I teppistelli di Padova

Pubblicato il 4 maggio 2015, da Realtà padovana

Hanno fatto molto bene gli interessati a denunciare Bitonci ed il suo assessore per violazione della privacy e istigazione al razzismo. Si sono fatti fotografare ed hanno indicato l’indirizzo dell’appartamento dove sono stati ospitati alcuni profughi. Diffondendo l’idea che anche nell’uso dei propri privati beni, effettuato secondo le leggi e le norme; bisognerebbe chiedere il permesso al sindaco. Una impotenza vigliacca di chi non sa minimamente gestire problemi complessi. Chissà cosa avrebbero detto se qualcheduno avesse additato le loro abitazioni private alla tentazione della violenza teppistica.

Si limita ad eccitare l’odio degli spaventati. Che ci sono: “che staga a casa sua”, “che se nega”. Una parte di popolo pronta a scambiare ogni profugo (dal latino pro fugere, scappare avanti: scappare dalla guerra, dalla fame, dalle malattie, dalle persecuzioni religiose e razziali) o per i tagliagole islamici, o per delinquenti o per giovani che vengono in Europa per passare le vacanze e farsi mantenere. Chiudendo occhi e orecchi rispetto alle notizie che ci sono delle odissee di queste persone.teppistelli

Ed allora: perché risolvere i problemi se possiamo godere di una bella rendita elettorale con qualche goliardata e qualche recita pubblica?

Alla fine ci si abitua a tutto, ma pensiamo un po’ di più a cosa assomiglia questo gesto vigliacco. Non appunto alla goliardata ma a gesti che nella storia hanno portato a tragedie immani. Non voglio paragonare qualche furbizia elettorale a tragedie indicibili ma bisogna capire che la radice culturale è la stessa.

Quando si segnavano i negozi degli ebrei con la stella di Davide gialla (anche nella nostra civile Italia) o nella esplosione della ex Jugoslava, a secondo dei luoghi, le case dei mussulmani o dei cristiani, perché fossero oggetto della violenza delle squadracce.

Non è che i tedeschi “per bene” non vedessero o non sapessero. E’ che si faceva finta di niente. E molti pensavano che in fondo una lezione gli ebrei se la meritassero. Prima qualche vetrina rotta, poi la stella per escludere, poi il sequestro delle proprietà, fino ai campi di concentramento ed all’olocausto. Con i camini che fumavano, e si vedevano, e si sentivano, ma era meglio far finta di non vedere e di non sentire. Anche perché c’era la guerra.

Non voglio esagerare, ma la radice culturale è quella. E nella storia non è che il Male irrompa improvvisamente. C’è una lunga preparazione nel seminare l’odio, coltivare le paure, il disprezzo degli altri. Invece di risolvere i problemi perché è più difficile.

E poi si pretenderebbe di essere buoni cristiani. Imporre l’uso del crocefisso nelle scuole. Naturalmente nulla è stato fatto. Bastava un po’ di propaganda per i gonzi che si accontentano degli slogan. E il Crocefisso si girerebbe dall’altra parte per non vedere l’abuso del proprio simbolo. Che è quello di tutti i perseguitati ingiustamente puniti, dei poveri, degli affamati, dei profughi, degli ultimi della vita. Che ha predicato in una grande città multiculturale e multi religiosa. Gli Atti degli Apostoli (Atti 2,9) descrivono nella Gerusalemme al tempo di Gesù la presenza di 17 diversi popoli, con lingue e religioni diverse.

Valgono sempre le parole del Concilio: “Nessuno osi chiamare Dio Padre se non considera ogni uomo suo fratello”

Per cui si dedichino alla loro propaganda irresponsabile ed impotente, ma lascino stare le cose più grandi di loro. I teppistelli non stanno solo a Milano.

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7 commenti

  1. Paolo
    4 maggio 2015

    Basterebbe conoscere le sette opere di misericordia materiale, che non sono certo state scritte da qualche “comunista”


  2. Lucio Passi
    5 maggio 2015

    na con chi ce l’hai veramente?

    Lucio


  3. Paolo
    6 maggio 2015

    Caro Lucio, non ce l’ho con nessuno in particolare. Dico quello che mi sembra giusto dire. Comunque se vogliamo approfondire scrivimi su paolo.giaretta@senato.it


  4. Nicola
    7 maggio 2015

    Gentile Paolo Giaretta, la ringrazio per il suo intervento.
    I concetti espressi sono così semplici e così chiari, aggiungerei incontrovertibili, che “suona” veramente strano non siano patrimonio di tutti.
    Purtroppo è vero che moltissime persone si stanno adeguando poco per giorno a comportamenti e concetti che fino a qualche tempo fa sarebbero parsi inconcepibili.
    Non smetta di far sentire la sua voce … qualche orecchio (e qualche cervello) sono ancora pronti ad ascoltare!
    Grazie.
    Nicola


  5. Paolo
    7 maggio 2015

    Caro Nicola, grazie per la stima


  6. Federico
    7 maggio 2015

    E, aggiungerei, proprio da parte di un popolo che in prima persona ha sperimentato la durezza dell’emigrazione e il disprezzo delle genti d’oltreoceano. Ora siamo noi a emarginare e disprezzare persino di fronte a chi fugge da fuoco e sangue. La storia è piena di queste sublimi ironie.


  7. Paolo
    9 maggio 2015

    Parole sante!


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