Io voglio bene al PD (e vorrei continuare a farlo)

Pubblicato il 15 marzo 2016, da Pd e dintorni

C’è da essere più che perplessi dello stato del dibattito nel Partito Democratico. Non per il dibattito in sé, ma per la sua mancanza di qualità; perché il problema non sono i torti e le ragioni (per me non mancano né gli uni né gli altri in ambedue le parti contendenti) ma il fatto che emerga l’atteggiamento di chi crede che non ci siano più le ragioni per lo stare insieme, per ascoltarsi, per faticare nel trovare una sintesi a favore del paese. Con grande leggerezza. Perché se ci guardiamo attorno vediamo i sintomi di una grande crisi democratica. L’avanzata nei movimenti populisti anche in Germania, l’impossibilità di fare un governo in Spagna, l’Europa sempre più impotente (con decine di migliaia di profughi al confine che sopravvivono senza futuro nel fango, dentro la civile Europa), la sinistra che non sa più fare la sinistra: è la socialdemocratica Austria che chiude i confini. Per non parlare di ciò che potrebbe succedere negli USA con la sciagurata vittoria di Trump o delle guerre che si estendono dal Medio Oriente all’Africa.

Ci sarebbe da capire che una risorsa come il PD andrebbe difesa, coltivata, rafforzata e che nel PD c’è bisogno di tutti.

Prendiamo le primarie. Tante critiche sui media. Però: è l’unica sperimentazione di una partecipazione comunque di massa rispetto a partiti esangui. Sarà sempre meglio delle gazebarie finte di Berlusconi a Roma o delle primarie M5S che se sono fatte con persone fisiche come a Milano eleggono un candidato sindaco con 84 voti o se si fanno per via telematica tutto è nelle imprescrutabili mani del padre padrone Casaleggio, senza alcun trasparenza e garanzia di verità.

Il problema non sono le primarie, è la politica. Confondere l’aritmetica con la politica. Perchè le primarie vanno preparate prima e gestite dopo. Non sono lo strumento che assolvono i gruppi dirigenti dalle responsabilità.

Vediamo Napoli: prima si sottovaluta grandemente la candidatura di Bassolino. E’ il passato, non ce ne occupiamo. Eppure c’era il precedente di De Luca. Poi succede quel che succede. Una vittoria risicata. Con episodi preoccupanti: se partecipano alle primarie uomini di Cosentino c’è qualcosa di grave. Non basta dichiarare come ha fatto la Valente che c’è stata una vittoria chiara e netta, perché non è né chiara né netta. Se Bassolino, reduce da un lungo “esilio”, massacrato per anni sui media (poi assolto da ogni addebito) si candida contro tutti i maggiorenti del partito e prende pressochè metà dei voti è evidente che c’è un problema politico. Da affrontare e risolvere. Non con il burocratese superficiale delle Commissioni di garanzia.

Alla fine spetta al Segretario esercitare la propria leadership. E deve essere accettata e rispettata. Ma spetta al Segretario offrire i luoghi perché la discussione sia vera, far sentire il partito la casa comune e non solo quella dei vincitori. Perchè se per ogni critica, fondata o meno che sia, si riceve disprezzo, accuse di gufismo, alzate di spalle non va bene. Se le parole dolci si riservano a Verdini ed il fastidio ai propri militanti, non va bene, perché poi i dirigenti della minoranza possono decidere di restare comunque, ma se ne vanno iscritti ed elettori. Renzi potrebbe ben ricordare che oggi è quello che è per un grande gesto di generosità di Bersani quando nel 2012 impose le modifiche del regolamento per consentire che alle primarie potesse partecipare Renzi. Avrebbe potuto anche lui rispondere: “partecipa al prossimo congresso”, ma giustamente ha ritenuto che l’energia vitale di Renzi servisse al partito. E non va bene accusare chi l’ha preceduto di aver fatto morire l’Ulivo. Perchè dall’Ulivo è nato il PD. E mettere insieme storie così diverse non è stato facile, certamente più difficile che far convivere con rispetto e curiosità nel PD maggioranza ed opposizione. Pensando al dopo: vogliamo riconoscere che salvo miracoli ci avviamo a perdere Roma, la capitale, e Napoli?Partito_Democratico_Simbolo

Il Governo sta affrontando una agenda impegnativa. Io penso che sia l’agenda giusta per il paese. Però anche i giudizi ingenerosi sul passato dei governi dell’Ulivo Renzi potrebbe risparmiarseli. Intanto perché i numeri erano quelli che erano, non c’era la maggioranza stratosferica della Camera attuale. Al Senato c’erano nella legislatura prima di Prodi 6 voti di scarto. Nella seconda 1 solo voto. E poi perché il giudizio va dato con prospettiva storica. Riconosco che Renzi ha messo una energia ed una capacità decisionale che non c’è stata in governi precedenti. Io c’ero e posso dirlo. Però attenzione: anche allora i governi rivendicavano i risultati. Non è detto che tra qualche anno gli indubbi risultati del governo Renzi siano considerati sufficienti. Potrebbero dire che il paese non seppe approfittare delle condizioni favorevoli per crescere di più, che gli investimenti pubblici non furono alla altezza delle necessità del paese, che tanti interessi contrari agli interesse generali non furono toccati, che di liberalizzazione non si è più parlato, ecc. ecc.

Perciò teniamoci caro questo PD. Si chiama Partito Democratico. Ha bisogno di crescere, non di perdere per strada pezzi importanti. La democrazia non si vive solo nel giorno del Congresso. Si deve vivere tutti i giorni. L’opposizione, se c’è, non è un fastidio ma una necessità. Persone per bene come Bersani vanno rispettate. Con questo metodo il PD e Renzi diventano più forti e non più deboli

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2 commenti

  1. adina agugiaro
    16 marzo 2016

    Come facciamo a farglielo capire, Paolo ? un pò di rispetto per tutti non guasta. Se poi uno è così bravo….


  2. Paolo
    17 marzo 2016

    Infatti, il confronto può essere anche molto aspro, ma bisogna essere capaci di conservare rispetto ed interesse per le idee diverse dalle tue…


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