PD veneto, congresso da non sprecare

Pubblicato il 13 aprile 2016, da Pd e dintorni

Allora finalmente si farà il congresso del PD Veneto. Spero che tutti ci rendiamo conto che non possiamo permetterci di perdere anche questa occasione per rigenerare il partito. Tempo ne abbiamo perso anche troppo.

Mi si dice: non bisogna guardare indietro. Benissimo, ma per andare avanti bisogna anche capire perché siamo in questa palude. Dopo la sonora sconfitta con Moretti avevamo due strade: quella maestra, un congresso per ricostruire una ripartenza, oppure la sfida di ricostruire con attivismo e determinazione a partire dall’esistente. Non si è scelto né l’una né l’altra: tutti fermi ad aspettare improbabili investiture e decisioni romane, come se a Roma non avessero problemi a sufficienza. Contravvenendo anche una solida tradizione di autonomismo dei partiti veneti. So che ad alcuni il passato non interessa mai però, per chi pensa che il passato qualcosa insegna: quando il PPI veneto neonato si presentò al congresso con una lista nazionale, per non sottostare alle correnti nazionali, quando i DS padovani non chinarono la testa nei confronti del nazionale che voleva candidare Folena al posto di Ruzzante, quando con Insieme per il Veneto si anticipò in Veneto la nascita della Margherita, quando mi rifiutai di sottostare all’idea nazionale che anche in Veneto si doveva impostare il primo congresso regionale del PD per maggioranze e minoranze precostituite, perché pensavo che non dovevamo perdere per strada nessuno…

Bene, guardiamo avanti ma non ripetiamo gli stessi errori perché, diciamo la verità, all’indizione del congresso arriviamo più per disperazione che per convinzione. Solo una settimana prima tutti i consiglieri regionali all’unanimità avevano proposto che il congresso si facesse in autunno, trovando un “traghettatore”. Non si è riusciti a trovarlo e sono stati sconfessati: ma si è cercato con generosità e lungimiranza? Perchè adesso per eleggere il segretario ci vuole comunque generosità e lungimiranza. Una conta di potere non risolverà alcun problema. Il congresso può essere utile o no a seconda di come viene impostato. Impostato bene è la medicina giusta, impostato male peggiora la situazione.pdveneto

C’è intanto l’impostazione politica. Saremo capaci (saranno capaci i leader territoriali) di proporre al voto congressuale vere alternative politiche e non cordate di piccolo potere? Perchè alla fine in una grande regione come il Veneto le alternative sarebbero due: tra chi pensa che il rinnovamento portato da Renzi vada sulla strada giusta e vuole sostenerlo con capacità creativa anche nel territorio (essere credibili nel voler fare in Veneto ciò che Renzi sta facendo a Roma), e chi invece pensa che Renzi stia sbagliando molto e costruisce una proposta capace di interessare fasce più tradizionali di elettori che si stanno allontando. Certo, ci sono poi tante sfumature ma la sostanza è questa: proseguire o cambiare strada. Un dovere particolare spetta ai “renziani” veneti. Che hanno avuto la responsabilità di guidare il partito, sia pure dentro una gestione unitaria, senza riuscire a fare sostanzialmente nulla per realizzare un nuovo partito territoriale all’altezza della sfida di Renzi. Che sono rimasti troppo prigionieri di una visione angusta su chi fosse il più renziano di tutti, su chi avesse i migliori rapporti con Lotti o con Boschi, ecc. tutte cose che come è noto non contribuiscono a far crescere davvero gruppi dirigenti nuovi. Non c’è spazio per frammentazioni personalistiche. La proposta del mondo renziano per essere credibile deve essere una.

C’è la personalità che dovrà essere proposta per fare il Segretario e che gli elettori sceglieranno. Io mi auguro per quello che ho detto che siano due e non un folto gruppo. Che siano appunto personalità, con le loro appartenenze ma con le loro indipendenze. Non megafono dei capataz romani ma megafono del Veneto a Roma. Capaci per autorevolezza personale di ricompattare poi il partito dopo il congresso.

C’è il progetto. Mi auguro che chi deciderà di candidarsi ci presenti non qualche generico elenco di buone intenzioni ma un programma preciso di cose da fare, con un timing altrettanto preciso. Ci sono le scadenze politiche esterne a partire dal referendum costituzionale che nel Veneto non sarà una passeggiata, ma poi c’è quel che si vuol fare perché il PD veneto abbia un senso per gli elettori: come impostare un lavoro molto allargato a competenze anche esterne per proporre una visione ed un progetto per il Veneto, alternativo alle banalità zaiane (banalità che però piacciono), come organizzare nel territorio un partito capace di accogliere le novità con cui si esprime e si aggrega la società (la rete è importante? Si abbia un progetto preciso per utilizzare queste potenzialità al posto di disordinati Twitter spontaneistici), come accrescere le potenzialità dei nostri militanti con forti e stabili processi formativi.

Una squadra che sia credibile. Non per il perfetto bilanciamento delle appartenenze e delle aspirazioni ma per capacità di produrre lavoro politico. Dove agli incarichi corrispondano davvero competenze, capacità lavorative, risultati. E dove chi alla prova si dimostra incapace di fare sia messo da parte.

Cose in sé semplici e senza troppe pretese. Ma è partendo dalle cose semplici che ci si rende capaci di fare le cose difficili.

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1 commento

  1. Sabrina Di Napoli
    14 aprile 2016

    Interessante, proprio ieri aggirandomi inun negozio di scarpe di tutti i generi e prezzi pensavo che il Renzismo, inteso come cambiamento nel PD, lo volevamo un po’ tutti. Poi però il cambiamento può pure deludere. La Cgil in piazza era l’elemento che Renzi doveva evitare, Renzi poteva unire le ragioni di una storia di ideologia con il fattore “cool” dei partiti di opinione – unirli, non dividerli. Questa è una colpa, come si unisce senza dividere? Talvolta dando voce pure all’ovvietà. Prendiamo ad esempio il lavoro pubblico. Accanto a fedeli servitori dello Stato (e sottoinsiemi pubblici) c’è una pletora di nullafacenti che sono un insulto a tanti lavoratori del privato che hanno dato e perso il loro lavoro per via dei destini delle loro aziende private. Questi, i fannulloni, gli incapaci , gli imboscati non vanno salvati. Eppure, vorrei capire rispetto a questo dove sta il pd. Non lo so mica, io. E per il Veneto è importante, sapete perchè? Beh, leggetevi i dati della disoccupazione sul territorio, in particolare nel padovano. Poi ci facciamo una riflessione. La riforma del lavoro ha spaccato la società in una casta pubblica e un gruppo di sottoprecari a vita nominativamente dipendenti a tempo indeterminato, su strade parallele che non si incontreranno mai se non si farà qualcosa. Dove è il pd su questo? solo per dirne una.


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