Quegli eversori dell’Ulivo

Pubblicato il 22 luglio 2014, da Politica Italiana

Sulla riforma del Senato si possono avere le più difformi opinioni. Tutte legittime naturalmente. Quelli che per principio non vogliono toccare nulla della Costituzione, paventando lesioni della democrazia, quelli del “ben altro”, quelli che discutono nel merito, ecc.

Così occorre affrontare la votazione della bellezza di 7.000 emendamenti, necessariamente la maggior parte puramente ostruzionistici, in un clima da stadio di cui è stata data anticipazione ieri. Insulti, fischi, ecc. Ciò che francamente è insopportabile non è il dissenso. E’ il dissenso di chi pensa che ci sia sempre un tempo infinito davanti. Si vorrebbe sempre rinviare la decisione. Ora il disegno di legge del governo è stato presentato l’8 aprile. Il 15 aprile è iniziata la discussione. Si sono svolte 43 sedute della Commissione e già 10 sedute d’Aula. Basta andare a leggersi gli atti della Assemblea Costituente per capire che con questi tempi i Costituenti del ’46 non sarebbero mai riusciti ad arrivare all’approvazione della Costituzione in poco più di un anno.

E’ il dissenso che si accompagna all’accusa di autoritarismo, manomissione della Costituzione, ecc. Come scrive Vannino Chiti. “Sulle riforme rischiamo di imboccare contromano l’autostrada del futuro della nostra democrazia. Sono a rischio l’equilibrio tra i poteri, l’autonomia del Parlamento, un sistema adeguato di garanzie”.

Questi giudizi estremistici non hanno alcun fondamento. E siccome io la memoria non la ho persa mi fa molto specie vedere oggi colleghi gridare allo stravolgimento costituzionale per proposte che in passato avevano tranquillamente accettato e sostenuto. La mia amica sen. Loredana De Petris ha presentato qualche migliaio di emendamenti. Ma io la ho conosciuta senatrice dei Verdi, eletta nelle liste dell’Ulivo. Vannino Chiti ha fatto in tempo a fare il ministro nella legislatura 1996-2001, quella vinta con l’Ulivo.Dichiarazione programmatica Presidente del Consiglio Matteo Renzi

Ebbene su quale programma si era presentato l’Ulivo a quelle elezioni? Con delle tesi programmatiche (chi ricorda il libretto verde?), predisposte con il lavoro dei «comitati Prodi», discusse in centinaia di assemblee di cittadini in tutta Italia. Ci ha ricordato nei giorni scorsi il sen. Giorgio Tonini cosa diceva il Programma dell’Ulivo per le elezioni del 1996 a proposito della riforma del Senato. Ecco qui le parole testuali:

«Il Senato dovrà essere trasformato in una camera delle regioni, composta da esponenti delle istituzioni regionali che conservino le cariche locali e possano quindi esprimere il punto di vista e le esigenze della regione di provenienza. Il numero dei senatori (che devono essere e restare esponenti delle istituzioni regionali) dipenderà dalla popolazione delle regioni stesse, con correttivi idonei a garantire le regioni più piccole… I poteri della Camera delle regioni saranno diversi da quelli dell’attuale Senato, che oggi semplicemente duplica quelli della Camera dei deputati. Alla Camera dei deputati sarà riservato il voto di fiducia al Governo. Il potere legislativo verrà esercitato dalla Camera delle regioni per la deliberazione delle sole leggi che interessano le regioni, oltre alle leggi costituzionali».

Eccola qui, sputata precisa, compreso il Senato formato da esponenti delle autonomie locali, la riforma che è in discussione al Senato, in perfetta coerenza con un pensiero riformista che ha radici antiche. E se l’Ulivo avesse avuto la forza politica e parlamentare per attuare allora quel programma preveggente non avremmo avuto i guasti di questi lunghi anni di deperimento delle istituzioni. La colpa è di non averlo fatto allora, non di volerlo fare ora. Semmai ci sarà da discutere sulla legge elettorale. Ma intanto si porti a casa questo risultato.

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4 commenti

  1. Bruno Cardini
    22 luglio 2014

    Sono abituato a valutare prima il merito, poi le ragioni.
    La legge proposta fa schifo, sarà ingestibile, aumenterà l’ingovernabilità.
    Tra i sostenitori non ho setito una, dico una, ragione di merito, ma solo
    1. siamo stati fermi, è ora di andare avanti (verso dove? come? con chi? Subito!)
    2. Chi si oppone è conservatore
    3. Non vi è coerenza visto che era stata proposta nel 96.
    Sulla coerenza e sull’Ulivo credo che prima di tutto vada chiarito se il sig. Giaretta è uno dei 101 che ha tradito Prodi


  2. mara
    22 luglio 2014

    Bravo, Paolo. Non mi entusiasma la riforma del Senato (troppi consiglieri regionali e pochissimi sindaci) ma le dichiarazioni di alcuni che parlano di attentato alla democrazia sono proprio fuori luogo e, probabilmente, puntano ad altro.


  3. Giorgio Franco
    23 luglio 2014

    Credo che la politica sia la scienza delle cose da farsi e non delle idee da coltivare per abbellire il balcone. Non si può discutere in eterno su argomenti essenziali della vita pubblica. Il tempo per fare lo hanno avuto; se non hanno fatto, non han titolo per criticare. Ciò che mi dispiace è che ci “rimetta” il Senato e non invece la Camera dei deputati. Mi piaceva il binomio Senatus populusque Romanus; la nostra tradizione, piena di connotati giuridici, meritava la scelta diversa. Quanto a Giaretta compreso nei 101 mi par di ricordare che non fosse elettore. E se lo fosse stato oso pensare che non sarebbe stato tra quelli. I quali dovrebbero, prima che finisca la legislatura, farsi vivi, alzare la mano, fare un passo avanti: “sono stato io!”.


  4. Giamps
    23 luglio 2014

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