PD aspiravoti

Pubblicato il 29 aprile 2014, da Pd e dintorni

Trovo di grande interesse l’analisi di intenzioni di voto pubblicate sul Corriere di sabato scorso da Pagnoncelli.( http://http://www.corriere.it/politica/14_aprile_26/al-pd-13percento-grillini-delusi-quasi-1-consenso-2-chi-votava-altro-5e49cbac-cd05-11e3-8231-7e1a669c55f6.shtml) Perché ci ricordano un fatto che in troppi abbiamo già dimenticato. Il terremoto elettorale dell’anno scorso quando il 39% degli elettori ha cambiato idea rispetto alle elezioni precedenti., in cui il PdL ha perso 6,3 milioni di voti, il PD 3,5 milioni, la Lega 1,6 milioni. Esaminando le 279 elezioni legislative europee dal 1945 ad oggi si tratta del terzo sommovimento di tutti i tempi in tutta Europa! Per questo non sono più accettabili i riti del passato, anche in casa nostra.

Nell’analisi di Pagnoncelli è interessante il dato dei flussi di voto. Perché indicano ancora una forte mobilità elettorale. Intanto il  PD: di coloro che hanno votato PD nel 2013 il 64% è intenzionato a confermare il voto. E’ la percentuale più alta tra tutti i partiti, tranne la Lega (che era però ridotta ai minimi termini) in cui il 67% degli elettori confermerebbe il voto. E’ interessante vedere che solo minime frazioni di elettorato abbandonerebbero il PD per altri partiti. La percentuale più grossa il 26% è al momento indecisa o astensionista. Segno che il cambiamento di passo di Renzi ha lasciato il segno in un elettorato più tradizionale ma anche che c’è un importante bacino di ex elettori su cui agire che ha sospeso il giudizio senza fare altre scelte. Il PD si conferma con la cura Renzi una calamita importante di voti, la più pdattraente. Mettiamo i dati in fila. Voterebbero il PD il 16% di coloro che avevano votato nel 2013 Grillo (si spiega il suo nervosismo e l’attacco costante fatto di insulti a Renzi), il 7% del PDL, il 25% di UDC, il 7% di lega, il 18% di SEL, il 36% di Scelta civica. Dunque il PD di renzi è capace di essere attrativo per un elettorato molto ampio, non solo al centro, come si è soliti semplificando affermare, ma anche a sinistra: un voto su 5 di SEL, un voto su 6 a M5S, ammesso che si possa dire un elettorato di sinistra. Cosicchè guardando alla composizione della base elettorale dei singoli partiti secondo le intenzioni di voto 2014 il PD dimostra una grande vocazione ad essere il partito a vocazione maggioritaria sognato da Veltroni ed ora, se i dati fossero confermati, realizzato da Renzi. Infatti il PD sarebbe un partito la cui base elettorale solo per il 54% proverrebbe da elettori PD. IL 13% sarebbe di elettori che avevano votato il M5S, il 5% PdL (facciamo il confronto a chi parla di una deriva a destra del PD, recuperiamo molto di più sul versante 5 stelle), un 8% fatto di persone che si erano astenute. Nessun altro partito ha questa dinamicità, se si pensa che per M5S l’elettorato sarebbe composto per l’80 da elettori M5S e per Forza Italia la percentuale è del 77%.

Il risultato finale sarebbe che il PD sfiorerebbe il 35%, FI il 19% e M5S sarebbe al 21,6%. Dati molto fluttuanti che potrebbero mutare profondamente con la campagna elettorale.

Però teniamoceli cari. Perché noi che siamo sempre ipercritici ci lamentiamo anche quando i dati sono buoni. Sono dati che ci dicono due cose. Che siamo percepiti come una novità affidabile. E siccome la fiducia è molto scarsa e la voglia di cambiamento elevata essere capaci di parlar insieme a chi è sfiduciato e a chi è stufo del solito menu è una risorsa straordinaria. Siamo poi un partito il cui elettorato per poco meno della metà non è legato al PD da un vincolo ideologico, di tradizione di appartenenza. Anche questo dobbiamo tenere ben presente. I nostri circoli sono una preziosa realtà partecipativa, ma l’elettorato è molto più vasto e molto più articolato.

Perciò: la cura Renzi si dimostra una cura ricostituente eccezionale, il che non vuol dire che non si possa discutere o criticare. Solo non si può rovinare con l’eccesso di distinzioni, di paure, di discorsi di Palazzo una specie di miracolo che si sta realizzando attorno al PD. Perché alla fine attorno al PD si sta agglutinando l’unica vera forza democratica non populista, ferma nel difendere i principi costituzionali, chiaramente europeista, di una Europa che torna ad essere risorsa per il futuro. Non è in discussione Renzi o gli equilibri interni del PD. E’ in gioco la vitalità della democrazia.

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1 commento

  1. Carlo Ferraris
    30 aprile 2014

    E’ giusto cercare di essere ottimisti quando c’è motivo per esserlo, ma ricordiamoci che il 50% dell’elettorato è indeciso o si asterrebbe: di conseguenza le percentuali date dai sondaggi vanno dimezzate. Ecco perché i risultati delle votazioni a volte smentiscono i sondaggi. Ottimismo si, ma senza illusioni.


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