L’autonomia da esercitare e l’inutile referendum

Pubblicato il 23 maggio 2016, da Veneto e Nordest

Venezie Post, 23 maggio 2016

Di problemi seri come Veneto ne abbiamo molti. Che richiederebbero per la loro soluzione impegno e sforzi convergenti di tutte le classi dirigenti. Rinvio al Rapporto Nord Est 2016 per una seria agenda delle cose su cui concentrarci.

Temo invece che perderemo tanto tempo del dibattito pubblico a parlare dell’inutile referendum sull’autonomia: perché e come votare, se è possibile farlo in contemporanea con quello sulla riforma costituzionale, ecc.

Troppo tranchant il termine inutile? Può darsi che io semplifichi, ma ammettiamo pure che partecipi una quota importante dell’elettorato veneto, che sia pressochè unanime la risposta alla domanda “volete più autonomia per il Veneto?” (difficile votare no), il giorno dopo a che punto saremo? Esattamente dove siamo oggi. Il Governo direbbe:” Eccomi qui, il tavolo delle trattative secondo ciò che prevede la Costituzione è da sempre aperto”. Nulla di nuovo si aggiungerebbe.

Il vero fatto nuovo invece che si dovrebbe cavalcare fino in fondo è che il Governo, a differenza del passato, abbia accettato una trattativa senza preclusioni pregiudiziali che non siano i limiti posti dalla Costituzione, quella in vigore e quella che mi auguro entri in vigore dopo il referendum costituzionale.

Bisognerebbe sedersi a quel tavolo non solo con le idee chiare, spero che Zaia le abbia, supportato anche da illustri accademici, ma anche possibilmente con un patrimonio di buone pratiche sulla riorganizzazione della gestione dei poteri regionali e locali. Qui siamo invece purtroppo a zero. A Roma andiamo in enorme ritardo nella gestione di autoriforme che dovrebbero accompagnare le novità legislative introdotte a Roma. Come utilizzare la realtà della città metropolitana di Venezia, con quei confini città metropolitana per modo di dire, superandola e completandola con una gestione concordata dell’area centrale veneta, come riorganizzare il territorio regionale alla luce della novità del superamento delle province con la realizzazione di nuove “aree vaste”, che dovrebbero essere destinatarie di funzioni chiare da parte di una regione che voglia uscire da un pesante accentramento burocratico, come sostenere con energia e decisione processi di fusione dei comuni, che ormai sono maturi nella coscienza civica degli elettori e nella consapevolezza degli amministratori locali che sanno che occorrono dimensioni territoriali più ampie per offrire servizi efficienti. Sul territorio molto si muove, nei Palazzi regionali pochino. Este va al voto, e si sarebbe potuto votare con fusione fatta con Ospedaletto se la Regione fosse stata più sollecita. Nel Camposampierese sta maturando (con comprensibili difficoltà e dubbi) l’idea di far evolvere l’ottima Unione dei Comuni in una vera e propria città. Idea formidabile, innovativa, moderna che dovrebbe trovare nella regione un interlocutore entusiasta, pronta a sostenerla nei modi possibili e facendone un caso nazionale.zaiarenzi

Se ci fossero questi processi attivi si avrebbe più forza nella trattativa con Roma, molto di più della forza che darebbe un referendum ad esito scontato, anche per affrontare la parte più delicata che è quella fiscale, per la quale non servono proclami populistici che lasciano il tempo che trovano.

E, a conclusione di una seria trattativa, avrebbe senso chiedere il parere ai Veneti sui risultati concreti più che su generiche aspirazioni.

Perchè poi sullo sfondo c’è una grande questione. Come si colloca il Veneto nel nuovo scacchiere globale? La narrazione del Nord Est è stata una efficace chiave interpretativa, che ha dato maggiore coscienza di sé al Veneto, ma non è riuscita a maturare in un progetto politico, anche per un certo localismo delle confinanti regioni a statuto speciale. Ma il mondo è cambiato e bisogna fare un salto di scale. Ne hanno già parlato su queste colonne Giancarlo Corò, Luca Vignaga, Cesare De Michelis

con accenti diversi ma guardando ai possibili intrecci con la Lombardia. LoVe con gli acronimi di moda, Lombardo Veneto con la pesantezza della storia, fatto sta che è un’area con una indubbia metropoli, forse l’unica italiana in grado di reggere il confronto a livello europeo, ed una rete di città medie ad alta qualità della vita e capacità innovativa che supportano un apparato produttivo e di servizi certamente competitivo a livello globale. Suggestioni che per tradursi in risorse concrete richiedono un duro lavoro culturale, politico, istituzionale. Sarebbero energie ben riposte, piuttosto che disperderle in referendum inutili.

 

 

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