Sinistra vendesi?

Pubblicato il 27 luglio 2015, da Politica Italiana

vendesiIl problema che sta investendo una parte dell’elettorato del PD è ben rappresentato dalla foto che ho scattato sul corso principale di Barletta. Una parte non marginale del nostro elettorato avverte che siano in vendita (o in dismissione) una parte dei valori della sinistra. Con i suoi simboli, e così l’accostamento di un simbolo forte nella storia della sinistra italiana come Enrico Berlinguer al cartello “vendo” è espressivo di questo stato d’animo.

Non si deve né sottovalutare né banalizzare questo sentimento, ma entrare nel merito delle cose.

Ad esempio: l’annuncio di una iniziativa da parte di Renzi di una decisa azione per la riduzione delle tasse è estranea alla sinistra come alcuni anche nel PD hanno sostanzialmente detto? A me sembra di no, basta stare in mezzo alla gente, anche negli ambienti popolari che vorremmo rappresentare per capire che non è così. Lo squilibrio tra ciò che si paga e ciò che si riceve è molto avvertito anche tra i contribuenti a modesto reddito e d’altra parte visto che il 90% dell’IRPEF è versata da contribuenti con meno di 30.000 euro di reddito annuo è facile capire che la questione riguarda proprio il punto dell’eguaglianza.

Del resto anche quando abbiamo governato prima di Renzi è stato questo un tema affrontato dai Governi. E che adesso scatti, pur di opporsi a Renzi, un meccanismo di cultura regressiva, per cui parlare di riduzione di tasse significa parlare solo ai ricchi è veramente singolare.

Invece ci sarebbe da discutere meglio di due aspetti.

Il primo è l’approccio culturale alla questione fiscale. Sempre si dovrebbe accompagnare la proposta di alleggerimento fiscale alla chiara proposta su dove si prendono le risorse. Perché si tratta di una bilancia che deve stare in equilibrio e l’equità è data dalla valutazione complessiva dell’operazione: a chi do, a chi tolgo. Una riduzione strutturale delle tasse si accompagna necessariamente ad una riduzione strutturale della spesa. Il paese di Bengodi non esiste. La spesa si può ridurre tagliando gli sprechi (che spesso sono le spese che riguardano gli altri, perché quelle che riguardano noi non sono mai sprechi anche se sono previlegi…) o migliorando la performance della pubblica amministrazione: stessi servizi con meno costi; migliori acquisti, meno personale, ecc. Comunque non è mai una operazione indolore, visto che la maggior parte delle spese dello Stato vanno in pensioni, stipendi, (e per le Regioni la sanità) oltre alla quota di pagamento del debito, molto superiore a quella di tutti gli altri paesi europei tranne la Grecia. Cosa che quando si fanno i confronti internazionali spesso si dimentica.

Oppure si può mantenere inalterata la pressione fiscale complessiva ma distribuirne diversamente il peso: facendo pagare agli evasori, ad esempio. Popolarissimo a parole, un po’ meno dei fatti. Una lotta all’evasione si lega necessariamente ad una completa tracciabilità dei pagamenti. Ma la rivolta contro l’abbassamento dei pagamenti in contante non riguarda solo gli evasori incalliti, ma fa i conti con le resistenze psicologiche al pagamento con la carta di credito, anche nei ceti popolari, ecc. Dunque io plaudo alla proposta di Renzi ma voglio sapere con chiarezza dove va a prendere i soldi, perché alla fine ci sia una operazione nel nome dell’equità. Ha detto l’on Gutgeld consulente di Renzi per la spending review che si possono ricavare 10 miliardi dalla sanità. Ora è vero che il Servizio sanitario non è affatto nazionale come dice il nome perché ci sono differenze abissali in termini di prestazioni, efficienza, costi tra le diverse regioni e vi sono anche abitudini sbagliate tollerate (eccesso di consumo di farmaci, eccesso di analisi, ecc.) ma ricordo che nel complesso la spesa sanitaria italiana è sotto la media europea e che si è già intervenuti molto pesantemente negli ultimi anni. In un paese che invecchia…

Il secondo aspetta riguarda l’eliminazione della tassazione sulla prima casa. Di cui non ho ancora ben capito i contorni, visto che l’IMU già non si paga. E’ vero: l’Italia è diversa da altri paesi, c’è una straordinaria percentuale di famiglie con la casa in proprietà (circa l’80%) e la proprietà non si lega perciò necessariamente ad una elevata capacità di reddito annuale. Però abbiamo visto il pasticcio nato con l’abolizione dell’IMU. Anche qui vanno chiariti due aspetti. La necessaria equità, perché poi ci sono fasce di popolazioni più deboli che la casa in  proprietà non ce l’hanno. Cosicchè il proprietario, magari con un reddito elevato, non paga nessuna tassa, mentre paga la tassazione locale chi è in affitto. E poi resta il fatto che la tassazione immobiliare è in tutti i sistemi fiscali il cespite fondamentale della fiscalità locale, ed è giusto che sia così perché il patrimonio immobiliare insiste su uno spazio pubblico che deve prestare servizi. Dunque anche qui: vorrei capire chi paga.

Perciò invece di polemizzare con slogan sugli slogan approfondiamo bene i problemi, perché le proposte siano credibili e sostenibili

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1 commento

  1. bruno magherini
    31 luglio 2015

    Più passa il tempo e più la gente si convince che il vostro leader (si fa per dire) è un tardivo epigono del Cavaliere.
    Personalmente non ho più voglia di fare commenti sul personaggio.
    Molti come me lo trovano ormai stucchevole e non mi voglio dilungare oltre.
    Le stesse ragioni che per venti anni mi hanno indotto a non votare per il Cavaliere mi inducono oggi (e domani) a non votare PD.
    Ho in profonda antipatia i capetti di qualunque statura essi siano.
    Dire che tutti, da destra a sinistra, vogliono diminuire le tasse è parlare di aria fritta.
    Parlare di riduzione degli sprechi in un paese che ha sperperato per decenni denaro pubblico in operazioni tangentizie (nelle quali tutti si pascevano nessuno escluso) è dileggiare il comune buon senso.
    Forse non avete idea di quanta rabbia montante covi nel Paese.
    Sentir parlare di “riforme” in uno Stato che ha lasciato proliferare un’evasione fiscale sistematica e di proporzioni bibliche grida vendetta al cospetto di Dio.
    Se si riducono le tasse, cioè le entrate dove si fanno i tagli?
    Ma certo! Sullo stato sociale: sanità e pensioni.
    Quella che i grandi finanzieri-finanziatori personali del vostro segretario chiamano “spesa improduttiva”.
    Ho votato DC per trenta anni. Poi ho votato per venti anni contro il grande illusionista-giocoliere di Arcore.
    Molti come me prenderanno altri indirizzi.
    Non sono eterni i matrimoni figuriamoci le scelte politiche!
    P.S. Salvare dalle misure della Magistratura un tale Azzolini che…”piscia sulla testa delle suore” (ma che probabilmente anche di peggio) non mi sembra una bella idea, soprattutto …per un ex boy scout !!!
    Come si vede: niente di nuovo sotto il sole! Dalla padella nella brace!
    Ci risentiamo alle prossime elezioni.


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