Pensare, sentire agire: Gramsci e Francesco

Pubblicato il 20 gennaio 2015, da Cattolici e società

Anche la battuta di Papa Francesco sullo schiaffo che darebbe se gli offendono la madre si è dovuto piegare alla frequente banalizzazione del sistema dei media. Battuta dentro un ragionamento molto serio. Sul fatto che la libertà di espressione e la libertà di religione sono tutte e due diritti umani fondamentali. Che non si può uccidere nel nome di Dio, ma che ogni religione che rispetti la persona umana ha una sua dignità e va a sua volta rispettata. Perplessità comunque per le parole del Papa. Per i cattolici “pacifisti” e per i cultori senza se e senza ma del diritto a far sempre e comunque quello che si vuole. Dimenticando che anche nel Vangelo Gesù non ha la mano leggera con i mercanti nel tempio. L’equivalente del pugno alla mamma. Anche se poi il Papa ha precisato il suo pensiero.

Varrebbe la pena forse dare più risalto alle molte cose dette nel viaggio nelle Filippine, su una terra che è terra di religiosità diffusa e di confronto (talvolta anche scontro sanguinoso) tra le due grandi religioni cattolica ed islamica.Pope Francis

In particolare nel discorso fatto ai giovani, con il consiglio di orientare la loro vita attorno a tre parole: “pensare, sentire, agire”.

Se vale per i giovani, oltre la dittatura dei social, a maggior ragione sono parole molto appropriate per chi opera nel campo politico. Un campo dove la latitanza di queste tre parole è la causa principale della sfiducia che pervade il rapporto eletto/elettore. Una comunicazione affidata all’immediatezza del twitter, da cui non traspare un pensiero profondo che orienti le scelte, una difficoltà a sentire insieme al popolo senza essere populisti, una lentezza nell’azione che toglie credibilità alla visione.

Organizzare pensieri nuovi di fronte ai cambiamenti globali che offrono l’opportunità di nuovi diritti ma fanno fare passi indietro rispetto alle conquiste novecentesche. La capacità di sentire in sintonia con il proprio popolo, ricordando che la radice del consenso è appunto cum sentire, sentire insieme. Su questo tema ha scritto una pagina importante Gramsci: ““L’elemento popolare “sente”, ma non sempre comprende o sa; l’elemento intellettuale “sa”, ma non sempre comprende e specialmente “sente”… L’errore dell’intellettuale consiste nel credere che si possa sapere senza comprendere e specialmente senza sentire ed esser appassionato…Se il rapporto tra intellettuali e popolo-nazione, tra dirigenti e diretti – tra governanti e governati – è dato da una adesione organica in cui il sentimento-passione diventa comprensione e quindi sapere (non meccanicamente, ma in modo vivente), solo allora il rapporto è di rappresentanza, e avviene lo scambio di elementi individuali tra governati e governanti, tra diretti e dirigenti, cioè si realizza la vita di insieme che solo è la forza sociale”.

Pensiero penetrante ed anticipatore, capacità di lettura dei sentimenti profondi di una nazione sono elementi essenziali per rendere possibile l’azione per cambiare ciò che va cambiato.

Politici a lezione di leadership dal Papa?

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