Papa Francesco: il male sociale dell’indifferenza

Pubblicato il 3 gennaio 2016, da Cattolici e società

La bestemmia su Rai1 via SMS è dovuta ad un deficiente maleducato. Che si qualifica da solo. Non vi darei troppa importanza. Dal punto di vista dello spettacolo la vera bestemmia è la pietosa performance della trasmissione di fine anno: due conduttori allo sbando, senza copione, con battute da bar, un insieme di volonterose ballerine altrettanto improvvisate, riesumazione di vecchie glorie che avrebbero meritato altro contesto. Con i messaggini degli ascoltatori (da cui nasce la bestemmia) come nella più modesta delle TV locali. Pensavamo che potesse esistere solo nell’Italia di Fantozzi il trucco di spostare le lancette dell’orologio al veglione di Capodanno. Bisognerebbe che ci fosse più rispetto per il pubblico che merita la qualità, e tra l’altro quando c’è l’audience risponde. Solo che la qualità è più difficile della banalità.

Per fortuna Capodanno ci ha portato cose più importanti. Tra queste metto il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di Papa Francesco. Vale la pena di tornarci su. Perché individua uno dei mali della società contemporanea in una globalizzazione dell’indifferenza. Ed è un concetto che può riguardarci nella vita privata ma riguarda e molto la vita pubblica. All’indifferenza di chi ha il potere corrisponde inevitabilmente l’indifferenza del cittadino, che si rinchiude nel pessimismo, nel non ne vale la pena.

Scrive Papa Francesco” l’atteggiamento dell’indifferente, di chi chiude il cuore per non prendere in considerazione gli altri, di chi chiude gli occhi per non vedere ciò che lo circonda o si scansa per non essere toccato dai problemi altrui, caratterizza una tipologia umana piuttosto diffusa e presente in ogni epoca della storia. Tuttavia, ai nostri giorni esso ha superato decisamente l’ambito individuale per assumere una dimensione globale e produrre il fenomeno della “globalizzazione dell’indifferenza…È questo uno dei gravi effetti di un umanesimo falso e del materialismo pratico, combinati con un pensiero relativistico e nichilistico. L’uomo pensa di essere l’autore di sé stesso, della propria vita e della società; egli si sente autosufficiente e mira non solo a sostituirsi a Dio, ma a farne completamente a meno; di conseguenza, pensa di non dovere niente a nessuno, eccetto che a sé stesso, e pretende di avere solo diritti”.papanatale

Ci sono diverse forme di indifferenza, di chi si informa, vuole conoscere, ma lo fa vivendo una condizione di assuefazione: “ Purtroppo dobbiamo constatare che l’aumento delle informazioni, proprio del nostro tempo, non significa di per sé aumento di attenzione ai problemi, se non è accompagnato da un’apertura delle coscienze in senso solidale. Anzi, esso può comportare una certa saturazione che anestetizza e, in qualche misura, relativizza la gravità dei problemi. Vi è poi un’altra forma di indifferenza: «Alcuni semplicemente si compiacciono incolpando i poveri e i paesi poveri dei propri mali, con indebite generalizzazioni, e pretendono di trovare la soluzione in una “educazione” che li tranquillizzi e li trasformi in esseri addomesticati e inoffensivi.”

Infine c’è chi diventa indifferente rifiutando di conoscere, di informarsi, di assumere responsabilità: “Alcune persone preferiscono non cercare, non informarsi e vivono il loro benessere e la loro comodità sorde al grido di dolore dell’umanità sofferente. Quasi senza accorgercene, siamo diventati incapaci di provare compassione per gli altri, per i loro drammi, non ci interessa curarci di loro, come se ciò che accade ad essi fosse una responsabilità estranea a noi, che non ci compete”

E’ anche da questa indifferenza globalizzata che per Papa Francesco viene minacciata la pace, con quella “terza guerra mondiale a pezzi” di cui ha già parlato.

Però il messaggio è un messaggio nonostante tutto di fiducia: “ Ci sono molteplici ragioni per credere nella capacità dell’umanità di agire insieme in solidarietà, nel riconoscimento della propria interconnessione e interdipendenza, avendo a cuore i membri più fragili e la salvaguardia del bene comune. Questo atteggiamento di corresponsabilità solidale è alla radice della vocazione fondamentale alla fratellanza e alla vita comune. La dignità e le relazioni interpersonali ci costituiscono in quanto esseri umani, voluti da Dio a sua immagine e somiglianza. Come creature dotate di inalienabile dignità noi esistiamo in relazione con i nostri fratelli e sorelle, nei confronti dei quali abbiamo una responsabilità e con i quali agiamo in solidarietà. Al di fuori di questa relazione, ci si troverebbe ad essere meno umani.”

Si può essere d’accordo oppure no. Quello però che non si può fare è quello che fanno certi politici nostrani: proclamarsi difensori della fede cristiana e sconfessare con i fatti questo insegnamento. Leggano e riflettano.

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