Oltre le piazze, una politica che sia ambiziosa

Pubblicato il 2 febbraio 2016, da Politica Italiana

 Ad ognuno la sua piazza. Quella arcobaleno e quella del Family Day. Tutte e due piene di gente che voleva manifestare il proprio pensiero, il proprio sistema di valori, partecipanti con passione civile. Per contare nelle decisioni del Parlamento.

Come sempre in questi casi i media tendono a dare rappresentanza accentuata alle posizioni più estreme. Così la voce della piazza arcobaleno diventa quella che vorrebbe una totale equiparazione tra unione gay e matrimonio, senza alcuna distinzione, e quella del Family Day di chi in realtà non vuole in alcun modo riconoscere alcunchè. Se devo dire la verità non mi è piaciuto quasi nessuno degli interventi del Family Day: tutti contro, con poca comprensione, con poca attenzione posizioni altrui, con la pretesa di un pensiero unico.

Una legge necessaria

La legge che sarà approvata non porterà nessuna rivoluzione. Soprattutto non sminuirà in nulla il valore specifico della famiglia naturale tutelato dall’art. 29 della Costituzione. Prenderà atto che c’è una realtà che non si può non riconoscere. Anche se politici opportunisti fanno finta di non capirlo. La Meloni ci ha annunciato in diretta la sua maternità. Ottimo, auguri. Salvo che, mi dicono lettori di riviste di gossip, la Meloni non risulta sposata. Cioè fa quello che fanno moltissime coppie giovani fanno, prima la convivenza, poi anche un figlio, eventualmente dopo il matrimonio. Non esattamente però la famiglia normale come la intendevano tutti o quasi i presenti al Circo Massimo. Anzi un comportamento che non moltissimi anni fa era da tenere nascosto e da rimediare con un rapido matrimonio “riparatore”. Dunque il concetto di normalità varia nel tempo. Questo naturalmente non giustifica gli insulti dei soliti frustrati del web.

Chiunque non sia superficiale non può non comprendere che la possibilità di adozione, anche nel caso di coppia omosessuale, del figlio del partner non è necessariamente un invito alla dissipazione etica ma d’altra parte non è neppure una questione che possa riguardare solo gli interessati. Che apre questioni non banali. Sono critici non solo pensatori cattolici, ma anche laici, marxisti, una parte del movimento femminista. Francamente non è materia da tifoseria ideologica o da sindacalismo LGBT.

La democrazia è più dell’aritmetica

Vorrei solo dire due cose che emergono da questo dibattito, sotto appunto una certa violenza dialettica contrapposta. La prima è che si è perso per strada il valore della condivisione. La democrazia non può essere ridotta alla aritmetica, alterata poi da leggi fortemente maggioritarie. Conta anche in materie così delicate, che coinvolgono scelte individuali con riflessi collettivi, l’ampiezza di una condivisione. Ho già detto che se fossi stato in parlamento avrei votato senza problemi la legge, probabilmente anche l’articolo sulla stepchild adoption. Ma è davvero così importante questa precisa disposizione, che riguarda certamente un numero limitato di coppie, rispetto al valore di una approvazione molto più larga della legge? Senza questa previsione la legge sarebbe approvata pressochè all’unanimità. Un passo avanti largamente condiviso nella coscienza collettiva del paese. La democrazia vive di questo, non solo di numeri parlamentari:Dichiarazione programmatica Presidente del Consiglio Matteo Renzi Non è che Togliatti fosse uno spregiudicato quando fece votare l’art. 7 della Costituzione. Solo capiva che in paese distrutto moralmente e fisicamente dalla guerra non era utile introdurre una ulteriore frattura nel popolo. E non è che fossero dei pavidi quei ministri cattolici che firmarono la legge sull’aborto dopo il referendum, non dando retta ai settori oltranzisti del mondo cattolico che volevano il gesto di rifiuto. Sapevano che dal rifiuto sarebbe venuto un danno grave alla democrazia. Ed anche alla Chiesa. Qui si preferisce tirare dritto. Prevalgono posizioni ideologiche e opportunismi politici. Dico solo che il nostro è un paese diviso e sfiduciato. Per introdurre nuove divisioni bisognerebbe che ne valesse realmente la pena.

Un po’ più di lungimiranza

Il secondo elemento che voglio sottolineare è questo: guardate che dietro questo dibattito si profila una grande e inedita questione che riguarda la separazione della riproduzione umana dal processo naturale e più in generale la capacità della tecnologia di impadronirsi delle radici della vita: manipolazione degli embrioni, alterazione dei codici genetici, clonazione, potenziamento del cervello, ecc. Dall’altra parte, al termine della vita: eutanasia, ancora clonazione, prolungamento artificiale, ecc. Questioni che pongono enormi problemi giuridici, etici, antropologici. Un prezioso libretto di un pensatore laico come Aldo Schiavone (Storia e destino) richiama la necessità della “fondazione di una antropologia culturale, politica e morale dell’uomo tecnologico che ci tenga capaci di sostenere l’impatto di questo inedito cambiamento”. Il rischio, dice ancora Schiavone, è che si realizzi un impero molto singolare, rispetto a quelli del passato “con al centro la tecnica, l’economia e l’omologazione culturale di massa molto prima della politica.” Lo vediamo già: una globalizzazione economico/finanziaria a cui non corrisponde un pensiero e una tecnica politica adeguati, capaci di evitare che tutto si risolva in un drammatico aumento delle diseguaglianze.

Una politica troppo distratta

Un mondo già descritto da Aldous Huxley nel romanzo di fantascienza “Il Nuovo Mondo”: una sottile crosta di individui alfa che accedono a tutte le risorse culturali, estetiche, di ricchezza, ecc. ed una massa di individui sottoposti, tenuti in uno stato di acquiescenza da sostante psicotrope. In cui tra l’altro la produzione in serie viene applicata anche alla riproduzione umana, resa completamente extra uterina. Gli embrioni umani vengono prodotti e fatti sviluppare in apposite fabbriche secondo quote prestabilite e pianificate.

Andiamo oltre la contingenza, approviamo pure questa legge, ma non distogliamo lo sguardo dal futuro, dai movimenti profondi che si realizzano e di cui la politica sembra occuparsi poco o nulla.

Mentre ci occupiamo del benessere di qualche bambino nato nella ricca società occidentale cui una coppia omosessuale vuole offrire un amore genitoriale, siamo muti, incapaci, distratti di fronte al dramma di decine di migliaia di bambini che annegano, scompaiono, vivono comunque drammi che li segneranno per la vita intera. Troppo difficile. Più facile compiacere i desideri di pochi.

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1 commento

  1. Sabrina Di Napoli
    2 febbraio 2016

    Un buon pezzo. Anche se, la separazione della riproduzione umana dal processo naturale, in questa fase la separerei.


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