il problema non sia pensare a chi vincerà il prossimo congresso, che si farà. Vincerà Renzi con un larghissimo margine, direi con un plebiscito. Regole o non regole e sbaglia chi nel gruppo dirigente si attarda ad immaginare armamentari statutari per impedirne il successo. Questa volta Renzi vincerebbe anche tra gli iscritti. Perché è cambiata profondamente la sua immagine rispetto al partito. Se nelle primarie dell’anno scorso era vissuto da una parte dei militanti come una sorta di usurpatore che voleva dare la scalata al partito (e in parte Renzi aveva usato questa immagine per attirare voti esterni) ora invece Renzi appare a molti (anche a quelli che lo avevano guardato con sospetto come  estraneo alla storia ed alla tradizione del PD) come la personalità in grado di ridare ruolo e dignità al partito e renderlo pienamente competitivo nella sfida per le prossime elezioni.

Di questo profondo cambiamento di ruolo Renzi dimostra di essere pienamente consapevole, e valgono le sue dichiarazioni in quella che è già di fatto diventata la corsa alla Segreteria, ad esempio a Bologna: “Mi candido per restituirvi il partito” o a Reggio Emilia: “a chi si dice renziano consiglio un trattamento sanitario”.

D’altra parte non è che si possa guardare indietro e ripetere gli stessi errori: molti pensavano (io tra questi) che un serio riformatore come Bersani potesse servire a tranquillizzare i settori più tradizionali del partito ma poi fosse in grado di impostare una vigorosa azione riformatrice. Tesi che non ha retto alla prova dei fatti, che Bersani si è fatto completamente assorbire nella ritualità di un “partito emiliano” di militanti e di feste dell’Unità che non esiste più neppure in Emilia, come le elezioni hanno impietosamente dimostrato. Soprattutto non ha retto alla prova delle elezioni e del dopo elezioni.

Renzi ha in questo momento nelle sue vele il vento della storia (per merito suo, per errori degli altri, perché appunto la storia offre delle occasioni che occorre saper cogliere) e chiunque voglia bene al partito mi sembra che debba lavorare perché questo vento diventi il vento a favore per tutto il PD. Il che non vuol dire non guardare con rispetto e anche gratitudine a chi con serietà, come Gianni Cuperlo, vuole offrire al giudizio degli elettori un’altra idea di Pd.imagesCA2WUCVB

Il problema perciò, e spero di non sbagliare, non è la vittoria di Renzi. E’ piuttosto evitare che questa vittoria si trasformi poi nell’ennesima enorme delusione per il popolo della sinistra e in genere degli elettori del PD.

Cosa che purtroppo è avvenuta in passato. In fondo le folle che accorrono ad ascoltare Renzi sono le stesse che accorrevano con entusiasmo e credevano nella sfida veltroniana. Poi c’è stata la grande delusione. L’apparato conservatore ha fagocitato la spinta innovativa: paura del partito leggero, paura della società liquida, paura di un criterio interpretativo della società che si discostava dalle analisi un po’ polverose di una socialdemocrazia sclerotizzata.

Bisogna assolutamente evitare un’altra delusione. Credo che servano almeno due cose.

La prima è la voglia del partito, di tutto il partito, di affrontare questa sfida. Non si tratta di vedere chi prevale, ma di portare tutto il partito a lavorare per la sfida epocale che ci riguarda. Chiudere definitivamente la pagina di un berlusconismo che ha corrotto e dissanguato economicamente e moralmente il paese. Non si chiude con Berlusconi agli arresti domiciliari. Non si chiude con un ritorno al passato riesumando il passato ancorchè nobile della sinistra. Ancor meno si chiude con il populismo della disperazione, dell’insulto e dello sberleffo di grillo (e finalmente cresce uno spirito critico nel movimento). Si chiude con la proposta alternativa di un grande disegno riformatore che veda impegnato tutto il gruppo dirigente. Nessuno può farlo da solo, ma occorre un avanzamento effettivo e collettivo del partito.

La seconda cosa è essere convinti che per far questo occorre essere capaci di una grande stagione di creatività di un pensiero e di una cultura adatta al tempo nuovo. Qui Renzi deve ancora dimostrare oltre alla capacità di vendere bene alcune intuizioni la capacità di una elaborazione coerente di un pensiero. E’ un lavoro che può essere entusiasmante e che consente una riaggregazione del partito oltre le tradizioni del passato su una base nuova. Non hanno alcun senso le tradizionali linee di frattura tra moderati e radicali, tra laici e cattolici, tra conservatore e riformisti. Perché serve un pensiero radicalmente nuovo, un  pensiero ispirato da un serio umanesimo, da una idea di giustizia sociale che affonda le sue radici nella tradizione della sinistra e del cattolicesimo democratico ma che ha bisogno di una profonda rielaborazione. Il pensiero c’è, è prodotto da tanti pensatori in giro per il mondo, dentro i circuiti dell’accademia e fuori da essa, si tratta di essere capaci di organizzarlo in una proposta politica coraggiosa. Questo è il compito del PD e per questa via può tornare ad essere un creatore di speranza

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11 commenti

  1. Nicola
    3 settembre 2013

    Come si fa a non essere d’accordo con una analisi così lucida come quella di Paolo. Amdare oltre è il tema: oltre la tradizione gloriosa della socialdemocrazia classica, oltre il modus operandi del moderatismo italiano, incarnato per anni dalla Democrazia Cristiana, che tiene contemporaneamente tutto e il suo contrario. Andare oltre quindi. Il vero nodo tuttavia non possiamo e non dobbiamo ignorarlo, finiamola con le scorciatoie. Il delfino forse l’abbiamo trovato dobbiamo “solo” scrivere un nuovo patto a suggello della nuova Alleanza.


  2. carlo nizzero
    3 settembre 2013

    grazie Paolo.
    La strada è difficile, ma è corta, e dobbiamo farcela, altrimenti scoppiano il PD e l’Italia.
    Decisione, assunzione di responsabilità, comprensione delle ragioni altrui (specie di quelle dei “perdenti”), prontezza e concretezza nell’affrontare le situazioni contingenti, sempre senza perdere la “visione”, senza la quale non si è più un Partito Riformista, ma un comitato elettorale o una federazione di gruppi protetti.
    Ce la faremo.


  3. pierangela
    3 settembre 2013

    Condivido sinceramente quanto da lei esposto…


  4. adele
    4 settembre 2013

    Spero che il suo pensiero sia condiviso dalla maggioranza del PD e che il voto al congresso evidenzi unità all’interno.
    Se così non fosse il PD sarà dilaniato da ulteriori lacerazioni che lo porteranno a perdere molti, molti sostenitori.Auguriamoci il meglio!


  5. adele
    4 settembre 2013

    Non ho mai scritto un commento in precedenza!


  6. Paolo
    4 settembre 2013

    A maggior ragione dopo le prospettate decisioni di Berlusconi di far cadere il governo. Il tempo è poco ma abbiamo le risorse per fare ciò che va fatto. A me dispiace molto che Bersani sembri avere un complesso nei confronti di Renzi che gli fa perdere lucidità


  7. Elisabetta Fava
    4 settembre 2013

    Per evitare delusioni c’è bisogno di persone preparate ed intelligenti. Ci sono politici che devono andare a casa, Senza riforma elettorale, siamo in mano loro.


  8. Paolo
    4 settembre 2013

    Si va bene, però non è che non si possa vedere che un rinnovamento intenso c’è stato. Al Senato l’80% dei senatori uscenti del PD non si è ricandidato. C’è un gruppo profondamente rinnovato, scelto in buona parte con le primarie. Adesso i nuovi hanno la possibilità di dimostrare cosa valgono. è chiaro che B, ed anche Grillo, vogliano andare al voto con questa leggeelettorale per continuare dominare i loro gruppi parlamentari


  9. Marialuisa Colonna Romano
    4 settembre 2013

    Spero che Renzi possegga anche le doti della lealtà rispetto soprattutto al proposito di lavorare insieme. Però ho l’impressione che sia un arrivista. Se avrà la corretta impostazione di un democratico, non potrà non condividere l’analisi fatta da lei. Questo tuttavia presuppone la consapevolezza che alla fine il compito principale dei politici è quello del servizio verso il proprio Paese e verso gli elettori a cui si dovrà rendere conto non dopo 5 anni, ma ogni volta lo richiedono.
    Grazie.


  10. Paolo
    5 settembre 2013

    come di cono gli inglesi il budino bisogna mangiarlo per sapere se è buono. Confido nel fatto che l’affetto di un popolo fa anche maturare le leadership in direzione della responsabilità e della generosità…


  11. […] fosse prigioniero di una visione burocratica della vita di partito . Scrivevo nel mio blog  del 3 settembre 2013: “Penso che il problema non sia pensare a chi vincerà il prossimo congresso, che si farà. […]


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