Un manuale per governare il Veneto

Pubblicato il 7 maggio 2015, da Relazioni e interventi

“C’era una volta il Nordest – Giorgio Lago, vent’anni di giornalismo Razza Piave”, a cura di Francesco Jori e Gianni Riccamboni, Padova University press 2015

Consiglio vivamente la lettura di questo libro. E’ una raccolta degli editoriali ed articoli di Giorgio Lago, comparsi sul Gazzettino, di cui fu impareggiabile ed innovativo Direttore, e poi sui quotidiani del gruppo Espresso. Una raccolta ragionata, compilata con amore da Francesco Jori, che di Lago fu vicedirettore al Gazzettino, e da Gianni Riccamboni, fino a poco tempo fa direttore del Centro interdipartimentale Giorgio Lago.

In genere diffido dei libri che raccolgono articoli già usciti, ma la lettura di questo è invece di grande interesse. Letti a distanza di tempo, distaccati dall’attualità, dimostrano una solidità di pensiero, di valori, di lettura anticipatrice che possono ancora stupire. E ci sono belle introduzioni. Mi è piaciuta molto oltre a quelle dei curatori quella di Mario Carraro, così umana e lucida. Ed è materiale assolutamente utile per l’oggi. Per governare il Veneto se come spero ce ne capiterà l’occasione.lago

Naturalmente c’è tutta l’epopea del Nord Est. L’appassionata iniziativa di Giorgio Lago per far capire prima di tutto agli abitanti le potenzialità di questo  territorio, l’idea che il Gazzettino potesse diventare lo strumento culturale per questa battaglia, capace di unificare il Veneto su parole d’ordine nuove, la suggestione che potessero essere i Sindaci la guida di questo processo. La sua avventura con Mario Carraro e Massimo Cacciari.

Ma poi ci sono tante anticipazioni di riflessioni che servono per l’oggi.

Cito solo due articoli. L’uno del gennaio del ’96, intitolato “Cambiare per difenderla”. Si riferisce alle ventilate anche allora riforme della Costituzione. Scriveva Lago “i conservatori fanno da vestali della Costituzione repubblicana, senza accorgersi così di tradirlo nello spirito e nella lettera! L’art. 1 della carta stabilisce che la sovranità appartiene al popolo. Se il popolo decide di ristrutturare la Costituzione che si è data mezzo secolo fa lo può fare in piena legittimità. Altro che furori iconoclasti, l’art 139 precisa un unico confine: “la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale”. Tutto il resto sì, e la stessa Costituzione indica come”. Lo stile inconfondibile di Lago: asciutto, deciso, semplificatorio senza essere semplicista per far capire al lettore il nocciolo del problema.

Un secondo articolo intitolato “I sette vizi capitali dell’Italia”, del febbraio 1996.  “Guardiamoci negli occhi. Qualsiasi ceto politico, qualsiasi governo, avrà per alcuni anni lo stesso ordine del giorno: i sette vizi capitali dell’Italia del 2000”. E li elenca con secche argomentazioni che qui non riporto, ed è interessante anche l’ordine in cui li enuncia: scuola, sicurezza, lavoro, debito pubblico, fisco, burocrazia, ambiente. Di anni ne sono passati 19 ma l’agenda è proprio quella.

Qua e là sono citato anch’io. Con Giorgio ho avuto un bel rapporto. Naturalmente non mi faceva sconti di alcun tipo se doveva criticare qualcosa che non gli piaceva ma c’era una stima reciproca che mi ha dimostrato tante volte in pubblico ed in privato.

Richiamo un articolo del marzo 1996 che mi riguarda. In cui citava il caso  De Mita, che si candidò con una propria lista ma utilizzando la “desistenza” dell’Ulivo. E a Giorgio Lago non andava giù che il nuovo nascesse in questo modo. E gli contrapponeva un caso che mi riguardava: “L’altra faccia dello stesso calcolo è il caso Padova, dove l’ex sindaco Paolo Giaretta, bravo ed onesto amministratore prima viene candidato dall’Ulivo e dal PPI poi cancellato di colpo al mercato delle candidature romane, per dare spazio a sigle e nomi di nessun seguito.” In effetti era successo che la mia candidatura al Parlamento era stata avanzata al tavolo romano, ma Rosy Bindi pose il problema che io non potevo andare in conto al PPI, a cui in effetti non ero iscritto, anche se la mia storia politica era nota e chiara. E così venni depennato. Lago mi propose allora di intervenire quotidianamente sul giornale facendo un diario del “non candidato”. Sarebbe stata una cosa divertentissima, ed era il modo in cui Giorgio mi manifestava il suo affetto. Poi intervennero robustamente Zanonato, Rossi, che era allora capo dei verdi e Tonino Ziglio segretario del PPI padovano e fui reintrodotto nelle liste in rappresentanza dell’Ulivo, senza nessun altra qualifica.

A proposito. 19 anni dopo l’87enne lucidissimo e vispissimo Ciriaco De Mita viene ritenuto dal nostro candidato De Luca utilissimo per la vittoria in Campania, insieme a qualche trasformista di Forza Italia, in passato affascinato da Nicola Cosentino e a qualche romantico fascistello. Chissà cosa ne avrebbe scritto Giorgio…

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