Renzi nella Marca balla da solo. per vincere in Veneto senza PD?

Pubblicato il 10 ottobre 2015, da Dai giornali,Politica Italiana

Una piccola provocazione, per vedere le cose da un altro punto di vista, in Venezie Post, 9 ottobre 2015

Cosa viene a fare Renzi a Treviso, all’Assemblea degli Industriali? Potremmo dire: viene a raccogliere ciò che ha seminato. Che al mondo economico veneto è piaciuto parecchio. E piace anche ciò che ha promesso. Cose promesse anche da Berlusconi? Sì, solo che poi il Cavaliere non è riuscito a mantenerle. Piace ancora il piglio renziano, senza timori reverenziali per il sindacato, la magistratura, il suo stesso partito, di cui è pure segretario.

Non lasciamoci fuorviare dal tonfo regionale. E’ vero, i pd veneti non hanno saputo raccogliere la semina renziana, ma i voti delle europee non sono evaporati. Sono andati transitoriamente verso soggetti più utili nel contesto regionale, ma sarebbero pronti a tornare in presenza di proposte adeguate.

Vedendo Renzi però alquanto distratto sulle vicende del PD veneto mi faccio una domanda. E sarebbe interessante che se la facessero i miei amici del PD. A Renzi interessa il Veneto o dà per scontato che tanto in Veneto si perde ed è meglio lasciar perdere? Perché questo in fondo è stato l’atteggiamento prevalente dei leader progressisti del passato. Veneto troppo complesso, con tutti questi discorsi del federalismo, delle autonomie, delle tasse. Meglio lasciar perdere, che tanto non c’è niente da fare. Mi ricordo, quand’ero ancora in servizio attivo, qualche cena a palazzo Chigi con Prodi Presidente del Consiglio per cercare di spiegare il Veneto, senza successo per la verità. Eppure Prodi conosceva bene il sistema produttivo della piccola impresa. Ma parlargli di partito dei Sindaci, delle suggestioni di Cacciari per il partito del Nord e così via era una cosa da fargli venire il mal di testa.Matteo Renzi press conference

Non penso che sia questo l’atteggiamento di Renzi. Secondo me è un altro, e potrebbe anche essere peggio per i dirigenti democratici veneti. Renzi sa benissimo che per rivincere a Roma bisogna cercare di vincere anche nel Veneto. O quanto meno non farsi schiacciare al 20% delle regionali. E temo che pensi che la soluzione non possa venir fuori dalle noiosissime diatribe democratiche tra renziani della prima e della seconda ora, nostalgici postcomunisti e inconcludenti rottamatori di complemento. Sono voti che gli servono per il congresso di partito, ma per vincere le elezioni che contano davvero magari guarda con più curiosità fuori. Magari è incuriosito dalle uscite di Brugnaro, primo renziano di Venezia secondo la sua autodefinizione o guarda alla solidità di un Tosi, sconfitto sostanzialmente alle regionali ma non per questo un soggetto scomparso.

Del resto questo è un modello non originale. Cosa ha fatto di diverso Zaia? Ha capito che perfino la Lega, trascinata su una deriva estremista da Salvini, non bastava per convincere i Veneti. E si è fatto una sua lista che ha preso più voti della Lega.

Il PD è però un po’ diverso. E’ ancora nonostante le ammaccature un soggetto-partito che potrebbe avere parecchie potenzialità. Affidarsi totalmente ad un modello di rapporto disintermediato tra un leder nazionale e gli elettori potrebbe essere un errore, in una regione in cui il territorio conta molto, con il suo capitale sociale fatto di associazioni, gruppi di interesse, reti di convivenza. Però sta ai dirigenti del PD evitarlo. Offrendo a Renzi qualcosa di utile. A Renzi non serve la fedeltà ma la produttività politica. Il Corriere della Sera ha distribuito un inserto sul Veneto che parla di Veneto rigenerato. Il sen. Giorgio Santini del PD ha prima di questa uscita organizzato un interessante seminario a Praglia che si intitolava proprio “Rigenerare il PD”. A Renzi occorre offrire un PD veneto rigenerato. Se no cercherà altrove.

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5 commenti

  1. paolo
    10 ottobre 2015

    se a Prodi veniva i l mal di testa figurarsi a Renzi! Ricordo perfettamente quando Prodi venne in Veneto e disse che non capivai l Veneto che si lamentava , ed io sarei ancora prodiano , a nche perche’ va in bici come te perche’ va in bici come te e me.


  2. Enrico
    13 ottobre 2015

    Caro Paolo, condivido. Ma per rigenerare il Pd bisogna parlare da veneti ai veneti di cose venete. Basta con la sudditanza romana. Non convince e non piace.


  3. Paolo
    15 ottobre 2015

    d’accordo!


  4. Dino Bertocco
    15 ottobre 2015

    Il flashback sull’emicrania di Prodi ci dovrebbe aiutare a comprendere la permanente complessità ed il fascino politico di coniugare la forte rappresentanza degli interessi territoriali con la visione e la governance nazionale, in un Paese gravato dai vizi dello statalismo spendaccione e di un localismo velleitario ed impotente. La novità renziana è data proprio dall’innovazione di un riformismo operoso, avviato con l’esperienza comunale fiorentina e declinato con un’azione di governo focalizzata ad affrontare problemi, comunque con proposte e soluzioni: certamente non le migliori ma che fanno emergere uno scarto di coerenza e concretezza rispetto alle retoriche del berlusconismo e dell’antiberlusconismo. In fin dei conti a Treviso si è accreditato presentando due scelte di profilo modesto (sull’IRES e sui Bilanci comunali) che hanno però dato il senso di un discorso realistico, ma anche volitivo e coraggioso.
    Nelle dichiarazioni pubbliche di imprenditori prestigiosi, infatti, è emerso l’apprezzamento per il “piglio politico imprenditoriale” del Presidente del Consiglio.
    Il problema del PD veneto è di evitare sia la funzione di megafono che di inventarsi nuove retoriche e di dedicarsi piuttosto a sperimentare e testimoniare la “produttività politica” dei propri rappresentanti in tutte le sedi politiche – locali, regionali, nazionali ed europee – nelle quali operano, dimostrando la volontà e la capacità di affrontare con procedure trasparenti e tempestività la molteplicità di questioni cruciali che il Veneto ha accumulato e che si sono incancrenite anche per l’assenza di una cultura politico-amministrativa rigenerata (e Praglia ha costituito un segnale positivo nella giusta direzione).


  5. Paolo
    16 ottobre 2015

    Molto d’accordo caro Dino. E’ faticoso, ma è una fatica giusta e onesta…


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