Kalimera Matteo

Pubblicato il 21 febbraio 2015, da Nel Mondo

Come era ragionevole la pratica Grecia/UE si è conclusa con un compromesso. Dopo le parole forti da una parte (Tsipras/Varoufakis) e dall’altra (soprattutto Merkel/Schaeuble) si è dovuto lavorare per incontrarsi. Troppo grave un fallimento. Per la Grecia, perché dopo le promesse di superare “l’emergenza umanitaria” su cui Tsipras aveva fatto la campagna elettorale il primo atto concreto del Governo sarebbe stato non pagare gli stipendi e le pensioni in luogo di assumere i dipendenti pubblici licenziati. Ma anche per l’Europa, perché se l’euro diventasse di fatto una moneta a porte girevoli da cui si entra e si esce non sarebbe più una moneta condivisa ma un semplice accordo finanziario transitorio.

Conviene soffermarci sull’episodio (naturalmente si valuterà tra quattro mesi la situazione) per gli insegnamenti generali che riguardano tutti, anche noi ed il dibattito italiano.europa

Alla fine Tsipras/Varoufakis hanno dovuto accettare il semplice principio che gli accordi sottoscritti sono sottoscritti dai governi pro tempore a nome del popolo che rappresentano e i cambi di governi non consentono di venir meno agli impegni assunti. Se si ricevono dei soldi dando delle garanzie non si può continuare a ricevere soldi levando le garanzie. Vale nel campo privato e vale nel campo pubblico. Alla faccia dei cantori italiani della “Brigata Calimera” dentro e fuori il PD, per cui solo la debolezza e viltà di Renzi non consentivano politiche economiche più espansive.

Però i più burocratici interpreti dei trattati europei hanno dovuto cedere su quello che ritenevano a torto un principio: quello di determinare anche la cura. La democrazia è una cosa seria, ad Atene si è votato e un governo eletto ha assunto degli impegni, quello principale di Alexis Tsipras era di mettere fine all’austerità. Il rapporto tra l’Europa e gli stati membri non è il rapporto tra una banca ed un cliente (dove comunque la banca valuta ciò che gli conviene, anche la dilazione di un credito, se ritiene che in questo modo evita di perdere tutto) ma un insieme di vincoli per perseguire meglio l’interesse comune. Perciò è necessario consentire a Tsipras di avere il tempo necessario per poter dimostrare che mantenendo i saldi di bilancio concordati con l’Europa si possono applicare politiche diverse, ottenendo più sensibili tassi di crescita e limitando quindi gli effetti negativi sulle politiche sociali. Impresa molto difficile ma è giusto dare la possibilità di provare.

E’ stato un passaggio molto importante. Perché apre la porta alla elaborazione di diversi criteri di politica economica, intaccando un credo rigoristico che si è ampliamente dimostrato insufficiente a governare questa nuova fase dell’economia mondiale. E i critici insoddisfatti di Renzi (a sinistra) dovranno constatare che questo è stato possibile perché il Governo italiano è stato per Tsipras una sponda essenziale. Con la forze politica del nostro Presidente del Consiglio (cari miei i voti presi alle elezioni europee pesano eccome, altro che la solita lagna del presidente non eletto) e per l’autorevolezza internazionale del tecnico Padoan, che ha usato tutte le leve in suo possesso. Non sarà passata inosservata la visita a Roma del Segretario Generale dell’OCSE Gurria con giudizi molto lusinghieri per l’Italia e dichiarazioni di comprensione per la Grecia. Dell’OCSE Pier Carlo Padoan è stato vicesegretario generale e capo economista.

Que viva Tsipras diranno i kalimeri nostrani. A loro scorno se vive un po’ lo deve anche al nostro Matteo.

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