Due belle storie, pensando ai ballottaggi

Pubblicato il 16 giugno 2016, da Pd e dintorni

In attesa dei risultati dei ballottaggi, incrociando le dita e ringraziando che sta lavorando per il successo dei candidati di centrosinistra, faccio un po’ di memoria storica. Con episodi che qualche insegnamento ce lo danno anche per l’oggi.

Qualche giorno fa abbiamo festeggiato il cinquantesimo della fondazione del Circolo il Ponte. Nato a Padova, al Bassanello, per volontà di un gruppo di comunisti, in particolare Andrea Redetti, medico stimatissimo, antifascista deportato a Mauthausen, e Armando Boaretto, fabbro. L’idea era quella di andare oltre l’ambito tradizionale in cui era insediato il PCI ed oltre la tradizionale attività di propaganda che veniva svolta generosamente dai militanti con il tesseramento, la distribuzione domenicale dell’Unità, il porta a porta dei pezzi di propaganda, ecc. Si trattava di offrire uno spazio di confronto e dibattito anche con “l’altra parte”. Non tanto la DC (il compromesso storica era di là da venire) ma con quegli ambienti cattolici che votavano DC ma che erano aperti sulla questione sociale, avevano subito le sollecitazioni del Concilio Vaticano, oppure con gli altri partiti della sinistra, come il PSI, nonostante si stesse avviando l’esperienza del centrosinistra. Il Ponte, non solo perché il Bassanello era terra di acque e di ponti, ma anche perché bisognava costruire ponti tra culture diverse.

Gigliola Valandro

Gigliola Valandro

Così nacque un luogo importante di dibattito, culturale prima che politico. Lo dimostrano i temi affrontati, di politica estera, dalla Grecia, al Mercato comune, alla questione Cecoslovacca, di cultura con la presentazione di libri, incontri su cristianesimo e marxismo, la Pacem in terris, l’economia, la scuola, ecc. In una sede riattata con il lavoro materiale di tanti militanti. Seminando qualcosa che è durato nel tempo e che più tardi avrebbe dato sostegno all’ipotesi dell’Ulivo e poi del PD. Camminando sulle gambe di una militanza solida, convinta che ad una idea di una società più giusta si potesse dedicare tutto un pezzo di vita. Ed infatti Armando Boaretto, ultraottantenne è ancora una delle colonne del circolo e il nipote Enrico è diventato responsabile dei giovani democratici padovani.

Armando Boaretto, oggi

Armando Boaretto, oggi

Altro episodio, molto più lontano nel tempo. Siamo nel 1947. I partiti si stanno preparando alla grande battaglia politica del 1948, dopo la prova delle elezioni per la costituente. Gigliola Valandro diventa la responsabile provinciale delle donne padovane. E’ stata una staffetta partigiana (come Tina Anselmi) dedicandosi in particolare all’assistenza ai partigiani imprigionati e torturati a Palazzo Giusti. Il voto alle donne libera la grande energia politica del mondo femminile, che fu poi decisivo per l’affermazione della DC. Ma lo scontro è vivace all’interno dei partiti. Valandro incita le attiviste del Movimento femminile a difendere le posizioni al congresso provinciale, in previsioni delel candidature alle elezioni del 1948. Così scrive alle delegate: “nessuna che sia delegata con diritto di voto deve mancare (cercheranno in genere di lasciare a casa le donne), chi vota non si lasci fare imposizioni dai signori uomini”. Non c’è dubbio che il successo della DC nel 1948 fu dovuto alla mobilitazione capillare delle strutture della Chiesa cattolica, ma non fu un regalo, fu il frutto di un duro lavoro di presenza organizzativa e politica. Ecco il testo di una lettera che Gigliola Valandro scrive al parroco di Solesino che ne aveva chiesto la presenza per una iniziativa: “domenica mattina noi partiremo in 4 per S. Elena, Granze, Barbona Lusia dove siamo aspettate per la riunione delle donne dopo la Messa prima. Io in particolare parlerò alle donne alle 7,30. Poiché S. Elena è abbastanza vicina a Solesino Lei mi potrebbe mandare a prendere con un mezzo celere (anche un barroccino!) ed alle ore 8,45 io potrei essere nella sua parrocchia per l’adunanza”. Per la cronaca poi Gigliola Valandro fu eletta deputata alle elezioni del 48.

Altro mondo, altra società in queste storie. Però emergono due qualità che servirebbero anche oggi: la costanza del lavoro, la capacità di seminare in profondità, il senso di un impegno che attraversa la vita, non si fa scoraggiare, che corrisponde ad un moto intimo della coscienza.

Ieri sera vedendo un pezzettino del confronto tra Giachetti e la Raggi su Sky 24, impostata con la formula del contraddittorio con risposte di 90 secondi ascoltavo sconfortato, sia pur tifoso di Giachetti. Ma con queste formule di dibattito quale passione può nascere nel cuore della gente? La passione del tifoso, appunto. Che parteggia per la migliore battuta. E la riflessione sul destino di una grande città, della capitale d’Italia? Per quella non c’è spazio.

 

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