Cancellieri: una scelta difficile, tra principi e popolarità

Pubblicato il 20 novembre 2013, da In primo piano

Sfido l’impopolarità e sto con la Cancellieri. E con Letta che ci ha messo la faccia. Ho votato, e voterò Renzi, ma sul punto la penso diversamente da lui.

Il caso ci deve però far fare qualche riflessione generale sulla difficoltà della politica. Cosa si deve fare: seguire una opinione largamente diffusa nell’elettorato (che la Cancellieri se ne dovesse andare) oppure difendere un principio (che le dimissioni si danno per illeciti commessi o per gravi insufficienze). E l’interessato, accertata una difficoltà nel rapporto con l’opinione pubblica, si difende meglio lasciando o restando? Diciamo che i disprezzati politici colgono meglio del tecnico questo aspetto e tendono a lasciare. Perfino Scajola si dimise da Ministro dell’Interno per una battuta molto infelice e volgare su Marco Biagi.

Non c’è dubbio sull’orientamento dell’opinione pubblica, e questo è certo un elemento di valutazione, in un momento in cui la politica ha una reputazione così bassa; Renzi ha colto questo aspetto. A volte si devono fare delle cose in sé ingiuste per difendere invece del principio una credibilità, e quindi è anche probabile che io sbagli. E forse la priorità assoluta è difendere la credibilità della politica, per quel che ne è rimasto.

Tuttavia a leggere i social forum si trova di tutto. Ci sarà quello che voleva le dimissioni perché ha una visione molto rigorosa delle istituzioni, ma poi si trova anche rancore e rabbia, invidia e frustrazione. Si trova anche che la Cancellieri se ne deve andare perché oltretutto è brutta e grassa e non si capisce se è un uomo o una donna, perché ha il figlio raccomandato ( e ancora una volta non si vuol capire che il figlio è stata la disgrazia dei Ligresti, perché ne ha svelato gli altarini conducendoli in prigione), ecc. E poi il timore che assolvendo la Cancellieri si debba assolvere Berlusconi per le sue telefonate, che hanno ben altra consistenza. E comunque vale il principio che ogni potente vada abbattuto se ce n’è l’occasione. Molto poco ha a che fare con il merito accertato.cancellieri

Poi Repubblica vuole dimostrare il potere reale chiedendo le dimissioni. Con tutta una campagna tesa a dimostrare il fatto nuovo che la seconda telefonata la Cancellieri l’ha fatta e non l’ha ricevuta. E allora? E’ davvero una colpa essere amico del vicino di casa, medico, che non c’entra niente nella gestione del Gruppo Ligresti e nelle sue malefatte? Mi viene in mente un episodio che mi raccontava un dirigente della DC per far capire il clima degli anni ’50. Sul giornale della Diocesi di Padova comparve una lettera (chissà se vera o finta) in cui il mittente chiedeva se poteva salutare e stringere la mano al vicino di casa che era una bravissima persona ma era notoriamente comunista: il Direttore rispose che non si doveva, perché quella mano grondava del sangue innocente di milioni di russi assassinati da Stalin. Siamo ancora a quella inciviltà? Con il paradosso che Ignazio La Russa dei Fratelli d’Italia chiede le dimissioni della Cancellieri amica del fratello di Don Salvatore, il siciliano che aveva da sempre avvocato il siciliano La Russa padre, con il La Russa figlio finanziato ed ospitato da Don Salvatore.

Riconosco che questa scelta aggrava un solco con una certa parte dell’opinione pubblica. Però bisognerà anche affrontare questo tema. L’altra sera Luciana Littizzetto, una di sinistra, mi pare, parlando dell’invasione di storni a Roma, con conseguenti problemi per il deposito di guano, ha fatto la facile battuta. Più o meno: “Si capisce, anch’io se fossi uno storno andrei a Roma a scagazzare sul Parlamento”. Pensiamo che questo aiuti il Paese? Favorisca una riscossa morale? Possiamo ricordare un famoso discorso di D’Annunzio del 1915, dal Campidoglio romano, per insultare quelli che non volevano la guerra mondiale, i parlamentari che si opponevano in parlamento alla guerra: “Non bisogna permettere che pagliacci camuffati dalla casacca tricolore vengano a vociare il santo nome (della Patria) con la loro strozza immonda. Fate la vostra lista di proscrizione, senza pietà. Voi ne avete il diritto, voi ne avete anzi il dovere civico. O Romani, questo è il vero parlamento. Qui oggi da voi si delibera la guerra.” Poi venne il fascismo. E come si vede i vaffaday hanno illustri e deleteri precedenti.

Può darsi che poi la Cancellieri debba comunque dimettersi, e che sia opportuno che lo faccia, ma a volte le scorciatoie popolari preparano momenti peggiori.

 

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