Bitonci, paure e insicurezze

Pubblicato il 3 luglio 2016, da Realtà padovana

Ci sarebbero avvenimenti più drammatici da commentare ma restiamo nel piccolo ambito padovano, sulle cronache bitonciane. Qui ci vorrebbe la penna e la competenza di Adina Boschetti per tratteggiare un profilo psicologico del Signor Sindaco Massimo Bitonci. Delle paure che sfrutta per nascondere le proprie paure, della insicurezza che nasconde dietro atteggiamenti padronali. Ipse dixit “il comune è una caserma io sono il generale, gli altri devono solo obbedire”.
L’infantile pretesa di impedire l’accesso del Comune ai giornalisti, se non convocati appositamente dal padre padrone Bitonci evidenzia solo insicurezza e paura nel confronto democratico, nell’informazione indipendente ai cittadini. Si trova bene solo tra i sottoposti ossequiosi o tra i fans faziosi.
Perché questo ultimo è solo un episodio di una lunga fila di atteggiamenti, a partire dall’idea che i cittadini per entrare in comune debbano essere identificati, adducendo improbabili motivi di ordine pubblico. Il comune è rimasto sempre aperto, senza nessun filtro, quando per Padova circolavano veri bombaroli e sprangatori rossi e neri. Non avevamo paura, ci bastava la fiducia del popolo. Disse Bitonci che del resto anche nei ministeri romani per entrare bisogna farsi identificare. Appunto , il Comune non è un ministero romano, è la casa di tutti i cittadini, che lo dimentichi un leghista è davvero singolare.

Autore Elio Armano

Autore Elio Armano

Poi la pretesa che in città non si discuta di argomenti non graditi al sindaco. Il Comune come Signoria personale: solo menestrelli graditi, per gli altri il silenzio impedendo ed ostacolando l’uso degli spazi pubblici. Una sorta di censura preventiva naturalmente ridicola nella moderna società. Comunque sfruttando i poteri del comune per impedire un libero dibattito. Provate ad andare a vedere le nuove tariffe per l’uso delle sale comunali. Prezzi spropositati per scoraggiare il dibattito pubblico, impedire che chi non ha potere e denaro possa trovare i luoghi per crescere insieme, per presentare idee, giudizi punti di vista.
Poi l’uso costante dell’insulto per chi non gli è fedele. Se è nel suo campo politico l’isolamento, l’intimidazione, il ritiro di deleghe. Se sono avversari all’ insulto si aggiungono patetiche querele, a spese del Comune. È capitato anche a me l’insulto (per modo di dire e comunque senza querela): avendo presentato alcuni dati oggettivi sulle spese del comune di Cittadella ai tempi della sua sindacatura mi sono beccato del “pensionato d’oro e compagno di merende di Zanonato e Rossi”. Che in senso proprio sono delle verità, infatti ricevo un vitalizio che sarà lo stesso che prenderà lui alla mia età e in effetti con Flavio e Ivo ci siamo trovati anche per qualche amicale convivio. Se per merende invece intendeva un’altra cosa qui entriamo in un campo in cui mi inchino alla sua esperienza. Come quando sua moglie fu assunta in un ente pubblico amministrato da suoi famigli.
Un sindaco ha il dovere di amministrare bene i beni pubblici. Per farlo bene dovrebbe anche essere un momento unificante per la città. Pur nella diversità di idee e progetti il perno di una partecipazione democratica basata sul rispetto di tutti e sul servizio a tutti.
Comunque stiamo attenti: viviamo in una fase storica in cui ciò che poteva essere rifiutato da tutti perché in contrasto con principi elementari di convivenza democratica viene da una parte sensibile di cittadini accettato per indifferenza o complicità. Pensiamo ai risultati di Abano dove viene eletto sia pure con esiguo margine un Sindaco del quale a tutti era noto fin dai tempi del l’esercizio della sindacatura a Montegrotto la pratica di sfruttare il potere comunale per costruire cricche affaristiche.
Perciò al dovere di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su queste gravi violazioni di una corretta vita democratica occorre accompagnare la costruzione dell’altra Padova possibile e convincente. Basata su una convivenza civile, su una vitalità democratica che affascini i cittadini, su una città aperta rispettosa di tutti, in cui si superino le paure non alimentando odio ma offrendo a tutti ragionevoli sicurezze. È un lavoro difficile è faticoso. Ma è un dover compierlo. Non farlo è un delitto contro la democrazia

 

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • RSS
  • Pinterest
  • Add to favorites
  • Print
  • Email

Tags: , , , ,

Scrivi un commento


reflection papers examples.