Giunta Bitonci alla ricerca di alibi in luogo di soluzioni

Pubblicato il 22 agosto 2015, da Realtà padovana

E’ un po’ di tempo che non mi occupo delle malefatte della Giunta Bitonci a Padova. Meglio non perdere l’abitudine. Me ne danno l’occasione le dichiarazioni dell’aspirante (deluso) assessore/sceriffo Maurizio Saia. Che non sapendo come nascondere la propria inconcludenza sul piano delle politiche per la sicurezza della città torna a prendersela con le Cucine Popolari, che sarebbero causa principale del degrado dell’area della stazione. Ne ha scritto benissimo su Facebook Nereo Tiso e condivido totalmente quanto ha detto. Aggiungo alcune ulteriori considerazioni.

1)      Saia non può sfuggire a questo fatto: aveva promesso che in 100 giorni la città sarebbe stata “ripulita”, altrimenti si sarebbe dimesso. Ora l’assessore Saia riconosce nella sua intervista che c’è in città una sorte di triangolo della morte tra la Stazione, l’area del PP1 e le Cucine popolari, dove in Stazione si spaccia,  al PP1 ci si droga e alla Cucine Popolari si mangia (che fino a prova contraria non è una attività criminale). Questo dopo un anno di sceriffesca cura dell’Amministrazione Bitonci. Se non è un fallimento questo. E’ un fallimento nel merito delle azioni e della chiacchiera propinata agli elettori: che la presenza malavitosa fosse dovuta alla debolezza dei “comunisti” e che una energica azione avrebbe ripulito la città. E’ evidente che la gestione della sicurezza è una cosa più difficile e complessa e solo dei tifosi che si accontentano di avere un sindaco ed un assessore che ripetono ciò che gli rumega nella pancia possono essere soddisfatti. Chi vuole sul serio più sicurezza e più decoro negli spazi pubblici della propria città riconosce il fallimento delle avventate promesse. E Saia ne tragga le conseguenze, oppure chieda scusa e assicuri un impegno più diligente e fruttuoso invece di inventarsi alibi.droga_555

2)      Che il degrado ci sia e che non nasca con la giunta Bitonci è evidente. E che sia un problema da non sottovalutare altrettanto. E che il malessere degli abitanti della zona richieda azioni delle istituzione all’altezza pure. Mi domando però ad esempio perché quando Ivo Rossi introdusse il divieto della vendita di bevande alcooliche in quella zona gli attuali amministratori la contestarono. Si capisce: erano all’opposizione ed avevano paura di alienarsi le simpatie elettorali di qualche esercente. Certo anche quelle disposizioni non erano sufficienti. Ma erano parte di una azione. Perché la penetrazione malavitosa non la si combatte con qualche slogan ma con una azione diuturna, coordinata tra le varie istituzioni, coinvolgendo la popolazione, escogitando tutte le azioni possibili. E individuando gli obiettivi giusti. Perché Saia se la prende con le Cucine popolari e non guarda ad esempio al di là della strada, dove una parte dei condomini si sta trasformando in alberghi illegali, organizzati da clan cinesi e dove vige di fatto l’illegalità e chi vuol far rispettare le regole del buon uso del condominio rischia di buscarsele?

3)      Naturalmente si può ben riflettere se sia la più adatta l’attuale collocazione delle Cucine Popolari che nel tempo hanno visto cambiare profondamente gli utenti. Si discuta, si concordi con la Curia, senza ridicoli diktat. Partendo dal fatto che svolgono un servizio prezioso nei confronti di una marginalità che in città c’è e che non si affronta chiudendo gli occhi. Non è un disturbo, ma un servizio. E non è altro dal buon governo della città. Proponga l’Amministrazione qualche altra localizzazione, naturalmente che sia accessibile a chi non ha soldi per auto, bus o taxi…Ad esempio dietro la sede comunale di via Sarpi, lungo la circonvallazione ci sarebbero spazi in cui realizzare una struttura senza disturbare i residenti. Si tratta di fare un piano concreto: l’amministrazione realizzi la struttura, ottenga in permuta dalla Curia l’attuale sede. E nel frattempo si agisca. Se Saia è convinto che lì vadano a mangiare spacciatori & c. organizzi un adeguato e permanente servizio dei vigili, che minimizzino i disturbi all’esterno, che tutelino gli utenti più deboli delle Cucine ed i residenti. Vuoi vedere che se ci fosse un servizio adeguato e permanente sulla strada i malavitosi se ne starebbero alla larga?

Ttutto questo vorrebbe dire voler risolvere i problemi. La sensazione è che i problemi non si vogliano risolvere. Perché la città insicura offre ancora consensi alla destra, almeno finché i cittadini non diventeranno più esigenti e non si accontenteranno più delle chiacchiere.

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