No alle armi chimiche, ma ci pensino gli altri…

Pubblicato il 19 gennaio 2014, da Nel Mondo

Aspettiamo i testi e la direzione di lunedì per commentare la situazione politica. Sembra che questa volta le rose debbano fiorire e sarebbe una grande cosa e un bel successo per il nostro segretario. Anche se non capisco perché Renzi non faccia passar giorno senza una parola di dileggio, di critica, se non di insulto nei confronti di Enrico Letta. Non credo sia indispensabile…

Parliamo invece della vicenda dello smaltimento delle armi chimiche siriane, Che ancora una volta mette in luce una singolare debolezza del nostro paese, che ha tante risorse e tante virtù, ma sembra non riuscire ad affrontare operazioni di responsabilità internazionale senza polemiche.

Si distrugge l’arsenale di armi chimiche siriane. La più grande operazione di distruzione mai fatta. Una cosa positiva, perché può essere la premessa, non sufficiente ma certamente necessaria, per pacificare quella martoriata regione. Tutti d’accordo, salvo che rischiamo di tornare al solito punto: ok, lo facciano gli altri che io non ne voglio sapere”.

Ed in effetti lo fanno gli altri. All’Italia viene solo chiesto di offrire un porto d’appoggio per le operazioni di trasbordo dalla nave che li ha stoccati alla nave laboratorio destinata ad inertizzare le sostanze chimiche, che saranno poi smaltite in Germania. Il tutto verrebbe fatto in 48 ore di sosta nel Porto di Gioia Tauro.

Bene ha fatto il Governo a dare il proprio consenso. L’Italia è al centro del Mediterraneo. Come al solito si assiste alla mobilitazione delle autorità locali, con il presidente della regione che preannuncia una rivolta di massa (nella regione martoriata dalla Ndrangheta), i sindaci prontamente costituitosi in un comitato, a prescindere. Lamentandosi di non essere stati consultati ed informati. Naturalmente l’informazione sarà data, nei limiti in cui si possa dare una delicatissima operazione su cui ambienti della malavita organizzata potrebbe ben essere interessata a lavorare per conto di gruppi terroristici…05_logitrans_p16

Soprattutto emerge un atteggiamento insopportabile espresso da alcuni amministratori locali: “cosa ne viene al territorio da questa operazione?”. Che riecheggia la classica espressione del pessimismo meridionale: “e a mmia?” Cosa ne viene a me? Perché val la pena di impegnarsi?

Santo cielo, cosa potrebbe venire da una operazione che dura quarantotto ore e che rientra nella normale attività di un porto? Ne deriva certamente una importante operazione positiva di marketing per un porto che può essere strategico nei flussi futuri della logistica internazionale. Ne deriva l’orgoglio per un territorio di aver dato un contributo alla strada della pacificazione di una intera area geopolitica. Che non sarebbe poco per un porto talvolta chiacchierato per i rischi di infiltrazioni malavitose in una regione che fa notizia prevalentemente per gli assassini di Ndrangheta. E che è importantissimo in una regione dallo scarso lavoro.

Semplicemente: essere orgogliosi per far bene il proprio mestiere. E’ troppo chiedere questo?

 

P.S. a proposito, la nuova base americana di Vicenza è in funzione. Si può chiedere quale si sia realizzato  degli apocalittici eventi previsti: prosciugamento delle falde, distruzione dell’equilibrio urbanistico della città, blocco del traffico, ecc.?

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1 commento

  1. rodolfo bettiol
    19 gennaio 2014

    Troppi pagliacci hanno popolarità..


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