Previlegi che vanno ridimensionati

Pubblicato il 21 marzo 2014, da Politica Italiana

“Se mi diminuite lo stipendio me ne vado” dice l’amministratore delegato delle Ferrovie Mauro Moretti. Meno male che nasce come sindacalista della CGIL. Un passato, che dovrebbe essere fatto anche di sensibilità sociale, evidentemente rimosso. Se se ne vuole andare ce ne faremo una ragione, perché non è che i risultati siano esaltanti. In termini di servizio per gli utenti, su cui non accorre fare alcun commento. E’ noto il vergognoso degrado del trasporto per gli utenti giornalieri. In termini di bilancio visto che la rete ferroviaria italiana si regge con un elevatissimo sussidio dello Stato. I dati presentati dal Commissario Cottarelli registrano che il contributo dato dallo Stato alle ferrovie per kilometro di rete è di 457.000 euro all’anno, quasi il doppio della media europea. Ci collochiamo al terzo posto su undici paesi, dietro a Belgio e Olanda (paesi molto piccoli). Un pacco di soldi dello Stato per avere un servizio pessimo per la maggior parte degli utenti. Naturalmente le ragioni sono moltissime e solo in parte imputabili al management, ma certo non c’è da fare la voce grossa.

In generale gli stipendi dei manager pubblici italiani sono molto più elevati di quelli corrispondenti in altri paesi europei. Si va da oltre un milione di euro annui dell’ad di Cassa Depositi e Prestiti a una cifra tra gli 873.000 euro di Moretti e i 650.000 del presidente del Poligrafico. Fuori range europeo, come dimostrano studi dell’OCSE ed uno studio pubblicato su lavoce.info

Siamo fuori anche per il livello medio degli emolumenti dei dirigenti dello Stato, come mette in luce la relazione Cottarelli. In Italia i dirigenti apicali sono pagati circa 12 volte il reddito medio pro capite, valore che è 8 per la Gran Bretagna, 5 per la Germania e 6 per la Francia. Gli ambasciatori italiani sono pagati due volte e mezzo i colleghi tedeschi!

Quindi c’è da intervenire. E’ vero che una ragionevole riduzione degli stipendi non avrebbe grandi effetti, ma si tratta di introdurre un principio di equità e di proporzione. Poche responsabilità e grandi stipendi non sono i presupposti migliori per aumentare l’efficienza della macchina pubblica.

Ed è un po’ penoso il richiamo che questi signori fanno “siamo sul mercato”. Perché è un mercato spesso monopolista ed ampiamente sussidiato dallo Stato. C’è una bella espressione anglosassone per designare i dirigenti pubblici: “civil servant”. Ecco: dovrebbero un po’ recuperare il senso di un servizio civico.

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2 commenti

  1. Mario
    21 marzo 2014

    Scusami Paolo, ci sono anche chi, prende poco meno e ha il coraggio per il potere che ha, di cambiare la storia in peggio, senza avere rispetto degli altri cittadini.
    Preferisco avere uno più modesto come amministratore, più intelligente nel risolvere i problemi, che faccia SOLO il bene agli altri. Ha se stesso,
    se è bravo, si arrangi la politica e non con l’aiuto dal di sopra!!!!!.
    Questo è tutto, ciao.


  2. Arnaldo
    23 marzo 2014

    Il bailamme su questo argomento in questi giorni , spero che alla fine faccia saltare qualche sedia e ridurre qualche stipendio, ma sopratutto siano eliminati i nulla facenti, vedi i prefetti ed i dirigenti sovrani erari, nonché i capiufficio senza sottoposti, i colonnelli senza soldati, ecc.


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