Una continuità discontinua

Pubblicato il 26 giugno 2015, da Politica Italiana

Veneziepost 26 giugno 2015

Finalmente si è insediato il nuovo Consiglio Regionale. Dopo profonde modificazioni della sua composizione. A riprova di una confusione istituzionale preoccupante. Leggi elettorali che non danno certezza, sul punto più delicato del rispetto della volontà dei cittadini. Con manipolazioni talmente arzigogolate che portano a rappresentanze nelle singole province completamente distorte.

Sarà, credo, una continuità discontinua. Continuità del Presidente e del segno politico della sua maggioranza. Ma per il resto discontinua. Il PdL aveva 17 consiglieri, se ne ritrova solo 3 di Forza Italia ed 1 di Fratelli d’Italia. La Lega ne aveva 19, ne ha 10, cedendo 13 consiglieri alla lista Zaia. Il PD aveva il monopolio dell’opposizione con 15 consiglieri (poi 14 con l’immediata defezione di Bortolussi) su 19. Oggi c’è una opposizione tripartita: 12 la coalizione attorno al PD (di cui 3 civici), 5 la coalizione Tosi, 5 il M5S.

E, a riprova di una legge elettorale balzana, mentre nella scorsa legislatura la distanza tra maggioranza e opposizione era di ben 21 consiglieri oggi il rapporto è 29 a 22: solo 7 consiglieri di scarto. Bisogna tener conto della riduzione del numero dei consiglieri, ma resta il fatto che alla netta affermazione elettorale di Zaia non corrisponde una altrettanto netta supremazia in Consiglio. E si vedranno i problemi soprattutto nei lavori di commissione.

In questo potrebbe essere una legislatura diversa. Anche perché vi deve essere un impegno comune per maggioranza e opposizione: come recuperare il discredito dell’istituzione Regione. Che si è manifestata anche nel Veneto con una elevata astensione. Hanno votato solo il 57,2% dei veneti aventi diritto. Risultato per la verità migliore in Italia, ma comunque indice di una disaffezione preoccupante.

Certo il pallino sta nelle mani di Luca Zaia. Se vuole dimostrare, contraddicendo Ilvo Diamanti, che non ha vinto per non aver fatto niente o comunque che intende utilizzare la legislatura, con il mandato molto forte che ha ricevuto, per fare molto per riportare il Veneto su un sentiero di crescita virtuosa.

Tuttavia anche la principale (numericamente) opposizione, il PD, può fare molto. Elaborato il lutto per la pesantissima sconfitta e convintosi che non sono state molto fruttuose le modalità oppositive del passato: opposizione talvolta propagandistica e astratta, salvo un certo consociativismo nella gestione quotidiana. Impostando una opposizione costruttiva, che non vuol dire meno rigorosa o pasticciata con la maggioranza. Vuol dire una opposizione capace di suo di offrire piattaforme di lavoro che non consentano alla maggioranza di sfuggire al merito delle cose. Costruendo convergenze sociali anche fuori dal Consiglio. I temi ci sono tutti. Penso alle riflessioni dell’ultimo rapporto della Fondazione Nord Est, ai documenti di Confartigianato e Confindustria, al lavoro di elaborazione che sta facendo con molta concretezza la CISL di Franca Porto, al documento Torniamo a competere, forse troppo radicale per il realismo politico, ma ricco di spunti da cogliere. Dare voce in Consiglio ad un Veneto che c’è. Un Veneto che non avrà avuto voglia di cambiare la rappresentanza politica, o non avrà considerato soddisfacente l’alternativa, ma certamente ha voglia di cambiare le politiche.veneziepost

Il PD ha poi una nuova responsabilità. Passando dal monopolio al pluralismo dell’opposizione sta anche al PD la capacità di costruire posizioni convergenti per rendere più autorevole e produttiva l’opposizione. Con la Lista Tosi innanzitutto. Perché lì si gioca la sfida per costruire una alternativa politica a Zaia: verificare se Tosi è interessato a costruire questa alternativa riformatrice oppure se lentamente sarà riassorbito dalla tentazione della continuità. Una bella sfida comunque, ricordando che per una buona vitalità democratica l’opposizione è tanto essenziale quanto il buon governo di chi governa.

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