Referendum: una buona battaglia ma occorrono buoni argomenti

Pubblicato il 12 maggio 2016, da Politica Italiana

L’ultima direzione nazionale del PD è passata un po’ sotto silenzio, non fosse per la inutile polemica che Boschi ha voluto aprire nei confronti di Gianni Cuperlo. Chi sostiene le ragioni del no si trova con casa Pound (regalando grande visibilità a questo gruppetto di nazifascisti). Tocca al Ministro accettare le critiche e rispondere nel merito, non con battute. Perché il problema è che sono tanti, ma davvero tanti, gli elettori PD che stanno pensando di votare no. Se c’è chi negli organi del partito porta questo dato pur sostenendo le ragioni del voto positivo, non va visto come un nemico.

Di questo Renzi si rende perfettamente conto. Sa che ha davanti un periodo difficile e decisivo per il futuro, non tanto suo ma del fronte riformatore del paese.

Intanto c’è il contesto internazionale. Una economia ancora affaticata, con i riflessi sulla occupazione, un’Europa in grande difficoltà a reagire, sull’economia e sulla vicenda profughi che sta paralizzando i governi, che a volte sembrano spaventati più degli elettori. Qui bisogna riconoscere che Renzi sta facendo un lavoro eccellente. Varrebbe la pena di riascoltare il suo intervento di Firenze a “The State of the Union 2016” per ascoltare una visione davvero importante che viene proposta dall’Italia (a proposito: quando i collaboratori del presidente del Consiglio capiranno che va bene i social, lo streaming, ecc. ma sarebbe bene che almeno i discorsi più importanti del Capo del Governo fossero disponibili in un testo scritto?).renzifirenze

Poi c’è la tornata amministrativa. Non è cosa da poco. Vanno al voto le quattro principali realtà metropolitane (Roma, Milano, Torino, Napoli ) più Bologna. Ci sono in complesso 7 capoluoghi di regione, tredici città con più di 100.000 abitanti, 25 capoluoghi di provincia, 1.342 comuni. Renzi Presidente del Consiglio può cavarsela dicendo che il voto è amministrativo e non riguarda il governo. Ma Renzi Segretario del PD sa benissimo che un voto così allargato è un voto comunque politico e sa anche che il voto potrà andare benino o bene ma se a Roma vincono i 5 stelle quella sarà la notizia conosciuta a livello planetario. Potrebbe essere il contrario del voto inglese dove la vittoria londinese copre il pessimo risultato scozzese.

Poi c’è il referendum costituzionale. Non sbaglia affatto Renzi a dire che una sconfitta al referendum avrebbe il significato di una sua sconfitta, perché le riforme costituzionali fanno parte del programma di governo, ne sono parte essenziale. Gli errori (da correggere fin che si può) sono altri semmai. Pensare che il referendum fosse una passeggiata, che avere molti nemici potesse aiutare, un certo disprezzo superficiale per le opinioni contrarie all’interno del PD, che ora basti impostare tutto ancora una volta con la retorica del vecchio contro il nuovo (la battuta del pur bravo Vassallo sul fatto che gli oltre 50 costituzionalisti critici sono dei vecchi signori non è tra le più felici), oppure presentare argomenti del tutto populisti per sconfiggere il populismo: il numero dei parlamentari, i costi della politica, ecc., l’aver poi presentato una buona manutenzione della Costituzione come una svolta enfaticamente epocale.

Neppure sono troppo da temere le rancorose dichiarazioni di qualche cattolico clericale molto poco rappresentativo che minaccia sabotaggi al referendum, pensa più alle proprie prospettive politiche, probabilmente.  Molto più importante l’editoriale positivo di Civiltà Cattolica civiltacattolicaref, anche se non vanno sottovalutate le prese di posizioni critiche (che riguardano però più il metodo) di vescovi molto aperti come mons. Galantino e Mons Forte.

Non basta perché sta crescendo nell’opinione pubblica un dubbio e si sta coagulando un ampio fronte di contrari. Quelli per i quali i contenuti non contano nulla, ma conta l’occasione per sconfiggere Renzi e la sua leadership e quelli invece che sono attenti al merito, a cui più che slogan servono buoni argomenti. I tifosi di qui e di là sono schierati e a quelli non si farà cambiare opinione. Ma c’è una larga platea di opinione pubblica che deciderà in base a buoni argomenti offerti. Siccome i buoni argomenti ci sono (ad esempio quelli ultimamente offerti dal prof. Bin http://www.astrid-online.it/static/upload/sull/sulla-riforma-costituzionale.pdf) occorre utilizzarli fino in fondo Poi certo serve anche la brillantezza della polemica, le battute, i tweet, ecc. Ma stiamo parlando della Costituzione. Occorre vincere, ma occorre anche convincere, per il futuro.

Anche la vicenda dei Comitati per il sì è stata avviata molto male. Sembra che per molti dirigenti il problema fosse mettersi in prima fila, occupar il posto, senza poi far niente come attività. E non so che effetto potrà avere l’appello ai banchini o banchetti che siano, quando sul territorio troppo spesso l’azione del partito a guida renziana è stata di lavorare per escludere più che per includere.

Ci vuole entusiasmo e convinzione. Bisogna crearli perché non vengono automaticamente. La rottamazione c’è stata, è stata gradita, ma poi vengono anche i problemi. La faticosa ricerca del sostituto della Guidi dimostra che poi nuovi autorevoli personalità politiche non è che siano nate.

Perciò occorre che Renzi dia seguito alle parole dell’ultima direzione: smetta di vedere solo gufi in chi ha qualche osservazione critica e veda di lavorare seriamente per riunificare il partito attorno al progetto riformatore. Solo così potremo vincere: una vittoria non solo numerica ma politica.

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