Unioni civili: ritorni in campo la Politica
E’ possibile riflettere su cosa è successo in Senato senza essere necessariamente attratti nei due opposti fondamentalismi, di chi pensa che la piattaforma rivendicativa del mondo LGBT sia una tavola della legge e chi pensa che dalle unioni civili ed in particolare dall’adozione del figliastro nasca una sorta di Sodoma e Gomorra? E ricavarne degli insegnamenti generali sui doveri della buona politica e sul valore della democrazia parlamentare?
Io penso che sia necessario per non ripetere errori gravi. Faccio la solita premessa. Se fossi in Senato avrei votato la legge. Con convinzione, ritenendola necessaria, finalmente. L’avrei votata anche con l’adozione del figliastro perché bisogna guardare il risultato generale. Avrei però consigliato (all’inizio fin dalla commissione e non alla fine) lo stralcio della norma sulle adozioni. Perchè dovrebbe valere sempre un principio generale (primo insegnamento). L’errore grande che talvolta fa la Politica è di fare parti diseguali di eguali domande. E’ la legge generale delle adozioni che funziona male e che va rivista. E dentro una revisione di questa legge poteva agevolmente affrontata la questione particolare, con meno o senza la drammatizzazione di questi giorni. Abbiamo dato la sensazione che i problemi rappresentati da lobby ben organizzate vengono presi in considerazioni dalla politica, gli interessi diffusi no. Perchè di questo si tratta: una legge sull’adozione che riguarda decine di migliaia di famiglie divenuta del tutto inadeguata in parte non attuata, in parte da rivedere e una norma, quella dell’adozione del figliastro che può riguardare al massimo 500 famiglie, tante sono oggi in Italia le coppie omosessuali in cui un partner ha un figlio. La politica guarda il particolare e non sa vedere il generale. E’ sempre un grave errore nel rapporto con il paese.
Poi c’è il valore della democrazia parlamentare. La legge incontra difficoltà in Senato per le divisioni della maggioranza e del gruppo del PD. Si pensa di superarle non con la politica ma con l’astuzia. Anche qui: non facciamoci trascinare dalle passioni e guardiamo la sostanza. Se si pensa che il valore dell’approvazione di una norma attesa da tanto tempo giustifica stracciare norme fondamentali della democrazia parlamentare siamo fuori strada. Perché di questo si tratta. Dietro il colorito termine di supercanguro sta un artificio parlamentare che fa cadere tutti gli emendamenti presentati. Cioè si consente alla maggioranza di privare a sua licenza la minoranza (ed il singolo parlamentare) di esercitare il suo fondamentale diritto di emendare i testi legislativi che gli vengono presentati. Ora la storia parlamentare è piena di episodi in cui l’opposizione si inventa mezzi per ritardare l’approvazione delle leggi e la maggioranza mezzi per sconfiggerli. Però c’è un limite. Che è questo. Quando c’è un’ostruzionismo talmente smodato da offendere l’istituzione, con un abuso del regolamento. Tale è stato l’episodio dei milioni di emendamenti presentati dalla lega sulle riforme. Chiaramente non affrontabili. Oppure che c’è un termine fisso in cui approvare una norma, scaduto il quale ne derivano gravi conseguenze negative. Tipico è l’esempio della vecchia legge finanziaria, se non approvata entro il 31/12 si andava all’esercizio provvisorio, con gravi limitazioni nell’attività ordinaria dello Stato.
Qui non c’era nulla di tutto questo. Nè un termine obbligatorio. Nè un numero di emendamenti tali da non poter essere affrontati. 500 emendamenti su una legge così importante sono assolutamente la norma. Possono essere approvati in due o tre giorni. E anche fossero stati 5000 ci sono tutti gli strumenti regolamentari per affrontarli. Ricordo agli smemorati che ho visto da relatore affrontare leggi finanziarie con più di 5.000 emendamenti, li abbiamo affrontati votandoli uno per uno, su ognuno dando un parere, su ognuno votando. Certo, ci vuole la politica, tanta fatica e tanta pazienza.
Ma questa è la democrazia. Si è voluto lasciare da parte la politica e mettere in campo una furbizia un po’ arrogante, senza guardare avanti. Vi potrei descrivere con precisione cosa avremmo fatto (e facemmo con noi all’opposizione) di fronte ad un supercanguro presentato da Berlusconi. Lo avremmo costretto a ritirarlo, bloccando tutti i lavori parlamentari di Camera e Senato, con un ostruzionismo smodato e rigoroso fino a quella cosa che i resoconti parlamentari descrivono con “tumulti d’aula”. E potete anche voi immaginare cosa avremmo detto se un parlamentare della Lega avesse detto a due sue senatrici che contestavano la linea del gruppo “ci avete rotto il cazzo”. Sarebbe partita una rivolta indignata contro il machismo ed il sessismo della Lega. Qui si è fatto finta di niente.
Al PD è mancata la Politica. La comprensione delle dinamiche nel paese e in Parlamento. Diciamocela tutta per chi vuol capire i fatti. Quando un normale dissenso interno diventa un ostacolo rilevante? Quando con molta arroganza la relatrice Cirinnà (che dovrebbe rappresentare tutti) dichiara “L’accordo è fatto, resto il dissenso marginale di alcuni cattolici conservatori” e di rincalzo la responsabile nazionale del welfare del PD “la legge sulle Unioni è un primo passo, subito dopo i matrimoni gay”. Sono preclari esempi di superficialità politica, non solo perché, come direbbe l’illustre Giovanni Trapattoni “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”, ma soprattutto dimostrarono di non capire quello che stava succedendo nel paese, non solo nello spazio di pensiero cattolico ma anche in quello laico.
In ogni caso nulla è compromesso. M5S ha sollevato un problema di democrazia parlamentare che dovevamo considerare anche noi. Ma le strade sono tutte aperte, se si vuole. A cominciar da quella maestra e semplice: si votano uno per uno i 500 emendamenti. I voti con un po’ di intelligenza ci saranno. Oppure si stralcia la norma con l’impegno ad inserirla alla Camera dove i numeri sono tranquilli. Al Senato poi si potrebbero modificare solo le parti cambiate alla Camera e gli emendamenti sarebbero pochissimi. Tutto questo naturalmente nel presupposto che sul punto ci sia una maggioranza parlamentare, come credo. Ma se non ci fosse non la si può conquistare con le furbizie. Ci chiamiamo Partito Democratico per qualcosa?
PS aggiungo che dopo la lettura della intervista Cirinnà sul Corriere si confermano le perplessità sull’adeguatezza: “pago le delusioni di molti renziani” “accanimento contro il mio ddl” Non si dice mai mio, per principio. Il ddl incontrerebbe difficoltà perchè alcuni renziani non sono entrati al governo. Francamente cascano le braccia. L’unica battuta godibilissima è quando dice che è caduta sul supercanguro. Lei che è amantissima degli animali e vive, oltre che con suo marito l’ex nostro Senatore Esterino Montino, con quattro cani, quattro gatti, due cavalli e una famiglia di asini: “Io che ho passato una vita a difendere gli animali mi ritrovo a dipendere da un canguro”.
Tags: adozioni, democrazia parlamentare, M5S, PD, unioni civili
18 febbraio 2016
Sempre lucido, concordo. Che dire e adesso?
18 febbraio 2016
Si faccia quel che si ha la forza di fare. Si voti, forse avendo la possibilità di trattare con la Lega una ulteriore diminuzione del numero degli emendamenti. Se non si vuole stralciare la norma dell’adozione del figliastro si deve correre il rischio che cada se non ha la maggioranza. D’altra parte in democrazia approvare le leggi senza avere i voti per farlo non è previsto…
19 febbraio 2016
Ah, la vecchia scuola colpisce ancora.
E “vecchia” si fà per dire, quando insegna ad altri come si sarebbe dovuto procedere, come pure dimostra che l’età anagrafica può essere un atout e l’esperienza non è una scartina.
Bravo Giaretta !
19 febbraio 2016
Caro Paolo
concordo molto con le tue critiche, anche giustamente puntute, sul modo in cui è stata fin qui gestita la vicenda da parte di chi nel PD ne ha avuto la responsabilità. E grazie a te anche da parte mia per la lezione che ci offri su come si dovrebbe fare politica democratica, a partire dal Parlamento.
C’è però un punto su cui vorrei aggiungere qualcosa, ed esprimere una valutazione in parte diversa. A me pare che l’adozione del figlio del partner stia correttamente in questa legge e non all’interno di una più generale sulle adozioni. Non prevede il diritto di adozione per le coppie gay, ma va semplicemente a completare un riconoscimento di dignità per quel tipo di unioni, nel momento in cui finalmente vengono riconosciute degne di tutela, nel caso in cui ci sia anche la presenza di un figlio minore di uno dei partner. Trovo invece poco comprensibile da parte mia l’ostilità che la norma sta trovando in una parte del PD, e molto poco convincenti gli argomenti da costoro sviluppati a sostegno della loro opposizione.
Per quanto riguarda le opinioni che circolano nel paese, ti dirò che non mi dispiacerebbe se una volta tanto il Parlamento si mostrasse più avanti della pancia dell’opinione pubblica.
Con tanta cordialità
Tino
22 febbraio 2016
Caro Tino, grazie per le tue belle parole. Bisogna dire senza opportunismi ciò che si sente il dovere di dire. Il PD è stata una bella intuizione, ma ha bisogno di farlo vivere nel territorio. Accettando di discutere…Sulle Unioni non contesto che possa trovare posto nella legge la norma sulle adozioni. Il problema è però saper fare quello che deve saper fare la politica, una valutazione delle forze in campo, un rapporto con il paese. Penso che abbia pesato molto una certa superficialità. Perchè se vai alle riunioni LGBT e sei glorificata poi fai fatica a capire che il paese è più grande e scambi un bel gruppo di senatori del tuo partito per “pochissimi cattolici conservatori”. Ci vuole previdenza. Adesso è diventato tutto più difficile e comunque vada la politica non avrà fatto una grande figura