Rosetta Molinari: una grande donna, un insegnamento da conservare

Pubblicato il 4 novembre 2015, da Realtà padovana

Se ne è andata anche Rosetta Molinari. Una grande donna, competente, saggia, appassionata. Sui quotidiani è già stata raccontata la sua storia e non ci ritorno su. Conservo un grato ricordo dell’onore che mi ha fatto, a me che venivo da una storia politica diversa, di accordarmi la sua stima e di non avermi privato del suo consiglio. L’avevo conosciuta tramite il marito Cesare Milani, che era capo gruppo del PCI in Consiglio Provinciale e che ammiravo per i suoi documentatissimi interventi, praticamente inutili visto che la DC aveva la maggioranza assoluta, ma che consentivano di lasciare allo storia della Provincia le posizioni del PCI, ben argomentate e motivate.

Altri che hanno condiviso in profondità un cammino politico nella lunga storia dalla clandestinità, alla resistenza, all’impegno nel PCI potranno dire meglio di me.

Come ricordo mi piace qui riproporvi una lettera che mi scrisse all’indomani della cessazione della mia Segreteria Regionale nel 2008. Diceva del PD: “Per quanto riguarda la costituzione del Partito Democratico ho aderito con profonda convinzione perché credo che i militanti provenienti dai diversi partiti hanno in comune: l’aver fatto propri i valori della nostra Costituzione Repubblicana, aver fatto esperienza della partecipazione a partiti di massa, avere l’obiettivo di contrastare la deriva autoritaria che minaccia il nostro Paese”. Argomenti semplici senza tanti distinguo. E per chi aveva già una certa età ed aveva vissuto pienamente la stagione del PCI nei tempi eroici poteva essere ben giustificata qualche resistenza. Ma da vecchio dirigente capisce subito che era il momento di una scelta di campo.

Lascio perdere le parole che allora mi fecero molto piacere di stima nei miei confronti ma riporto un episodio di storia padovana che Rosetta ricordava nella lettera, sapendo che il ero nipote di Cmolinariesare Rizzato, il padrone della famosa fabbrica padovana di biciclette Atala: “Mio padre è stato dipendente della ditta Rizzato…dall’8 settembre 1943 fino alla fine della guerra mio padre andava poco in officina perché quasi ogni giorno andava a organizzare i gruppi partigiani in città ( e difatti Aronne Molinari è stato una delle colonne della Resistenza padovana) e provincia e continuava a ricevere lo stipendio e l’uso della casa. Inoltre aveva avuto anche le chiavi di una casa in via San Giovanni di Verdara dove potevano trovare rifugio partigiani di passaggio a Padova o ricercati dalla brigate nere. E’ stato il modo di Cesare Rizzato di aiutare la resistenza e allora era un bel rischio. Della cosa erano naturalmente a conoscenza moglie Mercedes e suo fratello rag. Giaretta (che era mio papà). Delle idee di mio padre Cesare Rizzato era al corrente da quando lo aveva avuto come dipendente nel laboratorio del carcere di Piazza Castello, dove era finito perché condannato per attività sovversive: Rizzato poi gli ha offerto il lavoro in fabbrica e la casa per la famiglia quando scontata la pena è uscito dal carcere nel 1938”.

E’ una bella storia padovana. Cesare Rizzato era un paron di vecchio stampo e nella grande  fabbrica di corso Venezia non sono mancati scioperi e scontri duri con il sindacato. Ma c’erano cose che contavano di più.

Bisognerà trovare il modo di ricordare degnamente Rosetta. Qualche mese fa ci aveva lasciato un altro personaggio rilevante nella storia del PCI padovano, l’on. Franco Busetto. Ci lasciano insegnamenti da non dimenticare.

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