Perchè Rosy ha sbagliato (ma ha avuto compagnia)

Pubblicato il 5 giugno 2015, da Politica Italiana

Ritorno sulla vicenda degli “impresentabili” non per amore di polemica ma perché è una vicenda che ha messo in luce un grave deterioramento della vita istituzionale: C’è un marciume che corrode le istituzioni ma per combatterlo occorrono strumenti appropriati, non superficiali scorciatoie e obliqui regolamenti dei conti politici.

Qui stiamo parlando di una materia molto delicata. I limiti al diritto costituzionale all’elettorato attivo e passivo. In un paese normale la legge e solo la legge potrebbe porre dei limiti. In Italia l’Antimafia inventa un’altra categoria: quella degli impresentabili. Termine giuridicamente incongruo. Ma tutti approvano un Regolamento in cui, ricordando che tra i compiti della commissione vi è quello di “indagare sul rapporto tra mafia e politica… con particolare riferimento alla selezione dei gruppi dirigenti e delle candidature per le assemblee elettive” prevede che di fronte anche solo a rinvio a giudizio o condanne di primo grado per una serie di reati i partiti si impegnano a non presentare queste persone. Con una grave semplificazione. Perché poi si inseriscono anche reati che nulla hanno a che fare con la mafia. Ma non si può pretendere che l’opinione pubblica possa entrare nei dettagli. E’ legittimo che uno possa pensare: la Commissione Antimafia dice che un signore è impresentabile, vuol dire che è mafioso. Ergo De Luca è un mafioso. Ed è poi un azzardo, perché si vorrebbero sospendere diritti costituzionali di fronte a provvedimenti della magistratura del tutto provvisori, che possono essere gravemente errati, come tante cronache giudiziarie ci dimostrano. Dando per contrasto un bollino di onestà ai molti che in quelle liste non ci sono ma che possono essere ladroni matricolati, come dimostrano le vicende romane. Lo hanno detto degli insospettabili di connivenza con la caduta dell’etica pubblica come Raffaele Cantone e Roberto Saviano, ha criticato severamente la norma il costituzionalista Ainis.

Una strumento a mio avviso sbagliato. Poi veniamo all’uso di questo regolamento.

Rosy Bindi ha per me gravemente sbagliato e lo ha fatto consapevolmente, trascinata da un rancore antirenziano che gli ha fatto perdere il necessario equilibrio nel maneggiare uno strumento molto delicato. Confesso di essere prevenuto. Perché sono stato testimone di come una giovane Rosy Bindi abbia sfruttato agli inizi degli anni ’90 da segretario della DC veneta e poi del PPI le vicende giudiziarie per la propria fortuna politica. In cui bastava un avviso di garanzia per essere additato all’esecrazione pubblica. In cui persone onestissime, risaputamene oneste, hanno subito l’onta del carcere per poi essere assolti da ogni colpa. Su questi drammi si è costruita una fortuna politica personale quando nel rispetto delle iniziative della magistratura un segretario politico avrebbe avuto il dovere del discernimento. C’è poi una certa vocazione ad essere una sorta di Ayatollah Supremo della Rivoluzione Morale. Piace molto a sinistra, ma questa impostazione moralistica non migliora la morale pubblica e introduce un rapporto perverso tra politica e magistratura.bindi

Dove sta la malafede? Nel fatto di avere accuratamente nascosto il fatto che il provvedimento potesse riguardare anche un candidato presidente e nell’aver fatto scoppiare il caso il giorno prima delle elezioni. Con la giustificazione ridicola che non voleva influire nella campagna elettorale. Risibile per una persona di esperienza come la Bindi (dal 1989 ricopre cariche politiche istituzionali di alto livello) che sa benissimo che il modo di fare il maggior danno possibile è proprio quello di far scoppiare il caso all’immediata vigilia del voto. Risibile ma anche in violazione dello spirito del regolamento che all’art. 3 afferma: “I partiti, le formazioni politiche, i movimenti e le liste civiche …devono rendere pubbliche le motivazioni della scelta di discostarsi dagli impegni assunti con l’adesione al presente codice di autoregolamentazione.” Nello stendere il regolamento i parlamentari si rendono conto che possono esserci dei casi in cui alla forma non corrisponde la sostanza e da la possibilità di candidare la persona previa motivazione. E’ evidente che fornire la lista il giorno della chiusura della campagna elettorale non consente né ai partiti né all’interessato o di ritirare il candidato o di motivare alcunché. Ha detto il Presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone nell’intervista su Repubblica “Questa vicenda degli impresentabili è stata per me un grave passo falso, un errore istituzionale”. Il procuratore della repubblica di Salerno ha detto che le carte che riguardavano De Luca erano a disposizione della Commissione da un mese.

L’obiettivo di far perdere il PD in Campania non è riuscito ma certo l’iniziativa ha contribuito a far stare a casa un bel po’ di elettori da altre parti.

Però occorre tener conto che accanto alla categoria degli aspiranti Ayatollah c’è quella delle GRRR, Guardie Rosse della Rivoluzione Renziana. Avete presente l’on. Carbone, quello con bei riccioli imbrillantinati, un filo di barba, viso televisivo, che imperversa con dichiarazioni sui telegiornali, con particolare costanza quando si deve criticare qualche compagno di partito? Bene è un componente dell’Antimafia. Forse se si fosse applicato di più sul suo lavoro parlamentare avrebbe preteso di discutere la lista, avrebbe intuito che il voler lasciare aperta la lista della Campania fino all’ultimo nascondeva un trabocchetto, avrebbe assunto informazioni sullo stato delle pratice. Ma non aveva tempo per queste cose elementari.

Ho un po’ scherzato ma su cose molto serie. Perché lo stato dell’etica pubblica è deplorevole, l’indignazione diffusa, ed utilizzare strumenti sbagliati per lotte politiche interne è altrettanto deplorevole e irresponsabile. La coscienza un po’ sporca dei partiti per la sottovalutazione del tema della corruzione non la si lava con strumenti improvvisati ma con una lotta rigorosa contro la malavita che si inserisce nella politica.

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6 commenti

  1. Alessandro
    5 giugno 2015

    Anche questa volta sono davvero d’accordo con lei, completamente!!


  2. Alberto L.
    5 giugno 2015

    A domanda rispondo: “Ha influenzato sul tuo voto di preferenza l’effetto causato dai risultati della Commissione presieduta da Rosy Bandi?” “Si! La questione morale non la baratto. Poi a farne le spese l’uomo di Renzi candidato per la Bassa Padovana, Giancarlo Piva..si è visto no? Indebolire la Segreteria PD bocciando le inconsapevoli candidature locali. Che ragionamento nefando, ahimè!


  3. Alberto L.
    5 giugno 2015

    A domanda rispondo: “Ha influenzato sul tuo voto di preferenza l’effetto causato dai risultati della Commissione presieduta da Rosy Bindi?” “Si! La questione morale non la baratto. Poi a farne le spese l’uomo di Renzi candidato per la Bassa Padovana, Giancarlo Piva..si è visto no? Indebolire la Segreteria PD bocciando le inconsapevoli candidature locali. Che ragionamento nefando, ahimè!


  4. Paolo
    8 giugno 2015

    gentile Alberto, non mi è chiaro che tesi sostieni. In ogni caso la questione morale non va barattata. Quella seria, quella di Berlinguer. Critico la decisione della Bindi perchè intravedo una questione morale: l’abuso delle istituzioni a fini di lotta politica.


  5. Alberto L.
    9 giugno 2015

    Grazie per la gentile risposta Senatore Giaretta. Approvo pienamente la Vostra considerazione in merito la questione morale. Come sempre poi attraverso il Vostro blog ci offre serie e obiettive riflessioni utili a capire e creare opinione. La tesi di cui sopra che andavo sostenendo, pone l’accento sulla eventuale ripercussione in termini di voto di preferenza ai candidati locali (che sono espressione dei vari leader o correnti del partito democratico) rapportata all’opinione che ciascun elettore possa essersi fatta della vicenda legata all’azione intrapresa dalla Bindi. In pratica, non potrebbe essere che l’elettore abbia (paradossalmente) scelto di esprimere volutamente la preferenza per un candidato il cui riferimento nazionale è espressione della minoranza PD o (peggio) non andando proprio a votare unicamente per indebolire la leadership di Matteo Renzi proprio in merito le candidature oggetto di contestazione bindiana? Non concorda con me che possa essere successo proprio tutto questo alla luce del recente voto alle Regionali?


  6. Paolo
    11 giugno 2015

    senz’altro può essere accaduto quello che dici e proprio per questo ci voleva più attenzione e meno leggerezza nella gestione della vicenda


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