Un Natale senza sconti

Pubblicato il 28 dicembre 2014, da Cattolici e società

Papa Francesco ha parlato chiaro. Ha utilizzato l’appuntamento natalizio per un esigente esame di coscienza, uscendo dallo schema del “dolce Natale”. Lo ha fatto nel discorso alla Curia Romana, nell’omelia della Messa di Natale e nella benedizione “urbi et orbi” del giorno di Natale, con un discorso secco e duro, senza la tradizionale sfilata di auguri in 100 lingue diverse.

Il Natale come appuntamento esigente per le coscienze più che il caramelloso appuntamento che ci fa tornare bambini.

Consensi? Ci sono dissensi espliciti: ad esempio Vittorio Messori sul Corriere ha fatto una critica molto rispettosa formalmente, ma molto dura nella sostanza, più o meno accusando il Papa di essere un populista superficiale e meravigliandosi del sostegno e dell’incoraggiamento che gli ha sempre dimostrato Benedetto XVI.

I consensi rischiano di essere di maniera, nel senso che ognuno può condividere pensando che la critica affilata del Papa riguardi altri. Ad esempio agli anticlericali può piacere la critica spietata ai vizi della Curia Romana. Ma basta leggere il discorso per capire che quei vizi sono i vizi propri di ogni comunità che gestisce potere. E sono perfettamente applicabili alla comunità politica, in Italia e fuori. C’è anche una certa creatività di linguaggio che colpisce il segno. L’”impietrimento”, quando si perde nell’azione (anche in quella politica) la vivacità e l’audacia e si diventa macchine per pratiche. La malattia dell’”Alzheimer spirituale”, che tradotta sul piano civile significa perdere l’ispirazione al sistema di valori a cui si vorrebbe essere fedeli, smarrire la capacità innovativa. Così come la “schizofrenia esistenziale”: perdere il contatto con il popolo che è la fonte del consenso che legittima l’esercizio del potere.papanatale

Poi ci sono i vizi più tradizionali della vita politica: vanagloria, rivalità, divinizzazione del leader, ecc. Non mancano osservazioni che potrebbero essere utili in qualche corso di formazione per manager: eccessiva pianificazione, funzionalismo, cattivo coordinamento, e la malattia della “faccia funerea”: Osserva il Papa: “severità teatrale e pessimismo sterile sono spesso sintomi di paura e di insicurezza di sé…Non perdiamo quello spirito gioioso, pieno di humor e persino autoironico che ci rende persone amabili anche nelle situazioni difficili”.

Nella Messa della notte di Natale Papa Francesco ricorda il tema della “tenerezza” di Dio. Che è figlia della pazienza di Dio nei confronti dell’umanità. Possiamo ricordare le espressioni di Papa Luciani nella sua semplice catechesi settimanale, quando ricordava, facendo storcere il naso a qualche teologo, “Dio è anche mamma”. Non sono nuove le parole: “«il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce» (Is 9,1). La vide la gente semplice, la gente disposta ad accogliere il dono di Dio. Al contrario, non la videro gli arroganti, i superbi, coloro che stabiliscono le leggi secondo i propri criteri personali, quelli che assumono atteggiamenti di chiusura”. Solo che Papa Francesco le rende più vere.

Infine il messaggio per la benedizione di Natale. Una puntigliosa rassegna dei punti di crisi del mondo, dove la gente è perseguitata o soffre per le guerre. Nessuno spazio per la festa. Con un richiamo alle sofferenze di milioni di bambini: “Gesù salvi i troppi fanciulli vittime di violenza, fatti oggetto di mercimonio e della tratta delle persone, oppure costretti a diventare soldati; bambini, tanti bambini abusati. Il mio pensiero va a tutti i bambini oggi uccisi e maltrattati, sia a quelli che lo sono prima di vedere la luce, privati dell’amore generoso dei loro genitori e seppelliti nell’egoismo di una cultura che non ama la vita; sia a quei bambini sfollati a motivo delle guerre e delle persecuzioni, abusati e sfruttati sotto i nostri occhi e il nostro silenzio complice; e ai bambini massacrati sotto i  bombardamenti, anche là dove il figlio di Dio è nato. Ancora oggi il loro silenzio impotente grida sotto la spada di tanti Erode. Sopra il loro sangue campeggia oggi l’ombra degli attuali Erode”.

Non piacerà a tutti il richiamo al dramma dell’aborto, ma questo è Papa Francesco. Anche quando ritorna a parlare del vizio capitale della “globalizzazione dell’indifferenza”. Opinioni pubbliche che non reagiscono più ai mali del mondo, divenendone corresponsabili.

Parole dure e impegnative. Sapremo ascoltarle davvero? E tradurle in azione?

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